“Il rischio di un conflitto mondiale resta molto alto”. Se queste parole di Vladimir Putin non dovessero bastare a descrivere il livello di tensione tra la Russia e il blocco alleato dell’Ucraina, Mosca ha svolto oggi una grande esercitazione che comprendeva “un attacco nucleare massiccio” delle sue forze strategiche in risposta a un eventuale “attacco nucleare del nemico”. Una risposta a un’aggressione nucleare, sulla carta, che però mantiene sul tavolo l’opzione atomica che tutte le parti, almeno a parole, dicono di voler assolutamente evitare.
Ad annunciarlo è stato il ministro della Difesa di Mosca, Serghej Shoigu, che parla di un’esercitazione conclusa con successo, dato che “tutti i missili hanno raggiunto i loro obiettivi”, come si legge in un comunicato del Cremlino. Il test ricopre un’importanza strategica, ma anche simbolica, fondamentale. Non a caso ha deciso di prendervi parte anche Putin in persona che aveva manifestato la sua disponibilità a usare “tutti i mezzi disponibili” per respingere gli attacchi contro il territorio russo, con un chiaro riferimento agli arsenali nucleari del Paese. Le esercitazioni hanno riguardato il lancio di prova di un missile balistico intercontinentale terrestre Yars dal sito di lancio settentrionale di Plesetsk e il lancio di un missile balistico intercontinentale Sineva da parte di un sottomarino nucleare russo nel Mare di Barents. I bombardieri strategici Tu-95 hanno anche lanciato missili da crociera come esercitazione.
Quest’ultima esercitazione è forse il punto di tensione più alto della crisi atomica dall’inizio della guerra. Da quando, pochi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, fu lo stesso Putin ad attivare il sistema di deterrenza nucleare al confine con il Paese di Volodymyr Zelensky, portando subito sul tavolo il tema dell’uso di un ordigno nucleare. Mosca ha sempre smentito la volontà di utilizzare armi atomiche in questa guerra, ma non ha mai escluso di poterle usare in risposta a un attacco sul proprio territorio. Poi c’è stato il lancio di missili ipersonici in territorio ucraino, atti puramente dimostrativi che avevano lo scopo di inviare un messaggio soprattutto agli Stati Uniti e a tutti gli altri Paesi che si sono impegnati nel sostegno economico e militare a Kiev. Infine, proprio nel giorno in cui si è svolta l’esercitazione, ancora Putin è tornato a lamentare la presenza di truppe Nato in Europa dell’Est: “I militari americani presenti in Romania rappresentano un pericolo per la Russia”, ha detto. Così, ha dimostrato nuovamente di essere disposto a rispondere con ogni mezzo a sua disposizione.