A 20 anni diceva di voler fare il ministro del Tesoro. Dopo 40 passati tra parlamento, gossip e affari corona il sogno con un dicastero non ricco ma da cui dipendono un milione e mezzo di lavoratori e 200mila aziende. Breve storia della "pitonessa" tra conti in rosso, notti in bianco e cuore nero
Sui social è un fuoco di fila contro la “regina del Twiga”. “Con lei il turismo finirà spiaggiato”. La battuta serpeggia da giorni tra i lavoratori di un comparto da un milione e mezzo di addetti, 33mila alberghi e 183mila servizi extra-alberghieri uscito a fatica dalla crisi Covid per ritrovarsi ora affidato alle cure della “pitonessa”, al secolo Daniela Garnero Santanchè. Non è la simpatia politica il problema, quanto il fatto che come imprenditrice non abbia poi dato gran prova di sé e che la designazione seppellisca sotto la sabbia un conflitto d’interessi grande come il Twiga, il celebre beach bar di Forte dei Marmi assurto a lussuosa Capalbio della destra. La proprietaria (con Briatore) ha inveito per due anni contro Mario Draghi, reo di puntare i piedi sulle gare per le concessioni demaniali cui Fratelli d’Italia ha fatto opposizione durissima, Santanchè su tutti (“ha svenduto i lidi all’Europa”). Annotazione: nell’ultimo anno la coppia patriottica del “Twiga” da 4 milioni d’incassi ha pagato 20mila euro di concessione, contribuendo meno all’Erario che al partito, cui ne ha donati 26mila. Per superare il nodo si studiano varie soluzioni, compresa quella di spacchettare le deleghe e darle a un altro ministro, magari quello del Mare.
La storia della Santanchè è già un libro (“Sono una donna, sono la santa“, Mondadori 2016) ma vale un film, di più, una serie a puntate. Potrebbe iniziare dai 22 anni, quando voleva fare il ministro del Tesoro, perché questo diceva ad Amanda Lear nella sua prima apparizione televisiva, anno 1983: trattata come elemento di colore (orgogliosamente “nero”) dello scenario parlamentare e televisivo nazionale, oggi lo diventa per davvero. Non del Tesoro però, anche perché le sue aziende come detto non brillano affatto, nonostante il ritornello del “partito del fare”, magistralmente sbeffeggiato nell’imitazione della Cortellesi (“mangio del mio mangio, bevo del mio bevo”): veleggiano tra insolvenze, pignoramenti e vertenze. In ultimo, è riuscita a fare flop pure col biologico, un settore che continua a crescere: la Ki Group Srl è invece in stato pre-fallimentare dal 25 luglio, gravata da milioni di debiti, pignoramenti e cause di lavoro di cui parleremo.
Se mettete il suo nome su Google escono 69mila risultati. La Meloni, per dire, fa 32 milioni. La Santanchè è così, la odi o la ami. L’appellativo di “pitonessa” glielo appioppò l’ex marito Paolo, noto chirurgo plastico cui deve il cognome: fu lui a svelare l’arcano alla Zanzara, spiegando che era per via di una barzelletta sconcia che lei amava raccontare (si trova in rete: “Barzelletta della Pitonessa e del Coniglio”). Gian Antonio Stella le usò la cortesia di una metafora ornitologica: “Anche le cinciallegre hanno un’anima: nera”. “Pasionaria del centro destra” è l’altra definizione, ormai logora, che pesca dal colorito repertorio di strali disseminati lungo cinque legislature. Spesso come improbabile paladina, infervorata quanto poco ascoltata, dell’emancipazione femminile: “Le donne di An hanno le palle vere, mentre gli uomini ce le hanno di velluto. Stanno zitti e prendono schiaffoni a non finire”. Poco o nessun effetto sul leader del Pdl Silvio Berlusconi, che in epoca Minetti-olgettine, tra una borda all’odiato Fini e una ai comunisti, si sentì trafiggere così dagli schermi: “italiane, non votatelo, Berusconi ci vede solo orizzontali”. Del resto gli contendeva allora la leadership come candidata premier del (defunto) partito di Storace “La Destra”. E poco importa se oggi, al Senato, la si è vista sorregge “in verticale”, sottobraccio, l’uomo che pagava le donne.
Le origini politiche della Santanchè sono legate alla storica amicizia con Ignazio La Russa che a Milano è “la destra” e le spiana la strada. E’ la sua collaboratrice personale. In quota Alleanza Nazionale fa da consulente ad Albertini a Palazzo Marino e nel 1999 diventa consigliere provinciale e consulente dell’assessorato alla Moda. Punta a scalare An che la fa eleggere due volte alla Camera, ma non riesce. Deve accontentarsi di un incarico di responsabile della Pari Opportunità che interpreta a suo modo: si ricordano il dito medio agli studenti che manifestano davanti Montecitorio, varie incandescenze televisive, dalla questione femminile e ai rapporti con l’Islam.
Da La Destra a Fratelli d’Italia
Nel 2007 fonda “La Destra” con Storace, fin dal nome in contrapposizione a quella “sbiadita” di Gianfranco Fini che condanna il fascismo, vola in Israele, non frena gli immigrati e manco abbaia all’Islam “terrorista”. Tenta di farsi eleggere premier alle politiche 2008 ma ottiene solo il 2%. Rompe con Storace e si porta via una cinquantina di dirigenti nazionali e locali come tante cartellette personali da portare in dote a Berlusconi. Il suo rientro nei ranghi avviene sottobraccio a Denis Verdini, con cui fonda il Movimento per l’Italia (Mpl) che viene giusto presentato allo Sheraton di Roma, ma non andrà mai a elezione perché confluirà definitivamente nel Pdl.
Viene così nominata “Sottosegretario di Stato per l’attuazione del programma”, una carica di prim’ordine che ottiene senza neppure esser stata eletta. Caduto Berlusconi, da non parlamentare, esce dai palazzi romani fino al 2013, anno in cui aderisce a Forza Italia. Berlusconi la nomina “responsabile della raccolta fondi del partito”, incarico che la regina del Twiga assume tanto seriamente da diventare campionessa di assenze in Parlamento: il suo indice di produttività la collocava al 623esimo posto su 630, con il 73% di assenze. Nel 2016 riprova in proprio, stavolta con “Noi repubblicani-Popolo Sovrano”. Un anno dopo molla il progetto ed entra in Fratelli d’Italia che la fa eleggere senatrice.
Gli affari che scricchiolano
Gli affari imprenditoriali, molteplici, dell’esponente di Fdi non vanno a gonfie vele. Fresca di laurea in giurisprudenza, fonda una serie di società che vanno dal marketing al biologico: delle 19 aziende in cui ha detenuto cariche come socia o amministratore ne restano in piedi solo cinque. E non vanno un granché, cosa che preoccupa non poco gli albergatori. Visibilia è la sua storica concessionaria di pubblicità. Costituita nel lontano 2007 raccoglie da sempre spazi pubblicitari per Il Giornale, diretto dal suo ex compagno Alessandro Sallusti, ma anche per il Corriere di Como e il Sannio e altre minori. Da anni veleggia tra i debiti bancari. La controllata Visibilia Edizioni l’anno scorso era in rosso di quasi 4 milioni e ai primi di ottobre i revisori si sono rifiutati per la seconda volta di firmare i conti.
Liquidata la sua Visibilia Magazine srl, la società costituita per rilevare le storiche testate Visto e Novella 2000. Messi alla porta con un licenziamento, dopo mesi di cassa integrazione, i 14 tra giornalisti e dipendenti, quell’avventura di rilanciare le due testate di gossip si è rivelata un flop colossale. Acquistate in perdita per un prezzo simbolico, sotto la gestione Santanchè sono lentamente affondate. Non vanno meglio le società di prodotti biologici in cui si era cimentata seguendo l’ex compagno Canio Giovanni Mazzaro. Lascia quest’anno Bioera, società quotata in Borsa e gestita e guidata da Mazzaro che nel 2013 aveva comprato per 900mila euro il 40% di Visibilia. La Procura di Milano aveva acceso i riflettori su Biofood Italia Srl, altra società di Mazzaro di cui la Santanché era rappresentante, ipotizzando una sottrazione al Fisco da 393mila euro legata alla compravendita di uno yacht proprio tramite la società. A difendere il parlamentare e ministro di oggi fu un altro parlamentare e ministro di oggi: Ignazio La Russa. A fine settembre, a un passo dalle elezioni, i pm hanno chiesto a sorpresa l’archiviazione per lei (non per lui) sollevandola dall’accusa di frode fiscale: da presidente e rappresentante legale, ma senza un ruolo gestionale operativo, poteva non essere al corrente delle operazioni finanziarie. Ora scricchiola anche Ki Group Srl, società leader in Italia nella distribuzione per negozi specializzati nel “bio”. A quanto risulta al Fatto, la società fondata nel 2019 a distanza di un anno aveva già fatto ricorso alla cassa integrazione e dal 25 luglio, dopo licenziamenti collettivi, 5 pignoramenti e varie istanze di fallimento, ha aderito a un concordato pre-fallimentare che scade a dicembre, mentre varie cause di lavoro sono state intentate da lavoratori cui non è stato liquidato il Tfr.
Pubblico&Privato
La dimensione pubblica di Daniela Santanchè da Cuneo è da sempre legata a quella privata, da che era l’organizzatrice doc delle notti d’estate in Costa Smeralda, con feste da 250 persone modello “billionaire” che d’inverno trasferiva nei locali e salotti alla moda di Milano, con decine di Vip e La Russa ospite fisso (era ribattezzata “la protetta di Ignazio”). Di mondanità si può campare. A 20 anni aveva deciso di dare un taglio al passato rifacendosi il naso presso il noto chirurgo plastico Paolo Santanchè che sposa l’anno dopo e di cui manterrà il cognome. Lei inizia a lavorare con lui occupandosi della gestione dello studio, ma soprattutto delle pr, diventando una specie di procacciatrice di “aspiranti sode”, come la definì Lina Sotis, nei salotti buoni milanesi.
Nel 1995 si separa dal chirurgo e si lega all’ingegner Canio Giovanni Mazzaro, imprenditore potentino da cui ha un figlio (Lorenzo). I due restano uniti negli affari (vedi sopra) di cui la Santanchè si libera solo l’anno scorso. Dopo la separazione, ha una relazione con Luigi Bisignani, uno dei personaggi più influenti e misteriosi d’Italia. Faccendiere ed ex giornalista iscritto alla loggia di Gelli, condannato a tre anni e quattro mesi nel processo per la tangente Enimont. Il cv perfetto per farne l’uomo che sussurrava al Cavaliere (garante Gianni Letta) come intessere la rete di relazioni romane che serviva all’uomo venuto da Arcore.
Nel 2011 inizia la sua relazione con Alessandro Sallusti di cui si ricordano gli anni degli arresti domiciliari per diffamazione a casa di lei, le passeggiate con il cucciolo di beagle “Mia” poi conteso e rimasto a lui (la si sente guaire ancora oggi nelle dirette di Myrta Merlino). La rottura nel 2016. L’attuale compagno è Dimitri Kunz, incerto principe D’Asburgo, da dicembre è in affari con la regina del Twiga, ad della società editoriale Visibilia. Alla voce “incroci pericolosi”: l’ex moglie di Kunz, Patrizia d’asburgo Lorena, nata Groppelli – imprenditrice e opinionista tv – ha iniziato una relazione proprio con Sallusti dopo la fine della storia tra la politica e il giornalista e oggi vivono assieme. Tutto torna, tutto si tiene, basta votarsi alla “Santa”.