Fino all'8 gennaio a Palazzo Reale, con ingresso gratuito, l'esposizione che mette a confronto i calchi di Pietà Vaticana, Pietà Rondanini e Pietà Bandini. Un appuntamento, nato da un'idea di Sergio Risaliti e Barbara Jatta, che ha una forte connotazione didattica ed è completata da un'installazione immersiva
Una mostra impossibile. Realizzabile solo attraverso l’utilizzo dei calchi delle tre Pietà di Michelangelo Buonarroti, la Vaticana di Roma, la Rondanini di Milano e la Bandini di Firenze. Da un’idea di Sergio Risaliti (direttore del Museo Novecento di Firenze) e Barbara Jatta (direttrice dei Musei Vaticani) e dalla sinergia tra questi ultimi e i comuni di Milano e Firenze, la mostra allestita (soprattutto per motivi di spazio) nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano, vuol mettere in condizione il visitatore di apprezzare l’arte e l’inventiva michelangiolesca attraverso il confronto di tre calchi otto-novecenteschi, in ideale continuità con la mostra che con grande successo si è tenuta tra febbraio e agosto al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze.
Nella forma dei loro calchi in gesso, le tre Pietà di Michelangelo giungono a Milano e sono eccezionalmente riunite in uno spettacolare ed emozionante allestimento firmato da Massimo Chimenti fino all’8 gennaio 2023. Tre ampi teli, dispiegati per tutta l’altezza della sala e dal grande impatto visivo, faranno da sfondo alle Pietà amplificandone la forte valenza estetica e il senso religioso evocato dallo scultore in tre diverse fasi della sua vita.
Gli originali furono tutti realizzati a Roma – dove Risaliti spera di poter portare la mostra, quale terza tappa del tour nelle città che tuttora li accolgono – poi ognuno partì per una destinazione diversa. “Come già accaduto a Firenze nei mesi scorsi – dice Risaliti -, la mostra propone la possibilità di effettuare un confronto ravvicinato tra i diversi linguaggi adottati da Michelangelo durante periodi differenti che altrimenti sarebbe impensabile. Così si notano notevoli differenze nel suo lavoro d’artista, che parte da un’idea neoclassica, dovuta alla scoperta dei classici a Roma, per approdare in seguito a un linguaggio anticlassico, più facile, essenziale. Io credo che questa mostra dimostri che in quasi 70 anni di attività Michelangelo racchiuda tutta la storia dell’arte“.
Anche per questo la mostra ha una forte connotazione didattica ed è completata da un’installazione immersiva sia visiva, sia di suoni, che le fa assumere un inaspettato carattere emozionale. Inoltre è stata promossa un’attenta ricerca documentaria e iconografica sulle tre Pietà, finalizzata a creare un racconto visivo in grado di presentare episodi della storia recente che hanno avuto per protagoniste le sculture michelangiolesche: restauri, allestimenti e trasferimenti immortalati da vive testimonianze come scatti e filmati d’epoca, provenienti da importanti archivi e fototeche italiane che hanno collaborato al progetto.
Gli originali
Da giovane Michelangelo realizzò la Pietà Vaticana, scolpendo in tarda maturità le cosiddette Pietà Bandini del Museo di Santa Maria del Fiore di Firenze e la Pietà Rondanini del Castello Sforzesco di Milano. Tali esempi raccontano la sensibilità raggiunta dal genio toscano nel corso della sua lunga vita: dal grandioso lavoro giovanile di impronta classicista, fino alla scultura non finita degli ultimi suoi giorni. Oltre sessant’anni separano la prima Pietà, la Vaticana, dall’ultima, la Rondanini.
A quella vaticana Michelangelo mise mano nel 1498, appena ventenne. Il contratto richiedeva esplicitamente “una Vergine Maria vestita con Cristo morto, nudo in braccio”. La scultura sprigiona una bellezza magniloquente, perfetta, in linea con la prima produzione del Maestro toscano. Rispetto al viso della Madonna ritenuto da alcuni troppo giovane, l’artista si difese, all’epoca, affermando che sono proprio la purezza e la santità a preservare gioventù e bellezza.
Alla produzione giovanile si affianca quella dell’età matura, che vede Michelangelo molto cambiato come uomo e come artista, in crisi al punto di voler abbandonare la scultura, sua ragione di vita fino ad allora. Il sentimento che domina questi lavori è totalmente differente, lo stile diventa meno ridondante in considerazione del destino umano della sofferenza, della morte e della resurrezione.
Quando scolpì la Pietà Bandini, tra il 1547 ed il 1555, Michelangelo Buonarroti era già un uomo anziano che meditava spesso sulla fede, sulla passione di Cristo e sulla sua prossima morte. La storia di questa Pietà è lunga e tormentata. Il marmo, pieno di impurità e troppo duro, non permetteva a Michelangelo di completare l’opera, e condusse l’artista a rompere un arto del Cristo e, successivamente, a prendere a martellate la statua rompendola in più punti. L’ultima Pietà è la Rondanini, ora al Castello Sforzesco. Michelangelo lavorò su questo marmo fino a poco prima di morire.
I calchi
Il calco della Pietà Vaticana fu realizzato nel 1975 all’interno del Laboratorio Calchi e Gessi dei Musei Vaticani da Ulderico Grispigni; l’occasione della sua realizzazione giunse in un momento drammatico per la Pietà ovvero l’atto vandalico del 1972 ai danni della scultura, che resero necessaria la preparazione di un nuovo calco. Il calco della Pietà di Santa Maria del Fiore a Firenze, detta Pietà Bandini, conservato nella collezione della Gipsoteca fiorentina dell’Istituto d’Arte di Porta Romana, risale al 1882 circa e si deve al formatore fiorentino Oronzo Lelli.
Infine il calco della Pietà Rondanini fu commissionato nel 1953 al formatore milanese Cesare Gariboldi, allo scopo di determinare al meglio e in totale sicurezza, durante le prove di allestimento della statua in marmo, l’ubicazione ideale per la scultura, conservata dal 1952 nel Castello Sforzesco. Oggi esposto in mostra dopo una accurata pulitura, è conservato nei depositi del Museo d’Arte Antica.
“Grazie ai tre preziosi calchi, questa mostra spettacolare, allestita in una delle più belle sale della città, potrà raccontare ai visitatori l’evoluzione della sensibilità di Michelangelo lungo tutto l’arco della sua vita – sottolinea Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano – Sarà una grande emozione poter abbracciare con un solo sguardo tutte le tre Pietà, e il confronto, a Milano, potrà essere integrato dalla visita al Museo della Pietà Rondanini al Castello Sforzesco, dove si trova l’originale dell’ultima Pietà, quella a cui il Maestro lavorò fino agli ultimi giorni della sua vita”.
INFO
Le Pietà di Michelangelo | Tre calchi storici per la Sala delle Cariatidi
A cura di | Giovanna Mori, Domenico Piraina e Claudio Salsi
Dove | Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale, Milano
Quando | Fino all’08.01.2023
Orari | Da martedì a domenica 10-19.30. Giovedì orario prolungato: 10-22.30. Chiuso il lunedì.
Biglietti | Ingresso gratuito
Web | www.palazzorealemilano.it