Mentre alla Camera la premier Giorgia Meloni stava pronunciando il discorso che prelude la richiesta della fiducia, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto quando Matteo Salvini era capo del Viminale, ha esordito sul fronte migranti. Il neo-ministro ha emanato una direttiva ai vertici delle Forze di polizia e della Capitaneria di porto perché informino le articolazioni operative che il ministero degli Affari esteri, con note verbali alle due ambasciate degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania), ha rilevato che le condotte delle due navi Ocean Viking e della Humanity 1 attualmente in navigazione nel Mediterraneo non sono “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. In cosa consistono queste violazioni? Nel fatto che le operazioni di soccorso sono state svolte “in piena autonomia e in modo sistematico senza ricevere indicazioni dall’Autorità statale responsabile di quell’area Sar, Libia e Malta, che è stata informata solo a operazioni avvenute”. E anche l’Italia è stata informata “solo a operazioni effettuate”.
Quale che sia la motivazione, la conseguenza pratica è che, sulla base dell’articolo 19 della Convenzione internazionale delle Nazioni unite sul diritto del mare, sarà valutata ai fini dell’adozione da parte del titolare del Viminale, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, la misura del divieto di ingresso nelle acque territoriali. Secca la risposta delle ong: al momento “non abbiamo ricevuto alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane. Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà”, ha commentato Sos Humanity, la ong tedesca che gestisce la nave Humanity One, al momento in acque ad est di Malta con a bordo 180 persone soccorse.
Intanto sono circa 500, con sei diversi barconi, i migranti giunti a Lampedusa dalla scorsa notte e fino a questa mattina. I furgoncini fanno la spola dal molo Favarolo all’hotspot di contrada Imbriacola dove vengono portati i migranti e con mezzi che poi spostano gli ospiti della struttura, quelli presenti già da qualche giorno, verso il porto. Nonostante i quotidiani trasferimenti con il traghetto di linea, nella struttura di primissima accoglienza, al momento, ci sono di nuovo 1.154 persone a fronte di 350 posti disponibili. Per la mattinata la Prefettura ha disposto il trasferimento, con la motonave che giungerà in serata a Porto Empedocle, di 110 migranti. E altri 80 lasceranno l’isola in serata. “Non è semplice fare il sindaco di queste isole. Nelle ultime 72 ore sono successi degli eventi tragici, che mi hanno colpito profondamente. In poco tempo mi sono state consegnate le salme di due bimbi carbonizzati, più altri quattro corpi giunti oggi pomeriggio sulla nostra banchina, ed altre persone risulterebbero disperse in mare – dice il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino- A questo si è aggiunta l’altra tragica notizia di ieri, riguardante un nostro giovane compaesano, che mi ha letteralmente scosso. Sono fatti che lasciano l’amaro in bocca e tanta tristezza. Il mio cordoglio e quello dell’amministrazione comunale va alla famiglia del giovane Pietro, e a tutte le famiglie di quei migranti dei quali non sappiamo nemmeno il nome“.
Si è concluso invece a Pozzallo lo sbarco di 147 migranti dalla nave della Guardia Costiera ‘Aringhieri’. Sono di nazionalità egiziana, siriana, sudanese, pakistana e bengalese sono tutti in discrete condizioni di salute e negativi al Covid. “Saranno tutti ospitati – aggiunge il sindaco del paese marinaro del Ragusano, Roberto Ammatuna – nell’hotspot di Pozzallo. Come al solito tutte le operazioni si sono svolte nel massimo ordine. Un ringraziamento doveroso va alle forze dell’ordine, al personale sanitario, alla Protezione civile, alle organizzazioni umanitarie e naturalmente alla Prefettura di Ragusa che ha coordinato tutte le operazioni di sbarco”. Il sindaco di Pozzallo ritiene “rassicuranti le parole del ministro Piantedosi che – osserva Ammatuna – ha sottolineato che prima di tutto occorre salvare le vite umane in mare e naturalmente non trascurare mai l’approccio umanitario”. Due barconi a rischio al largo della Libia con a bordo complessivamente 1.300 persone. Su una delle imbarcazioni – partite da Tobruk – ci sarebbe anche un morto. La segnalazione arriva da Alarm Phone.
“La nostra intenzione è sempre la stessa. Ma se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione europea che nella terza fase prevista, e mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa. Intendiamo – ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo discorso per la fiducia alla Camera – proporlo in sede europea e attuarlo in accordo con le autorità del Nord Africa, accompagnato dalla creazione sui territori africani di hotspot, gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo e distinguere chi ha diritto ad essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce l’ha”.