Sono giorni cupi questi, pieni di timori e domande. Volenti o nolenti dovremo vivere in un Paese con un nuovo governo a trazione di estrema destra e le responsabilità sono tutte nel deficit di scelte operate a centrosinistra. Era infatti preciso compito delle forze progressiste dare corpo ed attrattività allo stare insieme nella diversità piuttosto che isolarci in una mini coalizione incomprensibile ai più e senza prospettive di vittoria. Le regole, una volta approvate per quanto possano essere considerate sbagliate, obbligano chiunque a valutarne gli effetti, suicida viverle senza comprenderle o peggio fingendo non esistano e non dirigano le nostre scelte.
Ma tant’è, purtroppo come area progressista non si è brillato nella scorsa campagna elettorale, né in termini di comprensione della situazione, né di chiarezza di programma, né tantomeno per qualità di candidati nelle liste e accoglienza delle spinte territoriali.
Insomma una campagna fallimentare con un risultato che non penalizza solo noi ma mette in forte dubbio le conquiste già fatte nonché gli obiettivi civili e sociali che questo Paese deve ancora raggiungere.
Ora la traversata nel deserto è obbligata ed essere minoranza ci potrà fare solo bene. Sempre che venga salvaguardata la possibilità di alternanza…. cosa che quando arriva al governo la destra tendo a non dare per scontata…
Sulla composizione politica del governo con molti punti di arretratezza e di dubbia qualità e modernità occidentale è stato scritto e detto molto in questi giorni. Abbiamo una prima donna Premier che non declina nulla al femminile neanche gli articoli determinativi (nonostante il Manifesto di Venezia li regoli), notevoli il familismo e i conflitti di interesse presenti nel suo governo, verificato pure il riciclo, dal governo Berlusconi quater del 2008, di una buona metà dei ministri che avrebbero dovuto essere innovativi… il sovranismo…. molto altro.
Ma tra gli aspetti più gravi e preoccupanti vi è la scomparsa del Ministero della Transizione ecologica, vero pilastro di tutte le politiche di un governo: dalla mobilità all’energia, dalla fiscalità al welfare, ora questo è tornato ad essere solo una delle 24 deleghe indicate dal premier Meloni.
Fin da subito un equivoco: la casella sbagliata per il ministro Gilberto Pichetto Fratin che si è visto infilare in quella della Pubblica amministrazione, incredibile l’errore ma altrettanto incredibilmente immediata la sua accettazione, con tanto di tweet di ringraziamento, come se nulla fosse…
Non ho potuto fare a meno di paragonare il caso Pichetto Fratin a quello accaduto nell’aprile 2000 al ministro per l’ambiente Edo Ronchi, il quale fu “transitato” a capo del dicastero delle politiche comunitarie dall’allora premier Giuliano Amato, senza interpellarlo, salvo vedersi respingere al mittente la delega dallo stesso Ronchi perché ritenuta inadatta al suo percorso e alla volontà di lavorare a favore dell’ambiente… ben altro livello, ben altra statura.
I tuttologi non esistono ma le persone serie sì, e si individuano subito.
Con un rapido ritorno al passato remoto, siamo di nuovo al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, affidando la delega ad una figura che non vede riconosciuta alcuna azione né interesse intorno a questi temi nella sua pur lunga vita professionale e politica. Il problema è enorme, serve muoversi con competenza e sagacia oggi stesso in ambiti che determineranno il futuro del Paese, la nostra coerenza rispetto agli impegni internazionali assunti.
Ecco perché mi pare troppo rilevante questo passo indietro, al punto da non poter ascrivere questa decisione di Meloni ad una delle tante non condivise presenti in questo governo. La transizione ecologica ed energetica è questione vitale che ci vedrà nei prossimi mesi dover scegliere definitivamente quali e quante decisioni assumere.
Sapremo affrontare le politiche di mitigazione agli effetti dei cambiamenti climatici, delimitare il consumo di suolo, attivare ricerca funzionale alle nuove energie pulite, idrogeno e geotermico tra tutte… o punteremo su nucleare e gas continuando a dare benefici a pioggia anche alle industrie e alla mobilità più energivora? Le dichiarazioni dell’attuale ministro Pichetto Fratin preoccupano molto, moltissimo…
Altro aspetto che mi preoccupa sono le diciture utilizzate nella descrizione dei “nuovi” Ministeri: per un ministero che torna all’antico, una fioritura di novità in altri sui quali sarebbe bene riflettere. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara diventa ministro del “Merito”, si la scuola deve vincere molte sfide, nell’Università per esempio il merito non emerge e troppi sono i concorsi con i vincitori già scritti, sistema che ha allontanato e sta allontanando decine di migliaia di giovani da questo Paese che pure li ha cresciuti e istruiti, apprezzati come sono ovunque nel mondo qui non trovano adeguate proposte e rispetto del loro impegno e del loro merito, con un danno enorme al Pil e al futuro… certo.
Ma il tema Merito inserito nella denominazione del Ministero preoccupa perché non è e non può essere l’obiettivo per la scuola primaria o secondaria, dove è urgente e obbligatorio si lavori invece all’inclusione, all’abbattimento degli abbandoni scolastici, in alcune regioni come la Campania tale emergenza ci vede maglia nera avendo il tasso di abbandono scolastico più alto d’Europa. Istruzione e merito in questo caso diventano ossimori. Non possono convivere. Molti sintomi di cattivi presagi che attendono smentite.