Il governo cambia, Roberto Cingolani non si tocca. Il trait d’union tra l’esecutivo Mario Draghi e quello di Giorgia Meloni ha il volto dell’ormai ex ministro della Transizione ecologica, che sarà il nuovo consulente di Palazzo Chigi per l’energia. Anzi tecnicamente Cingolani sarà advisor per le questioni energetiche. Lo specifica lui stesso all’agenzia Adnkronos: “Non mi chiami più ministro, né consulente: sarò advisor per l’energia per Palazzo Chigi, a lavoro per superare l’inverno vista l’emergenza che ci troviamo a fronteggiare”. La notizia è emersa a margine della cerimonia della campanella che ha sancito il passaggio di consegne tra Draghi e Meloni nella sede della presidenza del consiglio e dopo il primo Consiglio dei ministri. “Il primo dossier di cui dovrà occuparsi il governo è l’energia. Cingolani sarà consulente del governo gratuitamente. Meloni ha annunciato in consiglio dei ministri che intende collaborare per favorire transizione di questo file così importante”, una collaborazione che sarà “sicuramente gratuita e nell’interesse dell’Italia”, ha annunciato il nuovo ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, alla fine del prima riunione del governo.

Cingolani non si tocca – Poco dopo ha parlato direttamente il diretto interessato, spiegando che la sua permanenza all’esecutivo è stata discussa direttamente tra l’ex presidente della Bce e la leader di Fratelli d’Italia. Il ruolo di “advisor per l’energia” per Palazzo Chigi è stato “concordato con Draghi e Meloni: occorre terminare il lavoro sul price cap e sul rigassificatore“, ha detto Cingolani, sottolineando che il suo nuovo incarico non sarà retribuito (“Lo faccio con spirito costruttivo“) e che sarà al lavoro per “mettere in sicurezza questo periodo“. Tecnicamente, l’ormai ex ministro ha spiegato che sarà “consigliere di Meloni in materia energetica. C’è da finire tutto il lavoro sul tetto al prezzo del gas, che è stato sì approvato, ma ora bisogna lavorare su termini e condizioni“. A chi gli domanda se a fine inverno il suo incarico cesserà, risponde: “Bè, io spero che l’emergenza finisca, così ho concordato. Ora lavorerò con il mio successore”. Cioè Gilberto Pichetto Fratin, nominato nuovo ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, visto che al dicastero della Transizione green è stato cambiato nome. Un cambio di denominazione che allo stato sembra essere l’unica vera novità introdotta dal nuovo governo, almeno sul fronte ambientale.

Il giallo del ministro competente – La permanenza di Cingolani al governo, tra l’altro, era stata ipotizzata più volte durante tutta la fase successiva alle elezioni. Il 4 ottobre scorso l’ex manager di Leonardo aveva avuto un faccia a faccia riservato alla Camera proprio con Meloni. Probabile a questo punto, che si sia parlato della sua consulenza. Ed è possibile che la conferma di Cingolani sia stata tra i punti discussi tra Meloni e Draghi durante l’abbondante ora di colloquio che ha preceduto la cerimonia della campanella. L’ormai ex dicastero della Transizione energetica, tra l’altro, era stato al centro di una sorta di giallo, che ha segnato l’esordio del nuovo esecutivo: quando Meloni la letto la lista dei ministri al Quirinale, infatti, ha scambiato gli incarichi dei due berlusconiani Pichetto Fratin e Paolo Zangrillo. La premier ha indicato il primo come ministro della Pubblica amministrazione e il secondo come nuovo titolare dell’Ambiente. Due ore dopo è arrivata la rettifica: nel frattempo, però, entrambi avevano già rilasciato dichiarazioni come capi del ministero sbagliato.

Lo scambio dei ministeri – La permanenza di Cingolani al governo come consulente di questioni energetiche, a questo punto, potrebbe dare un nuovo significato a un retroscena ricostruito dall’Ansa subito dopo il clamoroso scambio di ministeri: secondo fonti di Forza Italia, infatti, Meloni non avrebbe fatto alcune errore. Zangrillo, appresa la notizia di esser diventato il nuovo ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, ha telefonato a Berlusconi rinunciando all’incarico. Il senatore di Forza Italia avrebbe spiegato all’ex premier di non essere competente per quel dicastero chiedendo di essere spostato alla Pubblica Amministrazione. A quel punto al posto di Zangrillo è stato dirottato Pichetto Fratin, che invece era stato destinato alla Pubblica amministrazione.

Bonelli: “Pichetto già commissariato” – Resta un mistero il motivo per cui Zangrillo abbia dichiarato da ministro dell’Ambiente, se era intenzionato a rinunciare, sostenendo di non essere competente. Potrebbe rinunciare solo al primo Consiglio Ue per il dossier energia a Bruxelles, invece, Pichetto Fratin, al quale – dopo questo corto circuito – è toccato il ministero di Cingolani: “Domani farò il passaggio di consegne con il ministro Cingolani, poi martedì ci sarà la fiducia, io il dossier ce l’ho, vedremo se sarò a Bruxelles, ci stiamo lavorando”, dice il berlusconiano. Come dire: non è escluso che a rappresentare a Bruxelles il governo Meloni possa essere lo stesso ministro di Draghi. Un assist per Angelo Bonelli dei Verdi che twitta: “Pichetto Fratin a poco meno di 24 ore dalla sua nomina a ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica è già stato commissariato. Cingolani diventa consulente per l’energia di palazzo Chigi, l’ex ministro che diceva che la transizione ecologica è un bagno di sangue”. “Il ministro Cingolani se ne va ammettendo di aver lasciato in ginocchio famiglie e imprese italiane. Quindi, il nuovo governo annuncia di voler andare avanti esattamente sulla stessa linea. E per essere più chiaro il nuovo governo – conclude l’esponente dell’Alleanza Verdi Sinistra – ingaggia lo stesso Cingolani come consulente. Un buon inizio, davvero”, dice il responsabile nazionale economia di Sinistra italiana, Giovanni Paglia.

La transizione col freno a mano – Fisico, già direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova e poi Responsabile Tecnologie e Innovazione di Leonardo, il colosso delle aziende della Difesa italiana, Cingolani era il nome che aveva garantito l’appoggio al governo di Mario Draghi del Movimento 5 stelle. La sua nomina, infatti, era stata concordata direttamente da Beppe Grillo con l’ex presidente della Bce. Il fondatore dei 5 stelle, tra l’altro, aveva anche ottenuto il potenziamento del ministero dell’Ambiente, che si era trasformato dunque nel dicastero della Transizione energetica. Una dicitura durata meno di due anni, visto che ora il governo di centrodestra ha cancellato il concetto di transizione, puntando su quello di “sicurezza” energetica.

“Ora devo trovarmi un lavoro”- Al netto delle denominazioni, è un fatto che le posizioni di Cingolani siano entrate più volte in rotta di collisione con i 5 stelle. Il ministro che avrebbe dovuto curare la svolta green, tra l’altro, ha provocato più volte le furiose proteste dei Fridays for future ed è stato anche protagonista di botta e risposta pubblici con Greta Thunberg. Durante il suo mandato, poi, Cingolani ha attaccato gli ambientalisti definendoli “oltranzisti”, ha aperto al nucleare e si è schierato più volte contro alcune norme contenute nel pacchetto Ue sul clima. A cominciare da quelle per estendere anche ai marchi di lusso – come la Ferrari, di cui Cingolani era componente del cda fino al 2021 – l’obbligo di adeguamento al full electric entro il 2030. Posizioni che hanno portato l’ormai ex ministro a essere contestato più volte non solo dagli attivisti per il clima ma anche dagli esponenti del Movimento 5 stelle, cioè il partito che in teoria lo aveva indicato nell’esecutivo. E dire che solo il 9 settembre scorso, Cingolani aveva escluso una sua permanenza al governo: “Ho finito il mio lavoro e ho fatto quello che dovevo fare, come tecnico, con il governo Draghi. Adesso la politica e il Parlamento devono riprendere il loro predominio e io ora devo trovare un lavoro“.

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