Da una che si autodefinisce come underdog, la sfavorita, mi sarei aspettato un tantino più di attenzione e di impegno per i tanti underdog che popolano questo Paese. E che, a differenza sua, non ce la fanno proprio a campare.
Sono underdog i 5,6 milioni di persone dichiarate dall’Istat in povertà assoluta. Lo sono anche le tante persone che soprattutto al Sud non riescono a trovare occupazione. E lo sono quelle che il lavoro ce l’hanno, ma è irregolare; oppure, anche se regolare, è limitato a poche ore giornaliere e con salari da fame.
Underdog sono le famiglie che non hanno un reddito sufficiente per accedere a servizi essenziali come gli asili nido o le università. Lo sono i giovani che non riescono ad andare a convivere per carenza di risorse e per l’assenza di prospettive professionali. Lo sono gli anziani con pensioni da fame che non possono permettersi di pagare le rette delle Rsa. E lo sono i loro parenti che devono rinunciare al lavoro perché mancano risorse per pagare badanti e assistenze domiciliari.
Underdog sono le persone che non possono permettersi visite mediche e interventi sanitari privati e che devono attendere mesi o addirittura anni prima che il servizio pubblico possa occuparsi di loro. Sono underdog anche le imprese e le aziende famigliari che rischiano di chiudere bottega per il caro-bollette. Lo sono le micro-attività senza mercato e senza potere, costrette a svolgere la funzione di sub-fornitura a committenti che pensano di chiudere o di trasferirsi in altri Paesi. E le piccole aziende soffocate dalla grande distribuzione.
E a questo esercito di underdog lei, l’underdog che ce l’ha fatta, cosa ha detto di concreto nel suo programma di governo? Poco o nulla. Il suo discorso è stato sì infarcito di parole di circostanza verso tutte le categorie deboli e penalizzate dai mille problemi che angustiano il Paese. Poi però, diradato il fumo della retorica, le proposte avanzate da Meloni non hanno lasciato nessun arrosto.
O meglio: le uniche proposte concrete del suo discorso programmatico sono state quelle per l’abolizione del Reddito di cittadinanza con buona pace dei 4,7 milioni di underdog che grazie a quel reddito, negli ultimi tre anni, hanno potuto almeno sopravvivere.
E poi, certo, c’è l’impegno a prorogare le decisioni del governo Draghi sul “contenimento delle misure a supporto di famiglie e imprese sul versante delle bollette e del carburante”. Un impegno che è servito da giustificazione per “rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio”. Il tutto con i ringraziamenti di coloro che avevano votato Fratelli d’Italia convinti che l’impegno del governo Draghi sul tema dell’energia e del caro-bollette fosse insufficiente. E sicuri che lei, Meloni, fosse “pronta” a cambiare tutto.
Nelle cose garantite da subito invece non manca il tradizionale condono fiscale che, ad ogni cambio di governo, viene riverniciato con nuove definizioni: per la Meloni si chiamerà “tregua” fiscale. Invece, per quanto riguarda l’altra tregua, quella bellica – che, detto per inciso, garantirebbe agli underdog qualche risorsa immediata e reale – tutto tace, rinviato agli ordini dei suoi nuovi padroni d’oltreoceano.
Alla fine del lungo discorso, a parte la vacua solidarietà di circostanza verso chi sta peggio, agli underdog di questo paese non resta che arrangiarsi. In alternativa potrebbero, se ancora non l’hanno fatto, sposare l’ideologia meloniana. Non è difficile farlo: basta convincersi che l’unico modo per i risolvere i problemi sia rimboccarsi le maniche, straparlando di libertà e di libera iniziativa. E convincersi che se non ce la si fa è solo per colpa propria.
Del resto a cos’altro potrà servire il nuovo ministero del Merito se non a dare pagelle di bravura ai più bravi? Ma bravi a far cosa? La verità è che la libertà senza uguaglianza è predominio del più forte. Davvero possiamo ancora illuderci che liberando l’impresa da lacci e lacciuoli e relegando la politica a cavalier servente del libero mercato, la nostra economia possa rifiorire regalando ricchezza, poteri e diritti a tutti?
In conclusione: con il suo discorso alle Camere, Meloni ci ha portato indietro di decenni verso un modello thatcheriano offrendo rassicurazioni in misura direttamente proporzionale al reddito. Le classi ricche e agiate possono vivere tranquille: non sarà certo il governo Meloni quello che intaccherà il loro benessere. Quelle più deboli si arrangino. E si consolino con la solidarietà umana della nostra premier.