"Sono qui per affrontare una profonda crisi economica", sono state le prime parole del nuovo primo ministro britannico. Molte conferme tra i ministri del nuovo esecutivo, a partire dal cancelliere dello Scacchiere (ministro dell'Economia), Jeremy Hunt, che ha il merito di aver iniziato già da settimane a demolire le proposte in tema economico e fiscale dell'ex premier. Torna anche Dominic Raab, suo fedelissimo, come vicepremier
Il cambio d’inquilino a Downing Street è cosa fatta. Il 42enne nuovo primo ministro britannico, Rishi Sunak, il primo nella storia di origini indiane e di religione induista, forte dell’incarico ricevuto in mattinata da Re Carlo III, nelle sue prime dichiarazioni pubbliche da premier ha voluto tracciare una linea di discontinuità con chi lo ha preceduto e con quei 45 giorni di governo che hanno rischiato di mettere definitivamente in ginocchio l’economia britannica. Lo ha detto senza mezzi termini: “Sono qui per affrontare una profonda crisi economica“, sottolineando però “gli errori” di chi lo ha preceduto. Errori imputabili in gran parte a Liz Truss, visto che nella sua squadra di governo troveranno posto gran parte dei ministri già presenti durante il mini-mandato precedente.
GLI “ERRORI” DI TRUSS E LE NUOVE POLITICHE – Il nuovo premier ha riconosciuto l’impegno di Truss, spiegando che “le intenzioni” di rilanciare la crescita “erano giuste”, ma che “tuttavia errori ci sono stati” e vanno corretti con “competenza e professionalità” per meritare “la fiducia del Paese”. Ha poi ringraziato Boris Johnson, con il quale ha avuto una sorta di riconciliazione a distanza, per “la sua generosità e i suoi successi” su Brexit e Covid, non senza aggiungere che “il mandato elettorale” della vittoria Tory del 2019 “non appartiene a un individuo”. “Unirò il mio Paese non con le parole ma con le azioni”, ha affermato poi prima di elencare una serie di tematiche chiave della sua agenda, spiegando di volere, tra gli altri, un sistema sanitario nazionale più forte, scuole migliori, strade più sicure, controllo dei confini, tutela dell’ambiente, sostegno alle forze armate. “Comprendo che ho molto lavoro da fare per ricostruire la fiducia dopo quanto è successo. Tutto quello che posso dire è che non sono scoraggiato”. E ha poi lanciato una frecciata contro le politiche economiche promosse da chi lo ha preceduto al 10 di Downing Street: “Il governo che guido non lascerà la prossima generazione, i vostri figli e nipoti, con un debito da saldare che eravamo troppo deboli per pagare noi stessi”.
Una parte del suo intervento è stata dedicata anche alla guerra in Ucraina e alla posizione che la Gran Bretagna dovrà assumere. I toni sono meno radicali di quelli espressi da Boris Johnson e soprattutto da Truss. Sunak ha infatti ribadito il pieno sostegno a Kiev, senza però invocare la sconfitta finale di Vladimir Putin: “La guerra di Putin ha destabilizzato il mercato dell’energia e le forniture in tutte il mondo”, ha premesso aggiungendo poi che “questa terribile guerra deve vedere con successo una sua conclusione“.
LA (NON) NUOVA SQUADRA DI GOVERNO – Il primo giorno di Sunak alla guida dell’esecutivo lancia segnali importanti anche spulciando la lista dei ministri che lo affiancheranno. Pochi i cambiamenti rispetto al mandato di Truss, segno che il problema, la causa degli “errori” commessi va a suo dire ricercata proprio nelle decisioni radicali prese dalla premier dimissionaria. Chi rimane al suo posto, con il merito di aver iniziato già da settimane a demolire le proposte in tema economico e fiscale dell’ex premier, è il cancelliere dello Scacchiere (ministro dell’Economia) Jeremy Hunt, già al lavoro sulla finanziaria d’autunno che lunedì 31 dovrebbe provare a rassicurare i mercati su coperture, tagli alla spesa pubblica e “responsabilità fiscale”.
Torna anche un altro membro importante dell’esecutivo Johnson ma che non aveva trovato spazio con Liz truss. È quello di Dominc Raab che si riprende l’incarico di vicepremier e ministro della Giustizia. Storico sostenitore della Brexit, era stato inizialmente ministro degli Esteri con Johnson. Dopo le dimissioni di BoJo aveva sostenuto in estate Rishi Sunak già nel suo primo tentativo di scalata alla premiership, rimanendogli leale anche quando questi era stato sconfitto da Truss. Negli ultimi giorni era poi tornato in pista a sostegno dell’ex cancelliere, invitando Johnson a rinunciare a entrare in corsa.
Confermato invece James Cleverly come ministro degli Esteri, così come Ben Wallace al ministero della Difesa che conserva l’incarico assunto nel 2019. Mentre ritorna alla guida degli Interni Suella Braverman, falco anti-immigrazione che si era dimessa il 19 ottobre. Nadhim Zahawi ha assunto il ruolo di ministro senza portafoglio, che gli permette di prendere parte al Consiglio dei ministri, ed è diventato il nuovo presidente del Partito Conservatore col compito di riunirlo. Zahawi nel precedente governo era ministro titolare del ducato di Lancaster e sotto Boris Johnson era stato cancelliere dello Scacchiere per qualche mese al fine di gestire l’ordinaria amministrazione fino all’avvento del governo Truss. L’incarico di titolare del ducato di Lancaster è stato invece assegnato a Oliver Dowden, ex presidente dei Tory.
Come anticipato nelle scorse ore, anche la sfidante di Sunak per la guida dei Tories, poi ritiratasi, Penny Mordaunt è stata riconfermata leader dei Comuni dopo aver garantito “pieno sostegno” al nuovo premier.