“Oggi, in effetti, si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato”. Papa Francesco è tornato a condannare la minaccia di una guerra nucleare in riferimento al conflitto russo-ucraino. Bergoglio ha concluso al Colosseo l’annuale incontro interreligioso di preghiera per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, fondata da Andrea Riccardi e presieduta da Marco Impagliazzo. “Quest’anno – ha spiegato il Papa – la nostra preghiera è diventata un ‘grido’, perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali. Siamo nella terza. Purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico”.

Nel suo intervento, arrivato dopo il colloquio di lunedì con Emmanuel Macron e insieme alle parole del Cremlino sulla “positività” del suo impegno per la pace, Francesco è tornato a bollare anche il rischio che il conflitto in Ucraina possa trasformarsi in una guerra santa, in particolare all’interno del cristianesimo con il mondo ortodosso russo: “Le religioni non possono essere utilizzate per la guerra. Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza. Se vedete intorno a voi le guerre, non rassegnatevi! I popoli desiderano la pace”. Bergoglio, inoltre, ha ribadito che “ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Sono convinzioni che scaturiscono dalle lezioni dolorosissime del secolo Ventesimo, e purtroppo anche di questa prima parte del Ventunesimo”. E ha aggiunto: “Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo”.

Il Papa, infine, ha ripreso quanto affermò san Giovanni XXIII nel 1962 per scongiurare la guerra nucleare: “Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze. Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra”. “Sessant’anni dopo – ha concluso Francesco – queste parole suonano di impressionante attualità. Le faccio mie. Non siamo neutrali, ma schierati per la pace. Perciò invochiamo lo ius pacis come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza”.

Da qui, l’appello di pace sottoscritto da tutti i leader religiosi presenti all’incontro: “Con ferma convinzione diciamo: basta con la guerra! Fermiamo ogni conflitto. La guerra porta solo morte e distruzione, è un’avventura senza ritorno nella quale siamo tutti perdenti. Tacciano le armi, si dichiari subito un cessate il fuoco universale. Si attivino presto, prima che sia troppo tardi, negoziati capaci di condurre a soluzioni giuste per una pace stabile e duratura. Si riapra il dialogo per annullare la minaccia delle armi nucleari”. E infine: “Il mondo, la nostra casa comune, è unico e non appartiene a noi, ma alle future generazioni. Pertanto, liberiamolo dall’incubo nucleare. Riapriamo subito un dialogo serio sulla non proliferazione nucleare e sullo smantellamento delle armi atomiche”.

Twitter: @FrancescoGrana

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