Siamo stati a Legnano, nel cuore della produzione Dolce&Gabbana, a scoprire dove e come nascono i capolavori d’arte orafa che vediamo in passerella o indossati dalle star sui red carpet
Se più o meno tutti abbiamo almeno una vaga idea di come si faccia un abito, lo stesso non si può dire di come si crea un gioiello. Soprattutto, poi, i più preziosi ed esclusivi. E poi gli orologi, il miracolo di precisione che si compie nello spazio ridotto di un quadrante. Per questo la visita ai laboratori dell’Alta Gioielleria ed Alta Orologeria di Dolce&Gabbana è stato senza ombra di dubbio uno degli appuntamenti più affascinanti di questa edizione di ApritiModa, l’iniziativa che sabato 22 e domenica 23 ottobre ha letteralmente aperto al grande pubblico le porte dei luoghi della moda, dove ogni giorno si realizzano quei prodotti d’eccellenza che rendono celebre il Made in Italy nel mondo. Siamo stati così a Legnano, nel cuore della produzione Dolce&Gabbana, a scoprire dove e come nascono i capolavori d’arte orafa che vediamo in passerella o indossati dalle star sui red carpet. E se i gioielli, per loro stessa natura, sono fatti per stupire, le opere dell’Alta Gioielleria di Domenico Dolce e Stefano Gabbana lasciano letteralmente a bocca aperta. Tanto più quando li si vede creare davanti ai propri occhi, modellati da mani esperte, forgiati dalla sapienza minuziosa degli artigiani che ne curano i dettagli più microscopici. Oro, diamanti, zaffiri, ametiste, smeraldi e coralli qui vengono lavorati e accostati per creare pezzi unici che parlano dei valori di questo brand, della sua storia, della sua anima attraverso micromosaici e lavorazioni finissime, alcune delle quali letteralmente a rischio estinzione. Come la filigrana, una tecnica sublime e antichissima (le prime testimonianze risalgono addirittura al 2500 a.C.) che ormai quasi più nessuno sa eseguire: amata dai due stilisti, è protagonista di alcune delle loro creazioni più sublimi grazie all’abilità del team di orafi. La Dolce&Gabbana è infatti una delle pochissime case di moda ad avere non solo i laboratori di oreficeria ed orologeria interni, ma addirittura anche un centro di gemmologia che si occupa di ricercare, selezionare e verificare le gemme che poi vanno a comporre quelli che in molti casi sono dei pezzi unici.
La nostra visita inizia infatti proprio dal centro di gemmologia, dove ci viene spiegato nel dettaglio il grande lavoro che svolge ogni giorno l’équipe. Tutto ha inizio con la scelta e la ricerca delle gemme: da una parte quelle per le collezioni “permanenti”, dall’altra quelle per i pezzi dell’Alta Gioielleria ed Alta Orologeria, dove molto spesso sono proprio le pietre più particolari ad ispirare la creatività dei due stilisti. Fonte di suggestioni inesauribili sono in primis le bellezze del nostro Paese, da Portofino a Capri passando per il Rinascimento fiorentino, Roma e soprattutto la Sicilia, la terra dove affondano le radici più profonde del brand. In questo senso è fondamentale la tracciabilità di ogni pezzo: i membri del team vanno personalmente nei principali siti estrattivi del mondo per ricercare in primis i lotti migliori e poi per verificare come vengono estratte e tagliate le pietre preziose e semipreziose, oltre che le condizioni di lavoro delle persone che vi sono impiegate. E se molte gemme vengono acquistate nelle più importanti fiere di settore come quelle di Tucson e Ginevra; la maggior parte vengono ricercate direttamente nei Paesi d’origine, tra grandi miniere a scala industriale e piccoli centri di estrazione a conduzione familiare. Così, per esempio, i diamanti arrivano dal Botswana, gli zaffiri multicolor dallo Sri Lanka, in Vietnam si va per gli spinelli, in Israele invece per il taglio di precisione dei diamanti che poi andranno incassati negli orologi. Quindi si passa poi alla parte di analisi e controllo della qualità dei lotti, per accertare che corrispondano alle richieste e ai parametri concordati con i fornitori, oltre che agli standard di Dolce&Gabbana. E poi si iniziano a classificare ed ordinare tormaline, zaffiri, granati, quarzi e ogni genere di gioia per colore. In alcuni casi si procede internamente anche al taglio. Quindi si iniziano a posizionare sui disegni di Stefano Dolce e Domenico Gabbana e si scelgono le pietre migliori per gioielli ed orologi: basta uno sguardo e la decisione è presa. Quello è “il” modello. Certo, raggiungere e mantenere certi standard di perfezione non è facile ed in tal senso è stata cruciale la scelta di mantenere interna la produzione: questo assicura non solo il massimo controllo di tutta la filiera, ma anche tempi più brevi. Grazie al lavoro in sincrono delle sue maestranze iper-specializzate, Dolce&Gabbana riesce a presentare ogni anno una nuova collezione di Alta Gioielleria, realizzando in sei-sette mesi quello che altri fanno anche in due anni.
Una volta selezionate tutte le pietre, il progetto passa infatti nelle mani dei graphic designer che studiano e progettano in ogni minimo dettaglio quella che è la base in oro su cui poi andranno incastonate le gemme. Quindi il disegno della struttura va in stampa attraverso specifiche stampanti 3D che realizzano il prototipo in cera. Questo, dopo esser stato rifinito a mano, viene inserito in cilindri di gesso cotti ad altissima temperatura: così la cera si dissolve e al suo posto viene colato l’oro (giallo, bianco o rosa). Una volta liberata dal gesso, la base del gioiello inizia a prender forma: ognuno di questi passaggi è seguito da un artigiano, che verifica che tutto proceda come deve. È poi a questo punto che intervengono i maestri orafi, ognuno secondo la propria specializzazione: c’è chi si occupa di limare e rifinire le strutture in oro, chi realizza parti specifiche del gioiello, dagli iconici fiori, motivo spesso ricorrente, al filo ritorto, componente fondamentale di tante opere; chi si occupa della pittura a smalto e chi di incastonare ad una ad una le pietre. Osservarli al lavoro è ipnotico: c’è tanta, tantissima passione, ci sono le tecniche specifiche sviluppate nei secoli nelle diverse regioni italiane, c’è una cura maniacale nella scelta dei materiali e quell’attenzione al minimo dettaglio insita nel Dna dei due stilisti. Una volta pronto, ogni gioiello viene sottoposto infatti all’approvazione di Domenico Dolce e Stefano Gabbana quindi seguono due prove di fitting con le modelle che poi dovranno indossarli in passerella, in modo tale che ogni pezzo sia calibrato su misura e in perfetta armonia con la fisicità di chi lo sfoggia. Un grande sforzo di labor limae per inseguire quell’ideale di perfezione assoluta che guida ogni giorno il brand, unito ad un rispetto vocazionale per l’eccellenza artigianale e alla compenetrazione tra tradizione innovazione. Perché per la maison milanese questi sono gli ingranaggi esatti che mettono in moto la magia di collezioni uniche che, dopo aver superato lo spettacolo delle sfilate, continuano a raccontare la propria storia e trasmettere i valori che vi sono insiti attraverso le vite dei clienti che li acquistano. Gli stessi ingranaggi di massima precisione che ritroviamo anche negli orologi che la squadra di orologiai studia e concepisce. Anche qui il vero valore intrinseco sta nella ricerca costante e meticolosa con cui vengono progettati i meccanismi, anch’essi assemblati internamente per i pochissimi pezzi – per lo più da collezione – che vengono prodotti di ogni modello.
Non si può restare indifferenti davanti a cotanta bellezza. Nei miei occhi ho ancora ben impresso lo splendore e i bagliori che emanavano i pezzi esposti nelle teche in conclusione del percorso di visita. E se è stata un’emozione unica veder nascere un gioiello, altrettanto toccante, da addetta ai lavori, è stato catturare gli sguardi di stupore e ammirazione delle tante persone del pubblico che hanno partecipato al tour. Sicuramente sono tornati a casa con la consapevolezza che i prezzi stellari – in questo caso da qualche decina di migliaia di euro fino a milioni – non sono un mero capriccio del mondo del lusso, ma la risultante del valore dei materiali utilizzati, delle molte ore di studio e lavoro di tante specialità artigianali capaci di fare la differenza. E, soprattutto, l’eccellenza.