Francesco vuole un dialogo diretto: nessun pontiere, ma un confronto informale, costante e soprattutto concreto. In Vaticano si registra soddisfazione per quello che viene definito un “governo cattolico”, un esecutivo che non darà problemi, soprattutto sui temi etici. Zuppi: "Volontà di contribuire al perseguimento del bene comune del Paese e alla tutela dei diritti inviolabili della persona"
“E oggi, all’inizio di un nuovo governo, preghiamo per l’unità e la pace dell’Italia”. Con queste semplici parole, pronunciate al termine dell’Angelus, Papa Francesco ha benedetto l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni nel giorno del suo primo Consiglio dei ministri. Immediata la risposta della neo premier che sui suoi profili social ha scritto: “Ringrazio Sua Santità Papa Francesco per il pensiero che ha voluto rivolgere all’Italia in questa giornata così importante per il governo che ho l’onore di presiedere”. Un saluto, per ora, soltanto a distanza, nell’attesa che Meloni chieda udienza privata a Bergoglio. Faccia a faccia che il Vaticano ovviamente non solleciterà, ma che si augura arrivi molto presto. Sarà quello il vero banco di prova Oltretevere. Quell’udienza privata che il suo predecessore a Palazzo Chigi, il cattolico Mario Draghi, ex allievo dei gesuiti, non ha mai chiesto nella veste di presidente del Consiglio dei ministri. Francesco vuole un dialogo diretto con il nuovo governo. Nessun pontiere, ma un confronto informale, costante e soprattutto concreto con Meloni, al di là delle interlocuzioni istituzionali con la Segreteria di Stato e la Conferenza episcopale italiana.
In Vaticano si registra grande soddisfazione per quello che viene definito un “governo cattolico”, un esecutivo che non darà problemi, soprattutto sui temi etici. Un segnale, sottolineano nei sacri palazzi, confermato dal post pubblicato da Meloni subito dopo il giuramento del suo governo al Quirinale, avvenuto nel giorno in cui la Chiesa cattolica celebra san Giovanni Paolo II. Sui suoi profili social, infatti, la neo premier ha pubblicato una foto di Wojtyla accompagnata da questo commento: “Un Pontefice, uno statista, un santo. Ho avuto l’onore e il privilegio di conoscerlo e sono onorata che sia il santo di questo giorno così particolare per me”.
L’Osservatore Romano ha salutato l’arrivo a Palazzo Chigi della “prima donna premier nella storia della Repubblica Italiana”. “L’ex presidente della Bce – ha sottolineato il quotidiano della Santa Sede – lascia i conti pubblici in ordine, con debito e deficit entrambi in calo nel 2022 rispetto allo scorso anno, anche se sull’andamento dell’economia le prospettive non sono confortanti, così come sui tassi di interesse, già sotto pressione e previsti in deciso aumento l’anno prossimo. Il presidente Meloni sarà immediatamente chiamata ad affrontare diverse emergenze. Su tutte, la guerra in Ucraina e il caro energia”.
In principio fu l’ex presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini, a benedire Meloni: “Per me è una persona simpatica e ‘tosta’, come si dice a Roma. Una chiave del suo successo è la chiarezza e la coerenza delle sue posizioni. Mi è sembrata molto perspicace, rapida nell’inquadrare i problemi”. Il porporato, inoltre, sottolineò di non essere sorpreso che la prima donna premier in Italia sia di destra: “Me l’aspettavo perché vedevo l’ascesa di Giorgia Meloni. Mentre a sinistra non mi pare ci siano oggi donne di grande rilievo politico”. Parole alle quali hanno fatto eco quelle dell’attuale presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi: “Con lei si apre anche una pagina storica per il nostro Paese: il nuovo governo è il primo guidato da una donna nel ruolo di presidente del Consiglio”.
“Prima della tornata elettorale – ha evidenziato il cardinale Zuppi – il consiglio episcopale permanente aveva ricordato agli eletti di svolgere sempre il loro mandato al servizio di tutti e nella visione dell’enciclica Fratelli tutti e dell’amore politico che essa indica. Le sfide sono grandi. Il consiglio ne aveva indicate alcune, che riteneva principali: le povertà, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, il lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, lo snellimento delle procedure burocratiche, le riforme dell’organizzazione democratica dello Stato e della legge elettorale. Su tutte queste incombe la tragedia della guerra in corso che richiede l’impegno di tutti, in piena sintonia con l’Europa, nella ricerca ineludibile e urgente di una via giusta che possa finalmente condurre alla pace”. Zuppi ha concluso ricordando che “la Chiesa che è in Italia, nel rispetto e nella distinzione degli ordini e dei ruoli, assicura che non farà mancare un’interlocuzione costruttiva ispirata unicamente dalla volontà di contribuire al perseguimento del bene comune del Paese e alla tutela dei diritti inviolabili della persona e della comunità”. Il segnale eloquente che il dialogo con la Chiesa cattolica non mancherà.
Twitter: @FrancescoGrana