La premier non ha dimenticato nel suo messaggio di ricordare l'importanza della salvaguardia dei diritti umani, un tema a dir poco sensibile al Cairo, dove decine di migliaia di persone sono state incarcerate dalla presa del potere del generale, mentre altre sono state torturate o costrette a fuggire. Ma la legale dei Regeni firma l'appello per boicottare l'evento: "Non si può discutere di clima con chi detiene 60mila prigionieri politici"
Numerosi gli auguri arrivati via social o di persona al nuovo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Alcuni di questi, però, portano con sé dossier delicati e questioni irrisolte. Come quello del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi: la nuova premier ha ricambiato il saluto dicendosi “determinata a rafforzare la cooperazione bilaterale”. Ma dall’avvocata della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, nei giorni scorsi è già arrivato l’appoggio alla petizione di Transform Italia per boicottare la prossima Cop27 in Egitto del 6-18 novembre.
“Ringrazio il Presidente al-Sisi per aver augurato buon lavoro al governo italiano – ha scritto Giorgia meloni su Twitter – Abbiamo a cuore la stabilità del Mediterraneo e del Medio Oriente e siamo determinati a rafforzare la nostra cooperazione bilaterale su questioni cruciali come la sicurezza energetica, l’ambiente, i diritti umani“. La premier, quindi, non ha dimenticato nel suo messaggio di ricordare l’importanza della salvaguardia dei diritti umani, un tema a dir poco sensibile al Cairo, dove decine di migliaia di persone sono state incarcerate dalla presa del potere del generale, mentre altre sono state torturate o costrette a fuggire.
È proprio questo il punto dal quale parte la raccolta firme lanciata da Transform Italia per il boicottaggio dell’evento da parte del governo di Roma. Nel testo, firmato anche da Ballerini, si legge infatti che anche i summit precedenti “sono stati solo operazioni di greenwashing che non hanno impedito la crescita delle emissioni, in questo caso siamo di fronte all’apoteosi dell’ipocrisia, una riverniciatura di verde di un regime militare che nega le più elementari libertà democratiche fondamentali e i diritti umani. Nell’Egitto di al-Sisi la repressione è sistematica e durissima. Non si può discutere di clima con chi detiene 60mila prigionieri politici rinchiusi nelle carceri mentre il blogger Alaa Abd El-Fattah ha superato i 200 giorni di sciopero della fame. L’opinione pubblica italiana ben conosce quanto accade in Egitto, dopo l’assassinio del nostro giovane connazionale Giulio Regeni e la detenzione di Patrick Zaki. Riteniamo che l’Italia non possa partecipare alla Cop27 in Egitto dato che il governo di quel Paese ha dimostrato di non avere alcuna volontà di cooperare e collaborare affinché emerga la verità sulla morte di Giulio Regeni e venga fatta giustizia”.