Cammini per strada con lo sguardo fisso sul telefonino? Sei talmente concentrato sul display che non ti accorgi dello sbarco alieno proprio di fianco a te? Sei uno “smombie”. Ecco cosa sei nel vocabolario Treccani. Il nuovo termine è stato coniato apposta per definire una nuova generazione di umani: quella che sbatte contro i lampioni perché non riesce a staccare lo sguardo dal proprio dispositivo. E per rendere l’idea di questa tipologia di persona tecnologicamente avanzata si è scelta la crasi fra due parole: “zombie” e “smartphone”.
Il neologismo in realtà ha già qualche anno. È nato in Germania nel 2008. Ma solo nel 2015 è diventato un termine così popolare in quel Paese da conquistare il titolo di “parola dell’anno per il linguaggio giovanile”. Un riconoscimento mica da poco, visto che è arrivato dall’autorevole dizionario di tedesco pubblicato da Langenscheidt. Un’istituzione, nata nel 1856 a Berlino. Il lemma smombie si è così diffuso che ormai esistono molte testimonianze del suo uso, anche in Italia. Ma partiamo dalla definizione che si legge su Treccani online: “Chi cammina per strada senza alzare lo sguardo dallo smartphone, rischiando di inciampare, scontrarsi con altre persone, attraversare la strada in modo pericoloso”.
In Italia il termine è stato usato ripetutamente, soprattutto nel giornalismo. Nelle corrispondenze estere di Repubblica nel 2018 compare questa frase: “Li chiamano “smombie”, gli zombie dello smartphone. Un esercito di morti viventi, per lo più giovani o giovanissimi, che camminano per strada ipnotizzati dal loro cellulare. Un’emergenza vera in Corea del Sud, dove la dipendenza da uno schermo è più forte”.
Il Corriere della Sera nel 2019 spiega: “Il 38% degli smombie britannici ha detto di essersi scontrato con un suo simile. Chissà che l’incrocio di sguardi li abbia distolti dallo smartphone per qualche secondo”. E Wired nel 2021 racconta: “Nel 2014 a Chongqing, in Cina, e nel 2015 ad Anversa, in Belgio, sono comparse le prime corsie per gli smombie, ossia gli schiavi dello smartphone”.
Insomma: questo comportamento è diventato sempre di più un fenomeno sociale, tanto che si sentiva l’esigenza di un termine (breve) per descriverlo. Una curiosità: la problematica non è solo cosa italiana. In Giappone gli smombie sono chiamati arukisumaho e nella città di Yamato, a 30 chilometri da Tokio, il sindaco ha fatto affiggere dei manifesti con il divieto di camminare guardando il telefonino per evitare continui scontri sui marciapiedi. Così come segnali stradali di questo tipo sono apparsi a Seul in Corea del Sud.
E in Italia? Forse tutti non sanno che a Trieste una sentenza del tribunale ha sancito così: “Il pedone che attraversa deve attenersi alle regole del Codice come qualsiasi altro utente della strada, ciclista, motociclista o automobilista che sia, compreso il divieto di usare il cellulare”.
Accogliere gli smombie nella grande famiglia della lingua italiana è un tassello del nuovo, rivoluzionario corso di Treccani. La nuova edizione del vocabolario Treccani ha riconosciuto molti neologismi quali “distanziamento sociale”, “lockdown” e “smart-working”. Ma si è fatto promotore di inclusività e parità di genere, accogliendo parole come architetta, medica, arbitra e soldata. Diciamoci la verità: se si osservano certe scene dei film di George Romero con gli zombie che camminano per le strade senza meta e li si immagina a fissare lo smartphone, l’effetto non è molto diverso. Infatti, per trovare la definizione giusta si è attinto alla cultura dei morti viventi della tradizione vudù portata alla celebrità dal grande schermo.