L’opposizione “convergente” si fa sulle battaglie più che sulle poltrone da dividersi e l’intervento del senatore Scarpinato all’indirizzo della presidente Meloni è un’ottima occasione.
Da più parti è stato auspicato in questi giorni che le minoranze parlamentari sappiano cogliere l’opportunità di diventare un’unica opposizione, laboratorio di una alternativa credibile che possa prepararsi a vincere alle prossime elezioni.
Senz’altro un bell’auspicio, perché niente è moralmente peggiore in una democrazia che gestire (o addirittura apparecchiare) la sconfitta come sicura rendita di posizione per qualche asfittico avanzo di ceto politico, lasciando ad altri l’incombenza del governare. Ma come fare? Trovare accordi per distribuire gli incarichi che spettano tradizionalmente alle minoranze è senz’altro un passo nella direzione giusta, soprattutto se gli accordi premiano persone di qualità, ma è evidentemente del tutto insufficiente: al popolo elettore non interessa. Anzi, può risultare persino urticante.
Scegliere le questioni sulle quali dare una comune lettura è invece molto più appassionante.
Di questioni decisive e dirimenti, che possano stigmatizzare la distanza con chi oggi ha la maggioranza ce n’è un bel po’, tra queste almeno una che mi pare stia nel cuore dell’intervento del senatore Scarpinato.
Provo a tradurlo per come riesco, sperando di non forzare il pensiero di Scarpinato: la nostra Repubblica democratica, fondata sulla/dalla Costituzione anti fascista, è stata ripetutamente aggredita e sabotata da un “grumo” di potere che ha assunto nei decenni articolazioni e forme diverse, ma tutte riconducibili ad un presupposto: l’insofferenza radicale verso l’uguaglianza in dignità di ogni persona e verso il conseguente principio della uguaglianza difronte alla Legge. Un “grumo” di potere illiberale ed anti democratico che non ha avuto problemi ad allearsi con la mafia (volutamente minuscolo).
Un “grumo” di potere che nel valicare il passo tra prima e seconda Repubblica ha trovato una epifania nella fondazione stessa del partito cardine di tutto il centro-destra italiano, cito a questo punto il passaggio: “E quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, mi auguro che tale fermezza sia tenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire serie perplessità al riguardo tenuto conto che il suo governo si regge sui voti di una forza politica che ha tra i suoi soci fondatori un soggetto condannato con sentenza definitiva per collusione mafiosa che mai ha rinnegato il proprio passato, e che grazie al suo rapporto privilegiato con il leader del partito, continua a mantenere tutt’oggi una autorevolezza tale da consentirgli di dettare legge nelle strategie politiche in Sicilia”.
Più chiaro di così!
In tutto ciò che in Parlamento NON è centro destra, esiste una lettura condivisa sul punto? No, è evidente. Anzi la principale forza presente in questo campo ha storicamente preferito sorvolare su questo vizio capitale (come sul “conflitto di interessi” ad esso intimamente collegato), rincorrendo un presunto valore superiore e cioè quello di dare al nostro Paese una democrazia parlamentare più moderna e compiuta e cioè capace di alternanza. Una alternanza all’americana, fondata cioè su due poli, uno conservatore ed uno progressista, che si sarebbero dati battaglia e che avrebbero garantito contemporaneamente stabilità di governo ed effervescenza politica. Inseguendo questo presunto valore superiore, una certa sinistra di aspirazione maggioritaria, pur consapevole dei vizi di origine del campo contrapposto, ha preferito indulgere maliziosamente, scommettendo che in questo modo l’avversario sarebbe stato così indigesto ad una parte di opinione pubblica da spingere per reazione la propria stessa affermazione.
Oggi però che il piano ha rivelato tutto il suo drammatico fallimento, oggi che il principale partito di opposizione deve decidere chi rappresentare e come, per non morire, oggi che all’opposizione sta un nuovo protagonista ineludibile, che ha avuto il merito di portare in Parlamento proprio Scarpinato, oggi credo ci siano le condizioni per ripensare le proprie posizioni e proporre all’Italia un’alternativa sostanziale che tantissimi cittadini per bene vogliono da anni. Prima che sia troppo tardi e la delusione dopo aver preso la forma dell’astensionismo, prenda quella della violenza politica. Di nuovo.