“La pornografia digitale è un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore”. Lo ha affermato Papa Francesco ricevendo in Vaticano i seminaristi e i sacerdoti che studiano a Roma. “C’è anche un’altra cosa, – ha spiegato Bergoglio – che voi conoscete bene: la pornografia digitale. Lo dico a chiare lettere. Non dirò: ‘Alzi la mano chi ha avuto almeno un’esperienza di questo’, non lo dirò. Ma ognuno di voi pensi se ha avuto l’esperienza o ha avuto la tentazione della pornografia nel digitale. È un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore. Il diavolo entra da lì. E non parlo soltanto della pornografia criminale come quella degli abusi dei bambini, dove tu vedi in vivo casi di abusi: questa è già degenerazione. Ma della pornografia un po’ ‘normale’. Cari fratelli, state attenti a questo. Il cuore puro, quello che riceve Gesù tutti i giorni, non può ricevere queste informazioni pornografiche. Che oggi sono all’ordine del giorno. E se dal tuo telefonino tu puoi cancellare questo, cancellalo, così non avrai la tentazione alla mano. E se non puoi cancellarlo, difenditi bene per non entrare in questo. Vi dico, è una cosa che indebolisce l’anima. Indebolisce l’anima. Il diavolo entra da lì: indebolisce il cuore sacerdotale. Scusatemi se scendo a questi dettagli sulla pornografia, ma c’è una realtà: una realtà che tocca i sacerdoti, i seminaristi, le suore, le anime consacrate. Avete capito? Va bene. Questo è importante”.
Il Papa, pur rivelando di non essere per nulla tecnologico, ha incoraggiato i seminaristi e i sacerdoti ad adoperare i social per evangelizzare: “Credo che queste cose si debbano usare perché è un progresso della scienza, fanno un servizio per poter progredire nella vita. Io non li uso perché sono arrivato tardi, sapete? Quando sono stato ordinato vescovo, 30 anni fa, me ne hanno regalato uno, un telefonino, che era come una scarpa, grande così, no? Io dissi: ‘No, questo non ce la faccio a usarlo’. E alla fine ho detto: ‘Farò una chiamata’. Ho chiamato mia sorella, l’ho salutata, poi l’ho restituito. ‘Regalami un’altra cosa’. Non sono riuscito a usarlo. Perché la mia psicologia non andava o ero pigro, non si sa. L’unica cosa che sono riuscito a usare è una Olivetti con la memoria, di una riga soltanto, che ho comprato quando ero in Germania in un Angebot, 59 marchi, niente. E questa mi ha aiutato, ed è rimasta a Buenos Aires, l’ho usata fino adesso. Non è il mio mondo. Ma voi dovete usarli, dovete usarli solo per questo, come l’aiuto per andare avanti, per comunicare: questo va bene. Ma non posso tralasciare di parlare qui dei pericoli, i pericoli di stare a guardare le notizie di qua, di là, di là e in giro tutta la giornata; o guardare quel programma che mi interessa o quell’altro, perché tu hai tutto alla mano… O mettere questa musica che mi interessa e che non mi lascia lavorare… Bisogna saper usare bene”.
Francesco è anche tornato a criticare “i sacerdoti arrampicatori, che fanno carriera. Credo che si vedono… In Curia no, in Curia non succede! Ma da altre parti succede… Quando stai per fare un cambiamento, lì arrivano, dai, dai, dai… l’arrampicatore. Per favore fermatevi, fermatevi. Perché l’arrampicatore alla fine è un traditore, non è un servitore. Cerca il proprio vantaggio e poi non fa niente per gli altri. Io avevo una nonna a cui piaceva farci ‘catechesi’ normali, era migrante e i migranti, con il tempo, i migranti italiani, venivano in America e facevano la casa e l’educazione dei figli… E la nonna ci insegnava: ‘Nella vita dovete progredire’, cioè subito i mattoni, la terra, la casa, progredire, cioè fare una posizione, una famiglia e ci insegnava questo. Ma state attenti a non confondere il progredire con l’arrampicarsi, perché l’arrampicatore è uno che sale, sale, sale e quando è su fa vedere il… La nonna diceva la parola! Ti fa vedere, lui è così, ti fa vedere quello. L’unica cosa che gli arrampicatori fanno è il ridicolo, fanno il ridicolo. Questo mi ha fatto bene nella vita. Anzi, quando vengono le informazioni per i vescovi, subito le informazioni dei compagni: questo è un arrampicatore, questo sta cercando il posto… State attenti, cioè la comodità e l’arrampicamento, far carriera. Quando ero giovane si usava nello spagnolo e non so se in italiano si usa: questo ha scelto la ‘carriera’ sacerdotale. La carriera di medico, di avvocato… Oggi non si usa più, grazie a Dio, ma l’arrampicatore fa carriera, state attenti, state attenti; e se voi avete un compagno così, aiutatelo a fermarsi, a non arrampicarsi, perché alla fine farà vedere il peggio di se stesso. E l’arrampicatore non è mai soddisfatto”.
Bergoglio, infine, ha voluto ribadire un’indicazione che ritiene molto importante per i pastori: “Ai vescovi dico: i preti sono il primo vostro prossimo, state vicini ai preti. Dico loro: ‘Sento un prete che mi dice: Ho chiamato in episcopio per parlare con il vescovo e la segretaria mi ha detto che questo mese è pieno, forse il prossimo mese…’; penso che questo vescovo sta rovinando i sacerdoti. Vicinanza. Per esempio, l’arcivescovo di Napoli (monsignor Domenico Battaglia, ndr), da poco nominato, cosa ha fatto? Ha dato il numero del telefonino a tutti i preti, i napoletani sono più di mille. ‘Ti molestano?’. ‘No, no, ma quando hanno bisogno mi chiamano, direttamente’. Questa vicinanza vale per il prete con il vescovo e anche per il prete con gli altri. Non so se questo succede qui, ma nella mia Patria succede, che ci sono dei gruppi di preti che sparlano degli altri, e ci sono quelli di destra, quelli di sinistra, quelli di qua e quelli di là… Questo è un veleno. È un veleno, un tarlo che uccide il corpo presbiterale. Unità tra i presbiteri. E se tu non hai i pantaloni per dire le cose in faccia a uno, te la mangi. Ma non vai a toglierti la fame criticando il tuo fratello sacerdote, no. Questo non è da uomini. L’uomo va e dice le cose come stanno. Con carità e con amore. E se non può dirle perché quell’altro è un po’ violento, lo dica al vescovo che è padre di tutti. Ma non dirlo a tutti gli altri. Ci vuole questa vicinanza, per evitare che il corpo sacerdotale finisca male. E il vescovo, sostenerlo a vicenda. Alle volte il vescovo è un po’ ‘maniaco’, ha le sue cose, perché anche i vescovi sono uomini”. E ha concluso: “Per favore, cercate di conoscere il vescovo come papà. E se uno ha la possibilità di dirgli i difetti, lo dica, come al papà. È il padre, non è un nemico né il padrone della ditta”.
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