Luigi De Domenico ha continuato ad avere rapporti sessuali non protetti contagiando almeno quattro persone. Una, la sua ex compagna, è morta a 45 anni. La sentenza potrebbe essere annullata perché uno dei giurati nel corso del processo avrebbe compiuto 65 anni, l'età massima per ricoprire questa carica
Un vizio di forma potrebbe causare l’annullamento della sentenza che aveva condannato a 22 anni di carcere Luigi De Domenico, ritenuto in primo grado colpevole di omicidio volontario. Secondo la corte di assise di Messina il cinquantasettenne, pur sapendo di essere contagiato dall’Hiv, ha continuato per anni ad avere rapporti sessuali non protetti e ha contagiato almeno quattro donne. Una, la sua ex compagna, è morta a 45 anni. Il verdetto è stato impugnato perché uno dei giurati nel corso del processo avrebbe compiuto 65 anni, l’età massima per ricoprire questa carica. La procura generale ha per questo richiesto l’annullamento della sentenza.
I fatti risalgono al 2017 quando l’ex compagna morì dopo due anni di malattia mai spiegata. Fu la sorella della vittima a scoprire la sieropositività di De Domenico: la catena di contagi, secondo le ricostruzioni, iniziò nel 1991 quando la prima moglie dell’uomo morì per Aids. Poi la ricostruzione: nel corso degli anni De Domenico aveva avuto diversi rapporti, senza che nessuno fosse a conoscenza della sua malattia. Ad aggravare le condizioni della donna, poi morta, fu anche l’incapacità dei medici di individuare per tempo i sintomi dell’Aids.