L’elemento di rottura è la prima donna presidente del Consiglio. A parte questo, però, il governo di Giorgia Meloni non presenta novità, anzi. Nel guardare la squadra dei ministri “di alto profilo”, come li ha definiti la neo-premier, sembra di tornare indietro di oltre un decennio. Sono ben 11, infatti, gli esponenti dell’esecutivo che ha giurato al Quirinale che fecero parte dell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi. Fu il quarto guidato dal leader di Forza Italia, che giurò l’8 maggio 2011. C’era la stessa Meloni, che allora era responsabile del ministero della Gioventù. C’era Raffaele Fitto, ministro alla Regioni e Coesione, attuale titolare di Affari Ue, Pnrr e Coesione. C’erano pure Anna Maria Bernini, che allora guidava le Politiche Ue e ora è responsabile dell’Università, e Roberto Calderoli che era ministro delle Riforme ora sarà titolare di Affari regionali e Autonomie.
Quattro esponenti del governo Meloni erano quindi già nell’ultima squadra scelta da Berlusconi. Ma l’allora premier aveva scelto per completare il suo esecutivo anche altri nomi che oggi sono diventati ministri. Guido Crosetto era sottosegretario alla Difesa (con ministro l’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa). Adesso è il titolare del dicastero. Promozione anche per Daniela Santanchè da sottosegretario all’Attuazione del programma a ministro del Turismo. Mentre Elisabetta Casellati era sottosegretario alla Giustizia, quel ministero che Berlusconi desiderava proprio affidarle oggi. È diventata invece ministro delle Riforme. Adolfo Urso da sottosegretario all’Economia con delega per il commercio internazionale si occuperà dell’ex-Mise, ovvero Imprese e Made in Italy. E ancora Nello Musumeci che da sottosegretario al Lavoro diventa ministro del Mare e del Sud. Eugenia Roccella ai tempi del governo Berlusconi si occupava di Politiche sociali come sottosegretario al Lavoro ed ora sarà titolare del ministro della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità. Infine il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che nell’ultimo governo guidato da Forza Italia era sottosegretario al ministero dell’Interno.
Questo senza considerare quanti, come Salvini e Giorgetti, sono già stati ministri in altri governi precedenti. Altri volti noti di vecchi governi di centrodestra (e non) potrebbe poi rientrare nella squadra dei sottosegretari. D’altronde, Meloni ha già pescato parecchi ministri tra i parlamentari: 9 sono senatori e altri 7 deputati. Una scelta che potrebbe anche comportare un rischio nella tenuta della maggioranza a Palazzo Madama. Nulla di nuovo, quindi, nelle scelte della neo-premier. E lo dimostra anche l’età anagrafica del nuovo governo. Fa eccezione proprio la nuova presidente del Consiglio, con i suoi 45 anni. Ma gli unici che come lei non sono ancora arrivati ai 50 anni sono Matteo Salvini, 49 anni, e Alessandra Locatelli con 46. L’età degli altri componenti del nuovo Cdm però è molto più alta: ci sono dieci ministri che hanno più di 50 anni e ben 12 che superano i sessanta.
Si è ridotto anche il numero delle donne presenti tra i ministri: erano 7 su 23 nel governo Draghi, sono 6 su 24 (Calderone, Bernini, Santanché, Roccella, Casellati, Locatelli) quelle volute da Giorgia Meloni. In pratica, solamente un quarto. Infine, la presidente del Consiglio ha formato un esecutivo “settentrionale“: ben 15 ministri vengono da Regioni del Nord, tra i quali 5 lombardi (Salvini, Giorgetti, Locatelli, Calderoli, Valditara). Meloni è romana doc, dal “suo” Lazio ha pescato Tajani, Lollobrigida, Abodi e Schillaci. Per il Sud però restano solo 5 posti, quelli affidati a Musumeci, Sangiuliano, Piantedosi, Calderone e Fitto. È pugliese anche il Alfredo Mantovano, che sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio.