Ha accettato l’incarico da Mattarella senza riserve come lo stilista Giorgio Armani ha accettato senza riserve di vestire la neo/premier. Eccola Giorgia Meloni il 21 ottobre in completo pantaloni e giacca in un rigoroso blu ministeriale, dalle linee morbide, scivolate sul corpo e camicia ton sur ton. Il 22 ottobre in tailleur pantaloni, un solo interrogativo in total black o total blu notte? Con un unico tocco di colore, un bracciale in pizzo macramé con i colori del Tricolore.
Scelta opposta, cromaticamente parlando, per Maria Elisabetta Alberti Casellati e Alessandra Locatelli, in total white da spot pubblicitario lava più bianco. Camicia bianca setosa con lungo nastro sciolto su tailleur pantaloni bluette gessato per Daniela Santanché. Che cosa ti sei messa addosso? Urla vendetta la mise di Francesca Verdini, che per accompagnare il nuovo ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini ha scelto un troppo corto abito coperto da uno spolverino bordeaux e sandalo con borchie. Più adatto per andare in discoteca che per salire al Quirinale.
Mai come in questi casi l’abito fa il monaco e l’outfit da giuramento deve essere austero, rassicurante, non deve prestarsi a nessun genere di commento che poi rimbalzano come boomerang sui social (vedi certe mise da Famiglia Adams della Fascina che sono diventate il tiro a bersaglio del web). Il passo per varcare la soglia del Potere deve essere sicuro e scattante, anche su i tacchi a spillo che Giorgia indossa(va) volentieri sopra i jeans bianchi troppo attillati. Via il verde mela e l’azzurro squillante dal suo guardaroba. Da ragazza della Garbatella (e fiera di esserlo) a first lady bon chic. Il messaggio sembra essere questo: concentriamoci su quello che faccio e non su quello che indosso. Come Giorgia Meloni ha promesso un esecutivo di alto profilo (chi scrive ha qualche riserva) non poteva che affidarsi ad Armani lo stilista di alto profilo, per affidargli la sua immagine da ripulire da sbavature di stile della Giorgia ante/vittoria della destra. Un look che piacerà anche alla stampa internazionale, essendo Armani l’ambassador numero uno nel mondo del made in Italy. E Meloni ha scelto una sobria eleganza con tailleur taglio maschile scuro, scarpa bassa e camicia chiara anche il 23 ottobre, per l’avvicendamento con Mario Draghi e il suono della campanella.
A parlare invece è sempre lui, Antonio Pruno, il parrucchiere di Giorgia, più chiacchierone anche dell’addetto stampa: “L’ho pettinata due volte. Per lei sempre una linea pulita e liscia”. Al suo arrivo dietro le transenne applaudivano e gridavano Daje Giorgia!. Lei ha risposto salutando, facendo il gesto di mandare un bacio. Ecco la sua veracità.
P.S. Chi scrive ricorda il trio Meloni/Feltri/Santanchè spesso attovagliati al Baretto, la “mensa” milanese del potere che conta. La fedeltà politica adesso riscuote: Santanchè è stata nominata ministro del Turismo. E sul Corriere di oggi Feltri: “Le riconosco qualità di leader”. Mentre la guardano in cagnesco Berlusca e Salvini: proprio da una donna si sono lasciati scippare lo scettro di leadership del centrodestra. La prima femme premier è un fatto storico. Adesso B. e S. sono i suoi valletti. Anche un po’ scomodi. E ingombranti. Ne farebbe volentieri a meno.