L’Inter fa l’impresa. Non è battere il modesto Viktoria Plzen, uno score desolante di soli 3 gol fatti e addirittura 20 subiti nel girone, probabilmente la peggiore squadra di questa Champions. Ma passare il gruppo della morte in scioltezza, addirittura con una giornata d’anticipo, eliminando il Barcellona e tutti i riti apotropaici del suo allenatore Xavi, magari adesso addirittura andarsi a giocare il primo posto in casa del Bayern Monaco con la testa sgombra (dipenderà dal risultato di stasera, ma a questo punto conta poco).
Serviva solo l’ultimo passo. La squadra di Simone Inzaghi lo ha mosso senza tremare, forse giusto un attimo all’inizio (non sarebbe l’Inter, altrimenti) ma in fondo con più compostezza di quanto i tifosi nerazzurri temessero, memori del recente passato. Nessuna paura, nessuna esitazione: 4-0 in casa contro il Viktoria, qualificazione già ipotecata nel primo tempo con le reti di Mkhitaryan e Dzeko, poi sigillata ancora da Dzeko e dal rientro di Lukaku. Praticamente un trionfo.
L’Inter ha rischiato davvero solo una volta, subito al primo minuto, scoperta su un contropiede potenzialmente letale, recuperato da Bastoni. L’entusiasmo c’è, pure troppo. Il nervosismo anche, si nota da qualche errore banale. Ne vien fuori un avvio difficile, più del previsto, complice anche lo schieramento dei cechi che si presentano col classico pullman a San Siro: due linee da 5 e da 4 per provare a negare la vittoria qualificazione all’Inter. Una velleità di forma, più che un’ambizione. Zero tiri in porta fino al 25’, quando l’Inter si procura tre occasioni nella stessa azione, due con Dimarco, l’altra Mkhitaryan, bravissimo il portiere Stanek.
È la dimostrazione che basta giocare una partita normale per battere il Viktoria. Ma questa non è una partita normale. C’è il peso della posta in palio. C’è qualche precedente (Psv, Shakthar) ben impresso nella memoria degli interisti e di questo gruppo. Non stavolta. All’ennesimo sfondamento a sinistra sull’asse Dimarco-Bastoni, tutti marcano Dzeko, persino il portiere sembra così concentrato sul bosniaco da rimanere stupito dal colpo di testa del piccolo Mkhitaryan, che piano piano si infila in porta. Il gol era nell’aria ed è una liberazione. Sbloccato il punteggio, scacciati i fantasmi. Prima dell’intervallo arriva anche il raddoppio con Dzeko, messo in porta da un assist meraviglioso del solito Dimarco, migliore in campo.
Il secondo tempo è quasi un’esibizione. Il Viktoria sembra aver rinunciato anche a quel minimo di resistenza che poteva opporre. L’Inter sfiora ripetutamente il terzo gol, lo trova in surplace ancora con Dzeko, lasciato solo in mezzo all’area. Con la qualificazione blindata, il resto è tempo per i cambi. Alla fine, negli ultimi dieci minuti, anche per il rientro in campo di Lukaku dopo due mesi di infortunio: doveva essere pronto per la partita di stasera, entra e segna il 4-0, ma non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno. La festa è perfetta.
Per la seconda stagione di fila, l’Inter è negli ottavi di finale della Champions. Tra le migliori sedici d’Europa questa squadra ha dimostrato di poterci stare già l’anno scorso, ma soprattutto questo. Il capolavoro è stato il pareggio al Camp Nou, ma in fondo la vittoria così scontata di stasera è una prova di maturità internazionale di una formazione che anche nei momenti migliori dell’era Conte in Europa si era smarrita spesso. Forse, il più grande merito di Simone Inzaghi: significa soldi (vitali, vista la situazione economica societaria), ranking, una diversa caratura. Considerando che la coppa resta comunque un obiettivo proibitivo, adesso tocca recuperare il terreno perso in campionato, l’unico traguardo realistico per questa squadra. Certo, se poi dal sorteggio del 7 novembre dovesse arrivare una buona notizia, tutto cambierebbe. Questa Inter ha un credito con la fortuna. Stavolta se l’è guadagnata.