Colpiti anche il direttore generale e il manager del quotidiano tedesco Bild. Intanto continuano le proteste per la morte di Mahsa Amini: una folla si è radunata sulla tomba della ragazza gridando slogan contro la Repubblica Islamica
Ci sono eurodeputati, media, società, organizzazioni per i diritti umani. Teheran, in risposta alle sanzioni del 17 ottobre approvate per la repressione delle proteste in corso dalla morte di Mahsa Amini e per la fornitura di droni iraniani alla Russia contro l’Ucraina, ha annunciato misure restrittive nei confronti di individui e istituzioni dell’Unione europea. “L’Iran impone sanzioni in risposta al sostegno dell’Unione europea (Ue) ai gruppi terroristi anti iraniani e alle sue provocazioni su violenza e terrorismo che hanno portato alle rivolte in Iran”, si legge nella dichiarazione del ministero degli Esteri, come riporta Irna. “Teheran respinge e condanna fermamente anche le sanzioni illegali dell’Ue del 17 ottobre contro persone e istituzioni iraniane, come chiara interferenza negli affari interni dell’Iran”, aggiunge il comunicato. A essere colpiti dalle sanzioni sono Friends of Free Iran, International Committee in Search of Justice (Isj), Stop the Bomb, Deutsche Welle Persian, Rfi Persian, Licra, e le aziende tedesche Karl Kolb Co. e Rhein Bayern Fahrzeugbau Co. compaiono nella lista dei gruppi sanzionati dalla Repubblica islamica. Tra gli individui sanzionati ci sono anche il capo di Isj Aljo Vidal Quadras, i direttori di Friends of Free Iran Javier Zarazlejos e Milan Azver, i deputati europei Charlier Weimers (conservatori e riformisti, Ecr), Jan Zahradil (Ecr), Helmot Geuking (Ppe) e Hermann Tertsch (Ecr), il parlamentare francese Meyer Habib (Unione dei Democratici e degli Indipendenti, liberale), il sindaco francese Martine Valleton, l’ex sindaco del primo arrondissement di Parigi Jean Francois Legaret, il direttore generale del quotidiano tedesco Bild Johanned Boie e il manager del giornale, Alexandra Wurzbach.
Intanto non si arresta la mobilitazione e la protesta per il caso di Mahsa Amini, la 22enne curda morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto. Molte persone si sono radunate presso il cimitero Aichin di Saqqez, nella provincia del Kurdistan iraniano, per commemorare la giovane sulla sua tomba. Il caso della ragazza ha provocato manifestazioni in tutto il Paese che continuano ancora dopo oltre un mese. La folla si è radunata oggi presso la tomba della giovane, nel 40esimo giorno dalla morte che tradizionalmente in Iran è celebrato come la fine del lutto. “Abbasso il dittatore”, “Kurdestan, la tomba dei fascisti”, “donne, vita, libertà” e “siamo tutti Mahsa, hai lottato e lotteremo anche noi”, sono stati alcuni degli slogan gridati dai dimostranti che si sono recati alla tomba a piedi, dopo minacce da parte del governo di chiudere le strade che portavano al cimitero per evitare manifestazioni di protesta.
(immagine d’archivio)