La prima presidente del Consiglio donna della politica italiana per le comunicazioni ufficiali userà i pronomi maschili per indicare la sua carica. Giorgia Meloni quindi, sarà indicata da Palazzo Chigi come “il presidente” e non come “la presidente”. Una scelta, quella della leader Fdi, in linea con quanto fatto finora al vertice di Fratelli d’Italia. Finora la decisione era stata a discrezione delle politiche nominate: la dem Laura Boldrini ha rivendicato l’uso del femminile da presidente della Camera, mentre la forzista Elisabetta Casellati da presidente di Palazzo Madama si è sempre fatta chiamare al maschile.
Il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, interpellato nei giorni scorsi dall’agenzia Adnkronos, ha specificato che “è giusto dire la presidente, la premier, la prima ministra”. Ma ha anche precisato che non è un obbligo: “Chi usa questi femminili accetta un processo storico ormai ben avviato”. La lingua italiana, però, non obbliga a utilizzare il femminile per riferirsi a cariche ricoperte da donne. “Chi preferisce le forme tradizionali maschili ha comunque diritto di farlo”. Ad esempio, Giorgio Napolitano si riferiva a Boldrini, all’epoca presidente della Camera, utilizzando il maschile. Si tratta quindi di una preferenza e non di un errore grammaticale, ha continuato Marazzini dicendo che la scelta può essere “dettata dall’appartenenza anagrafica a una diversa generazione, o da una cosciente scelta ideologica“.
Già nel 1987, come ricorda Repubblica, le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, pubblicazione di Alma Sabatini per la presidenza del Consiglio, suggerivano di seguire una regola chiara: usare il femminile per le cariche istituzionali ricoperte da donne.