“Valorizzare il dialogo e la diplomazia al posto delle armi”. Ma “la pace non ignori il diritto di difendersi”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo all’incontro internazionale “Il grido della pace” organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, ha chiesto agli Stati e all’Unione europea uno sforzo maggiore per arrivare a una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina. L’Europa deve essere “garante di pace”, ha detto evocando il ruolo dell’Ue dalla sua nascita in avanti. Subito dopo è intervenuto il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Che ha parlato di una pace “possibile”, aggiungendo che sarà “quella che decideranno gli ucraini”. Perché “essere neutrali vuol dire che esiste la legge del più forte”. Tra i relatori anche il presidente della Cei Matteo Zuppi che ha lanciato un allarme: “Si parla troppo di riarmo, dovremo certamente riprendere un discorso forte per evitare che l’unica logica sia quella militare, chiedere sempre che tutti i soggetti, con audacia e immaginazione, concorrano a tessere la tela della pace”.

In platea sedeva anche il neo-ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’appuntamento ufficiale è stato solo il preludio per un incontro decisamente più politico tra Mattarella e Macron che avverrà domani 24 ottobre al Quirinale, seguito da un pranzo. Nelle pieghe di questa due giorni romana del presidente francese ci sarà tempo e spazio anche per un incontro dell’ultim’ora con Giorgia Meloni.

Mattarella: “Serve il contributo di ciascuno per la pace” – “La sfida è sempre la stessa”, ha detto il capo dello Stato aprendo la serie di interventi, “realizzare con perseveranza percorsi di pace, attraverso un impegno collettivo della comunità internazionale che valorizzi il dialogo, i negoziati, il ricorso alla diplomazia in luogo delle armi”. E ancora: “Si tratta di un impegno che invoca il contributo di ciascuno affinché “il grido della pace” si diffonda con sempre nuova forza. Per questo siamo qui oggi, in tanti, da tante parti del mondo”.

In questo processo però, ha detto Mattarella, serve “una pace che non ignori il diritto a difendersi e non distolga lo sguardo dal dovere di prestare soccorso a un popolo aggredito. In Ucraina, come altrove, occorre riannodare i fili dell’umanità che la guerra spezza: vite, famiglie, legami umani e sociali. Occorre impedire che una nuova linea di “faglia” attraversi e si aggiunga alle troppe che già caratterizzano l’Europa. Per quanto ci riguarda è anzitutto una sfida in Europa e per l’Europa”.

Al tempo stesso, ha continuato il capo dello Stato, va preparato il terreno perché si arrivi alla pace. “Se vuoi la pace preparala: è stata un’esortazione più volte ripetuta nei secoli. Non può esserci contrapposizione tra mezzi e fini se si vuole la pace. Non si può giungere alla pace esaltando la guerra e la volontà di potenza. Perché la pace è integrale o non esiste. E non esiste se non è corroborata da verità e giustizia. A questi principi si sono conformate la Costituzione e i comportamenti della Repubblica. Una Costituzione frutto di una coscienza dolorosamente maturata nella ferocia devastante della seconda guerra mondiale, cui ci hanno condotto le dittature del Novecento”.

E la posta in gioco è molto alta. “La minaccia che ci troviamo ad affrontare”, ha detto Mattarella, “induce taluno a porre di fronte allo spettro di un ricorso all’arma nucleare. Sarebbe la perversa tentazione dell’escalation, della spirale di violenze che si alimentano di violenza. L’affermazione della logica dei più brutali e insensati rapporti di forza, che credevamo relegati a un oscuro passato. Dinanzi all’evocazione di scenari tanto terribili le nostre coscienze invocano la difesa di quel diritto alla pace che ci riunisce qui, oggi“. E per questo, l’Unione europea deve fare la sua parte: “Non possiamo consegnarci all’ingiustizia delle situazioni di fatto, né allo strazio di guerre “infinite”. L’Europa non può e non deve permettersi di cadere “prigioniera” della precarietà, incapace di assolvere al suo naturale ruolo di garante di pace e di stabilità nel continente e nelle aree vicine. Ne va della nostra stessa libertà e prosperità”.

La sciagurata guerra mossa dalla Russia rappresenta una sfida diretta ai valori della pace, mette ogni giorno in grave pericolo il popolo ucraino, colpisce anche il popolo russo, genera drammatiche conseguenze per il mondo intero. Quella aggressione stravolge le regole, i principi e i valori della vita internazionale. Approfondisce le divisioni nella comunità globale chiamata, invece, a trovare soluzioni cooperative urgenti a problemi comuni: le crisi sanitarie e alimentari, gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, le minacce terroristiche”.

Macron: “La pace è possibile, è quella che decideranno gli ucraini” – “Non lasciamo che la pace oggi sia catturata dal potere russo”, ha detto il capo dello Stato francese. “Oggi la pace non può essere la consacrazione della legge del più forte né il cessate il fuoco che definirebbe uno stato di fatto. Parliamo di pace, di questo grido della pace proprio nel momento in cui gli ucraini e le ucraine si battono per resistere, per difendere la loro dignità, per proteggere le loro frontiere e la loro sovranità“. Ma “la pace è possibile” ed “è quella che loro decideranno – ha detto riferendosi agli ucraini – e che rispetterà i diritti del popolo sovrano”. Secondo Macron, non tutti a Mosca sostengono le decisioni di Putin: “Non sono convinto che questa sia la guerra di tutto il popolo russo. Occorre lavorare sotto traccia, è essenziale, bisogna parlare al popolo russo, bisogna parlare alle coscienze”.

Per il presidente francese “nulla giustifica questa guerra, nulla spiega questa guerra ma se cerchiamo di comprendere… io ce l’ho messa tutta per dialogare con il presidente Putin” ma “la risposta di come siamo arrivati a questo punto io non la ho” e “non c’è nessuna risposta che possa giustificare, spiegare, legittimare alcunché”. Per Macron l’invasione russa dell’Ucraina è “frutto del nazionalismo esacerbato che si è nutrito dell’umiliazione scaturita dalla distruzione dell’impero sovietico“. La Russia “si è isolata dal resto del mondo e si è convinta che c’erano delle minacce”, ha detto ancora il presidente francese sottolineando che Mosca “si è convinta che il resto del mondo avrebbe cercato di distruggere la Russia”.

Secondo Macron, non è possibile restare neutrali. “Non potevamo rimanere al margine di quello che sta succedendo. Oggi c’è un popolo aggredito e dall’altra parte dei dirigenti che hanno deciso di attaccare, di invadere, di umiliare. Rimanere neutrali vorrebbe dire che esiste la legge del più forte. Questo io non lo condivido. Parlare di pace è parlare di ciò che colpisce le nostre società che oggi vivono il ritorno della violenza oscillando tra il ricordo delle grandi paure, della collera. Una società in cui si è sempre più soli, e questo è uno dei grandi drammi del nostro tempo”.

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