Berrettini contro Musetti in finale è poesia. Il panorama del golfo col Vesuvio da un lato e Napoli che si adagia dall’altro pure. Ma possono la bellezza e una finale tra due tennisti italiani nella top 30 del ranking bastare per giustificare tutti i disagi e i problemi del torneo Atp 250 che si è svolto in Campania? Evidentemente no. No perché quei disagi e quei problemi superano di netto la quota fisiologica di tollerabilità e offuscano l’immagine di un torneo che avrebbe potuto essere effettivamente un fiore all’occhiello delle manifestazioni sportive. Per il paesaggio suggestivo, per le presenze di tennisti come Berrettini e Musetti: gli Atp 250 avrebbero dovuto essere una festa. Così non è stato.

No perché l’Atp 250, organizzato dal Tennis Club, si sarebbe dovuto svolgere sul cemento, in particolare su quello del nuovo campo costruito per l’occasione alla Rotonda Diaz, sullo splendido lungomare della città e con panorama mozzafiato. La realizzazione dei campi però è partita tardi, anche a causa delle precipitazioni che si erano abbattute su Napoli, e si arriva a completare gli impianti solo a ridosso del torneo. Cominciano a quel punto a comparire le prime foto sui social: campi con avvallamenti e increspature, impronte dei piedi dei tennisti che restano sul terreno, palline che non rimbalzano. Fa il giro dei social il video di Fognini, incredulo, che si allena mentre il terreno di uno dei campi si sfalda, letteralmente, sotto i suoi piedi. A quel punto la festa si trasforma in un incubo per gli organizzatori, che danno la colpa all’azienda che ha costruito i campi, la Mapei, e con le partite che si spostano a Pozzuoli (col pubblico che aveva acquistato i biglietti inferocito, ovviamente).

A quel punto l’Atp chiede di spostare la manifestazione a Firenze, dove i campi erano già pronti, ma il presidente della Federazione Internazionale di Tennis, Angelo Binaghi, riesce a spuntarla per continuare a Napoli ed evitare quella che viene definita “una figuraccia mondiale”. Firenze però arriva in aiuto lo stesso, mandando il campo su cui si era giocato fino a una settimana prima. Cioè creando il paradosso di giocare partite su due superfici diverse: quelle sintetiche da esterni di Pozzuoli e quelle da campo indoor di Firenze montate comunque su un campo all’esterno.

E infatti oltre alla singolarità dell’evento (con tennisti che hanno giocato gare su superfici diverse anche nella stessa giornata, come il francese Adrian Mannarino) non sono mancati ulteriori problemi proprio per via di questi dettagli: i campi, in particolare nelle ore serali, si sono rivelati molto scivolosi, con diverse partite sospese per tutelare l’incolumità dei tennisti. Rinvii che hanno finito per infittire il calendario e portare i tennisti a giocare più gare nello stesso giorno, oltre che rimborsare i tifosi che avevano acquistato biglietti per la sessione serale. Non bastasse sono arrivati anche disagi logistici per arbitri e tennisti tra spostamenti da un albergo all’altro e mancanza d’acqua in hotel (problemi questi non imputabili chiaramente all’organizzazione del torneo). E dopo essere riusciti quasi miracolosamente a portare il torneo fino alla finale tra Berrettini e Musetti, ecco che arrivano i problemi anche per la diretta tv: il segnale si è interrotto e su Supertennis le prime battute della gara sono state riprese da una telecamera secondaria a bordocampo. Non il massimo per un torneo internazionale.

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