A due anni dallo scoppio dell’“Ares Gate”, si chiude una delle indagini più delicate di tutta la vicenda, quella sui sospetti legati alla morte di Teodosio Losito, che si suicidò l’8 gennaio del 2019. Per Alberto Tarallo, storico compagno dello sceneggiatore con cui hanno firmato grandi successi televisivi come Il bello delle donne e L’onore e il rispetto, è arrivata infatti l’archiviazione rispetto all’ipotesi di istigazione al suicidio. Secondo i magistrati romani che hanno indagato sulla vicenda, sentendo decine di testimoni, tra cui molti volti noti – da Gabriel Garko a Barbara D’Urso, passando per Eva Grimaldi – non c’è stata alcuna istigazione al suicidio. “Pur avendo accertato che il Tarallo è dotato di una forte personalità prevalente e prevaricatrice rispetto a quella del Losito non sono emersi elementi utili per configurare il delitto ipotizzato”, scrive il pubblico ministero Carlo Villani, come riporta La Repubblica.
“Su di lui in un anno c’è stato solo fango, fango, fango. È molto provato anche se fino ad ora le abbiamo vinte tutte. Io sono fiduciosa che tutto andrà secondo le nostre previsioni, anche per quanto riguarda l’archiviazione sull’indagine per istigazione al suicidio”, disse qualche mese fa proprio a FqMagazine de Il Fatto Quotidiano l’avvocato di Tarallo, Daria Pesce, la legale che difende il produttore con il collega Franco Coppi. Un anno e mezzo fatto di illazioni, colpi di scena e indagini, tra cui una sul testamento di Losito che sarebbe stato falsificato da Alberto Tarallo, tesi poi smentita dalla Cassazione, che ha sbloccato anche il sequestro di beni per 5 milioni di euro. Una prima vittoria giudiziaria cui ne è seguita una seconda, poche settimane fa, con l’attribuzione a Tarallo della polizza da 300mila euro sottoscritta da Losito e contestata dal fratello dello sceneggiatore, che inizialmente ne era il beneficiario (una mail e la testimonianza dell’assicuratore hanno però dato ragione a Tarallo).
Il produttore può ora voltare pagina ma alcune testimonianze presenti nel decreto di archiviazione stanno comunque facendo un po’ di clamore in queste ore, in particolare quella di Antonio Febbo, l’impresario funebre chiamato ad organizzare il funerale di Losito. “Ricordo che subito mi venne detto da (…) Alberto Tarallo che Teodosio doveva essere cremato. Mi è sembrato strano all’inizio perché in tanti anni di lavoro non capita spesso questa situazione. Di solito bisogna riflettere. Molti mi chiedono consiglio qui sembrava già tutto programmato. A quel punto spiegai che non potevano decidere loro, ma bensì il familiare vivente più stretto a lui. Siccome i genitori erano defunti, l’unico era il fratello, il quale mi fu detto era in arrivo da Milano”, ha raccontato ai magistrati l’uomo. Poi, riporta ancora Repubblica, l’arrivo verso sera del fratello di Losito sbloccò la situazione: “Gli chiesi se avesse intenzione di cremarlo. Lui all’inizio era titubante e mi disse di aspettare. Poi dopo si allontanò a parlare con Tarallo. Poco dopo mi diede l’autorizzazione a cremarlo”.