Gli arresti conseguenti alle proteste che da settimane continuano in Iran Mahsa Amini, la 22enne morta mentre era in custodia per essere stata arrestata perché non portava il velo in modo corretto, hanno già prodotto le prime condanne. Trecento quindici persone, che si trovano già in carcere, sono state iscritte nel registro degli indagati per le proteste, ma il procuratore del tribunale rivoluzionario di Teheran Ali Salehi ha anche fatto sapere che quattro dei “rivoltosi” sono stati condannati per Muharebeh, ovvero “creare insicurezza attraverso l’uso delle armi”, reato punito in Iran con la pena di morte. Gli atti di accusa contro le 315 persone, che hanno partecipato alle proteste a Teheran, sono stati inviati al tribunale, ha detto Salehi facendo sapere che sono accusati di “raduni e collusione contro la sicurezza”, “propaganda contro il sistema” e “danni all’ordine pubblico”. “Quattro degli arrestati sono stati accusati di ‘Muharebeh’ per avere utilizzato armi danneggiando la sicurezza e creando paura nella società, per avere ferito le forze dell’ordine, per avere distrutto e incendiamo proprietà privata e anche per essere entrati in conflitto con il sacro sistema della Repubblica islamica”, ha affermato il procuratore. Tra le persone arrestate nelle ultime settimane ci sono anche cittadini stranieri. Tra loro anche Alessia Piperno, 30enne romana che si trova in carcere da quasi un mese.
Secondo le autorità iraniane alcuni dei manifestanti arrestati per le proteste in corso in Iran sono legati all’intelligence di Paesi stranieri. “In totale 201 individui nella provincia saranno giudicati, tra di loro alcuni hanno avuto contatti con servizi segreti stranieri“, ha affermato Hossein Fazeli, capo del Dipartimento di Giustizia della provincia di Alborz, a ovest della capitale Teheran, facendo sapere che si è tenuta la prima udienza dei processi per i manifestanti arrestati. Lo scorso 3 ottobre, quando erano già due le settimane di protesta, la Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei aveva affermato che i disordini erano responsabilità di “Stati Uniti e Israele” e chiedendo inoltre di processare i manifestanti affinché comprendessero “il loro sbaglio”.
Le autorità iraniane sostengono di aver arrestato dieci presunti “agenti al soldo del Mossad, i servizi segreti israeliani, per aver presumibilmente dato alle fiamme veicoli e residenze di funzionari delle forze di sicurezza in cambio di denaro”. Secondo l’agenzia di stampa semiufficiale iraniana Fars, i dieci sospetti sono stati arrestati nella provincia dell’Azerbaigian occidentale. “Hanno dato fuoco alle auto e alle case del personale di sicurezza e hanno ricevuto denaro per scattare fotografie che hanno trasmesso agli agenti del Mossad”. La procura sostiene che gli arrestati pianificavano di “minare la sicurezza” nella città di Kerman. Uno dei sospetti, sostengono, doveva incontrare un agente israeliano in un Paese vicino per ricevere un nuovo incarico.
Non c’è solo il fronte interno. Teheran annuncia che nei prossimi giorni adotterà sicuramente misure adeguate e reciproche contro l‘imposizione di sanzioni da parte dell’Unione europea (Ue) in protesta contro la repressione. “Il comportamento di alcuni Paesi occidentali, tra cui la Gran Bretagna, nel sostenere le ‘rivolte’ in Iran non è costruttivo ed è illegittimo – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Nasser Kanani-. Questo sostegno illegale è irresponsabile e porta insicurezza in altri Paesi, l’Iran risponderà attraverso il diritto internazionale”. Poi Kanani ha parlato direttamente degli Usa: “Se gli americani hanno scommesso sugli attuali sviluppi in Iran hanno sbagliato. Non possono costringere l’Iran a concedere privilegi unilaterali”, nei colloqui in corso per rilanciare l’accordo sul nucleare, “attraverso l’istigazione, le intimidazioni e le provocazioni”, ha aggiunto il funzionario della Repubblica islamica. “Il comportamento degli americani si basa su inganno, ipocrisia e bugie. Ripetutamente ci hanno inviato messaggi, esprimendo la loro prontezza a tornare ai colloqui e trovare un accordo” sul rilancio del patto nucleare, ha affermato Kanani aggiungendo che le richieste dell’Iran ai colloqui per il nucleare sono “legali, chiare e ragionevoli”.