La scena è stata ripresa dalle telecamere dei media internazionali e ha destato scalpore, oltre a destare molti interrogativi. Ma al momento una versione ufficiale sui motivi dell’allontanamento di Hu Jintao, ex presidente cinese, dal Congresso del Partito comunista non c’è. E i dubbi aumentano anziché diminuire. Il video infatti lascia aperta sia l’ipotesi che Hu fosse in uno stato di malessere, forse confusionale; sia l’altra, cioè che pur malmesso fosse comunque ben presente a se stesso e alla situazione, ma che l’abbiano più o meno gentilmente fatto uscire di scena perché ha fatto qualcosa che non doveva fare, probabilmente collegato a tutto quel trafficare con una certa cartelletta rossa.
In an unexpected move at such a heavily choreographed event, former leader Hu Jintao was led out of the closing ceremony. The frail-looking 79-year-old initially appeared reluctant to leave.
No official explanation was given
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— AFP News Agency (@AFP) October 22, 2022
Quasi sicuramente l’avvenimento non era voluto e inscenato, non è plausibile che sia stato programmato uno spettacolino del genere che ruba la scena a Xi Jinping. E poi tutti i presenti appaiono sorpresi e imbarazzati per quanto sta succedendo.
All’inizio, Li Zhanshu – numero 3 della nomenklatura – sembra spiegare a Hu che la cartelletta deve restare chiusa, come se facesse parte del rituale che solo Xi possa tenerla aperta; però a destra di Li Keqiang – numero 2 – c’è Wang Yang – numero 4 – che ce l’ha aperta pure lui. Xi Jinping accenna a intervenire, poi si trattiene e comincia a guardarsi attorno, mentre Li sottrae la cartelletta a Hu, quasi a dire “va bene, te la tengo io così evitiamo problemi”, nel frattempo Xi chiama un inserviente sembrerebbe che dai gesti gli dica che Hu deve essere allontanato e che la cartelletta deve restare chiusa, oppure che la cartelletta deve restare chiusa altrimenti Hu deve essere allontanato. In questa fase, non si capisce se Hu Jintao guardi nel vuoto con sguardo perso o se stia prestando orecchio a quello che dice Xi.
A questo punto, l’inserviente si sposta tra Hu e Li Zhanshu e quest’ultimo sembra dirgli che è tutto a porto e che la cartelletta se la tiene lì lui, sotto controllo. Qui interviene una prima volta Wang Huning – numero 5 – come se dicesse a Li di lasciar perdere. Intanto Xi Jinping, prima segue la scena, poi volge il viso di fronte a sé come per disinteressarsi dell’intera faccenda. Sembrerebbe irritato, ma forse è tranquillissimo, Xi Jinping è una sfinge. Dal linguaggio del corpo, sembra che l’inserviente comunichi a Hu Jintao di non preoccuparsi della cartelletta (gliela porta lui) e cerca di indurlo ad alzarsi dalla sedia, al che Hu assume un atteggiamento totalmente passivo, a peso morto, allora lo sollevano di peso. Li Zhanshu, che fin lì ha tenuto la mano sulla spalla a Hu in un chiaro e fulgido esempio di pietà filiale, non sa bene cosa fare e si asciuga anche il sudore, poi accenna ad alzarsi (per sorreggere Hu? Per convincerlo?), a quel punto Wang Huning gli dà due colpetti da dietro come se gli intimasse di non impicciarsi, e Li si risiede. Hu adesso è in piedi e i due inservienti cominciano a sospingerlo verso l’uscita, ma lui sta fermo e sembra cercare uno specifico foglio nella cartelletta in possesso dell’addetto, il quale lo prende sotto il braccio e lo porta via. Lui si ferma ancora per dire qualcosa a Xi – che annuisce senza guardarlo – poi dà un colpetto che sembrerebbe quasi affettuoso sulla spalla a Li Keqiang (o è una richiesta d’aiuto?), che però sembra quasi innervosito da questa manifestazione di “vicinanza”.
Sul mistero della cartelletta: si è detto che Hu Jintao non conoscesse le decisioni finali sulla composizione degli organi dirigenti e, una volta scoperto che tutti i suoi protegé sarebbero stati fatti fuori, volesse inscenare una clamorosa protesta davanti a tutti, leggendo un proprio comunicato. Questa ipotesi appare improbabile – non impossibile, ma sarebbe davvero clamorosa – perché la composizione della leadership non viene decisa nel congresso, che ratifica soltanto, è prestabilita da settimane se non mesi, un articolo di Xinhua diceva che la selezione era cominciata a luglio 2021. Impossibile che al tavolo della presidenza (la fila davanti, al congresso), ci fosse qualcuno all’oscuro. Allora, o Hu era così fuori dai giochi di potere da essere stato messo in una bolla (come un vecchietto rimbambito, appunto) e neppure i suoi affiliati estromessi dal potere gli avevano detto niente, e quindi ha fatto il matto; oppure l’ipotesi non tiene. Teniamo anche presente che Hu Jintao non si è mai distinto per vivacità, colpi di scena, uscite estemporanee. Al momento di scrivere non sembrano esserci attendibili interpretazioni del labiale e nei gruppi di discussione si trovano solo fake news, o pure ipotesi e opinioni preconcette, circolano anche informazioni di terza-quarta mano secondo cui Hu sarebbe al momento sotto custodia. Sicuramente è assente nel video celebrativo di fine congresso fatto dalla tv di stato cinese, dove compaiono tutti gli altri. Di certo al momento nel Politburo non c’è più nessuno di quelli ritenuti a lui vicini e i vertici del Partito sono monopolio di Xi Jinping per i prossimi cinque, o forse dieci, anni.