Fiorentina–Inter è stata una delle partite più spettacolari viste nel corso di questo campionato, ma si discuterà a molto dell’episodio che vede coinvolti Bonaventura e Di Marco, al 30esimo minuto del primo tempo. L’Inter è in vantaggio di 2 a 0 e sembra in totale controllo della partita, ma nell’area nerazzurra il centrocampista viola si avventa su un cross, cade in maniera poco naturale e si tiene subito il ginocchio. Sembra un particolare di poco conto, ma in realtà non lo è, dal momento che Valeri viene richiamato dal Var.
Facciamo un passo indietro e analizziamo gli elementi che fanno propendere per una decisione tecnica e per una decisione disciplinare. In questo caso, dal punto di vista “tecnico” non ci sono dubbi. Il contatto c’è e ci sono tutti gli elementi per il calcio di rigore: velocità e impatto. Nessun dubbio, strano anzi che Valeri non se ne sia accorto in diretta data anche l’altezza del piede di Di Marco e il suo “taglio”. Essendo in ritardo, l’esterno interista prende anche la rincorsa: non è in marcatura del centrocampista fiorentino – sarebbe stato più semplice valutare – ma “lo va a prendere”, attirando su di sé l’attenzione. A giustificazione di un arbitro in campo (e non al monitor o davanti alla Tv) c’è da dire che non ci si aspetta quel tipo di intervento che per il momento definiremo “scomposto”.
L’intervento rientra in una casistica piuttosto rara. Qui infatti passiamo al provvedimento disciplinare. Non si tratta di chiara occasione da rete (DOGSO), e nemmeno di azione promettente (SPA), quindi in questo caso non c’è da distinguere tra intervento genuino e non genuino (spinta). Faccio questa premessa proprio per sgombrare il campo dal dubbio. C’è da valutare se l’intervento è negligente (nessun provvedimento), imprudente (giallo) o se siamo di fronte ad una “vigoria sproporzionata”.
Ci sono degli elementi che possono far propendere per una decisione piuttosto che per un’altra, mi sembra evidente però che non possiamo parlare in nessun caso di negligenza, quindi di un fallo senza conseguenze disciplinari. Il confine tra imprudenza e vigoria sproporzionata è piuttosto labile, il famoso “cartellino arancione” che non ha nessun senso di esistere ma che viene spesso citato in Tv. C’è da prendere una decisione. È imprudente – regolamento alla mano – un intervento in cui un calciatore agisce con noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario.
Si tratta, invece, di vigoria sproporzionata quando il calciatore eccede nell’uso della forza necessaria e mette in pericolo l’incolumità di un avversario. Nel caso di Di Marco propendo per questa seconda distinzione e torniamo agli elementi di cui sopra: velocità, impatto e aggiungiamo punto di impatto, tacchetti esposti, torsione del ginocchio. Su questo ultimo punto le immagini televisivi sono inequivocabili. Il fallo di Di Marco è da cartellino rosso, e lo sarebbe stato – paradossalmente – anche se il pallone calciato da Bonaventura fosse finito in rete.