L'intervento sarà "di ampio respiro" e toccherà i temi più urgenti: la condanna della Russia, i rapporti con l’Europa, le ricette economiche anticrisi. Ci sarà anche un passaggio sui diritti e un altro dedicato al ruolo di prima donna presidente del Consiglio, e a come intende declinare al femminile un potere detenuto fino a oggi solo da uomini. Tanto più dopo l'iniziativa delle ultime ore di Matteo Salvini, che è sembrato volerle imporre la propria agenda
Un governo “fortemente politico“, con l’ambizione di durare cinque anni. Giorgia Meloni trascorre la vigilia del voto di fiducia lontana da palazzo Chigi, a preparare il suo “manifesto programmatico” al riparo dalla stampa. Dopo il passaggio di consegne con Mario Draghi e l’esordio internazionale col faccia a faccia con Emmanuel Macron a Roma, ora è il momento di mostrare “come dare seguito concreto e attuazione agli impegni”, ragiona coi suoi. A guidare le sue scelte, rivendicherà alla Camera nel discorso in programma dalle 11, sarà la “difesa degli interessi degli italiani”, la cifra della sua vittoriosa campagna elettorale. L’intervento, anticipano da Fratelli d’Italia, sarà “di ampio respiro” e toccherà i temi più urgenti: la condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina, i rapporti con l’Europa, le ricette economiche anticrisi. Ma un passaggio cruciale lo dedicherà al proprio ruolo di prima donna presidente del Consiglio, e a come intende declinare al femminile un potere detenuto fino a oggi solo da uomini. Tanto più dopo l’iniziativa delle ultime ore di Matteo Salvini, che ha convocato un vertice “economico” della Lega da cui è uscita una serie di proposte identitarie (flat tax, quota 41, pace fiscale) che assomigliano a un tentativo di dettare l’agenda al nuovo governo.
Il manifesto dovrà indicare anche come trasformare in fatti la discontinuità rivendicata a parole nella denominazione di ministeri chiave – la Sicurezza energetica, la Sovranità alimentare, la Natalità, il Merito, il Made in Italy – con la continuità che inevitabilmente andrà portata avanti su alcuni dossier. E non tralascerà un passaggio sui diritti, tornati sotto i riflettori dopo l’incontro con Macron (che ha detto di voler continuare a vigilare sul loro rispetto). Verrà ribadito, come Meloni ha già fatto più volte, che la postura internazionale resterà saldamente ancorata all’asse euro-atlantico. E che non ci saranno passi indietro sul sostegno all’Ucraina, anche con l’invio di altre armi, se necessario. La partita più complicata e urgente, però, resta quella del gas: sotto questo aspetto sarà difficile discostarsi dal percorso tratteggiato da Draghi e dal ministro uscente Roberto Cingolani, che infatti è stato confermato come “advisor” del governo di centrodestra.
La premier difenderà questa scelta, che ha sollevato perplessità non solo tra le opposizioni. Ma marcherà, probabilmente, una distanza sul fronte della produzione e degli approvvigionamenti. Mentre a Bruxelles non si potrà che continuare a battersi per ottenere il tetto al prezzo del gas (che per la prima volta scende sotto i 100 euro al megawattora dopo l’intesa politica della scorsa settimana) e per ottenere quella solidarietà mostrata ai tempi del Covid per ottenere risorse per proteggere cittadini e imprese dai rincari. Un nuovo decreto bollette sarà probabilmente il primo impegno concreto del nuovo governo, che subito dopo dovrà affrontare la scrittura della prima manovra economico in tempi record. Senza la pretesa di fare “tutto e subito” – quello che si ha in mente, d’altra parte, è l’orizzonte dell’intera legislatura – e senza mettere a rischio i conti, concetto che ha condiviso anche nell’ora e mezza trascorsa con Draghi per il passaggio di consegne.
La premier non nasconderà le difficoltà all’orizzonte, tra l’inflazione che continua a correre e il conflitto in Ucraina dagli esiti sempre incerti. Ma assicurerà il “massimo impegno“, suo e dei suoi ministri, per evitare che il Paese, dopo la crisi sanitaria e quella energetica, ripiombi anche in una crisi economica. Sarà proprio Bruxelles una delle prime tappe di Meloni per accreditare il nuovo esecutivo: l’intenzione è quella sì di “collaborare”, ma sempre con la stella polare dell’interesse nazionale, dalla difesa dell’apparto produttivo e dell’italianità dei prodotti che rendono il nostro Paese famoso, e forte, nel mondo. Il momento, ripeterà, è quello della responsabilità. Un appello che probabilmente rivolgerà anche alle opposizione per affrontare insieme le sfide più insidiose, con lealtà e dialogo ma nel rispetto dei ruoli. L’atteggiamento – sosterrà – che ha tenuto Fratelli d’Italia nei venti mesi del governo di unità nazionale a guida Draghi.