Non è un colpo di scena, quello annunciato nelle ultime ore dall’agenzia Associated Press. È la conseguenza di un pressing cresciuto sempre di più negli ultimi giorni perché la celebre azienda di abbigliamento sportivo scaricasse il controverso e provocatorio artista rap
Sette anni dopo arriva il divorzio. Stop alla collaborazione tra Adidas e Kanye West, il rapper conosciuto come Ye, ex marito di Kim Kardashian. Stop alla produzione dei prodotti a marchio Yeezy, “con effetto immediato”. Non è un colpo di scena, quello annunciato nelle ultime ore dall’agenzia Associated Press. E’ la conseguenza di un pressing cresciuto sempre di più negli ultimi giorni perché la celebre azienda di abbigliamento sportivo scaricasse il controverso e provocatorio artista rap. Il motivo? Le sue frasi antisemite e contro l’aborto. Dalle sue affermazioni hanno preso le distanze anche l’ex moglie e le sue sorelle con messaggi di solidarietà alla comunità ebraica
Va detto che nelle ultime ore Ye non è sembrato particolarmente turbato da questa offensiva nei suoi confronti. Allargando il bersaglio dei suoi strali anche ad altri controversi argomenti, come l’interruzione di gravidanza. Ospite dello scienziato Lex Fridman (che è un russo-americano di famiglia ebrea) West ha affermato: “Stiamo ancora vivendo l’Olocausto. Un mio amico ebreo mi ha detto di andare a visitare il museo dell’Olocausto e la mia risposta è stata: andiamo a visitare il nostro museo dell’Olocausto, Planned Parenthood”. E’ un’organizzazione di cliniche americane che praticano anche l’aborto. Ye ha affondato il colpo: “Sei milioni di persone sono morte durane l’Olocausto, 20 milioni sono morte a causa dell’aborto”. Poi ha proseguito la sua argomentazione: “Il 50 per cento delle morti di neri oggi è dovuta all’aborto. Il posto più pericoloso per una persona nera in America è il ventre della propria madre”.
Poi ha ribadito che i media sono tutti controllati dagli ebrei. E quando il suo ospite ha obiettato, lui è sbottato: “Non è vero! È una bugia. I media sono controllati dagli ebrei e l’hanno dimostrato bullizzandomi”. Lui si descrive come un eroe contro il mondo del politicamente corretto: “Ho perso la mia famiglia. Ho perso i miei figli. Ho perso i miei migliori amici nel mondo della moda. Ma non voglio che la mia famiglia debba dire quel che la sinistra fa dire loro, quel che la Cina vuole che si dica. Voglio essere un americano, proteggere i miei figli e mia moglie, crescere i miei figli cristiani e far sì che mia moglie sia cristiana”. Ancora: il suo precario equilibrio psicologico, con un disturbo bipolare, è frutto di una cospirazione da parte degli ebrei: “Un medico ebreo mi ha diagnosticato un disturbo bipolare e mi ha iniettato delle medicine. Poi l’ha detto ai giornali”.
Ancora, all’ultima sfilata di Yeezy, la sua linea di abbigliamento per Adidas, è sfilato con la maglietta “White lives matter”. E’ lo slogan dell’estrema destra Usa contro il movimento per i diritti civili Black Lives Matter. Twitter e Instagram avevano già sospeso gli account di Ye per i suoi post antisemiti. Ora anche Adidas non ne vuole più sapere: “I commenti e le azioni compiute da Ye di recente sono inaccettabili, odiose e pericolose e violano i valori della diversità e inclusione, rispetto reciproco ed equità della nostra azienda”.