La Francia già nel gennaio 2020 ci aveva messo un bollino: perché i prodotti elettronici tendono a invecchiare troppo facilmente, guarda caso già il giorno dopo la scadenza della garanzia, non si possono più aggiustare. Si chiama obsolescenza programmata: le grandi aziende fanno in modo che dopo un tot di tempo sia tutto da buttare, non riparano, obbligano i consumatori a continui acquisti, con danno all’ambiente e a tutto il resto. Su questo problema la UE non sta facendo molto. Sul tema della tutela dei consumatori sul mercato dei prodotti elettronici sembra che si stia accontentando di bagatelle. Per il momento ha pubblicato una semplice Direttiva, che dal 2024 obbligherà i produttori ad avere un solo cavo per tutti i prodotti e che peraltro da sola riuscirà a far risparmiare 250 milioni ai consumatori.

Questa è l’economia fondata sui consumi e sugli sprechi, basata sulla disinformazione e sulle illusioni dei consumatori, oltre che sull’influenza politica impropria delle grandi multinazionali. Non so quanto varrà il mio caso, ma speriamo che un poco possa servire a chiarire certe dinamiche molto diffuse, subite dai consumatori e quel che è peggio consentite dai governi. Se uno ha acquistato un qualsiasi oggetto elettronico, il buon senso, oltre che l’economicità della cosa, dovrebbe impedire che si rompa troppo facilmente e che i costi delle riparazioni possano essere superiori al valore di mercato dei prodotti stesso, se funzionante. Insomma, sarebbe meglio produrre oggetti riparabili, in modo da dare valore non alle cose, ma al denaro speso per acquistarle.

Croce e delizia della mia vita adulta, acquistai il mio primo Mac, da ignorante dei computer che voleva provare il progresso, agli inizi del 1985, credo per una cifra superiore ai 5 milioni di Lire. Da allora solo Apple, anche nei momenti bui, ma il mio Mac SE del 1985 funziona ancora perfettamente. Non sempre Apple è stata all’altezza della sua fama e delle aspirazioni dei suoi fondatori, non solo di Steve Jobs ma anche di Steve Wozniak. Ma quelli come me sono rimasti fedeli alla Mela, anche quando le cose andavano male e si pensava di vivere di rendita, perché certamente in Italia, il Mac era una battaglia ideologica, una scelta di vita, i beautiful losers contro gli amici del Grande Fratello, così come Ridley Scott aveva sintetizzato nello splendido commercial del 1984.

I prodotti migliori, ma non i più venduti. Le cose sono cambiate e da un po’ si soffre. Con il troppo successo sembra Apple abbia voluto abbandonare la linea (vincente) dei crazy ones, dei misfits, dei rebels, dei troublemakers, per passare dalla parte di quelli ricchi, ma forse un po’ rozzi e certamente inconsapevoli.

Possiedo un meraviglioso Mac Book Pro da 15’’ del 2017, che già sfortunatamente – ma per colpa di Apple – ha dovuto subire la sostituzione di alcune componenti fondamentali, a cominciare dalla scheda logica che è il cuore del pc, della batteria e perfino dello scafo metallico inferiore. Di fatto, è una macchina nuova, che vale ancora quasi tutti i suoi 3.000 euro del costo iniziale. Ma si è guastata. Improvvisamente e ingiustificatamente. Non si accende più. Tuttavia, il display (video) non è rotto, è solo che un pezzettino (guasto) non fa più passare la corrente e quindi non arriva l’impulso. L’ho portata a riparare in un centro ufficiale Apple. Mi hanno fatto sapere, confermato dal customer care di Apple, che la riparazione verrebbe a costare circa 900 euro, perché in questi casi loro sostituiscono l’intero display (che non è rotto). Se perfettamente funzionante Apple oggi considera il valore di questa macchina non più di 800 euro. In altre parole, ti dicono, butta via quel pc del 2017 anche se funziona benissimo e comprane uno nuovo.

Ma c’è un lieto fine. I riparatori bravi ancora esistono e non tutti i consumatori sono ebeti. Così alla fine ho potuto far riparare il mio splendido Mac con meno di 180 euro, perché come già detto, bastava sostituire un pezzettino, non c’era bisogno di cambiare l’intero schermo. Ovviamente non da un riparatore Apple. Ora il mio portatile è tornato a fare il suo mestiere in maniera splendida e lunga vita ai Mac. Ma sarebbe ora che qualcosa cambiasse. Apple faccia pure le politiche commerciali che preferisce, alla peggio ne pagherà le conseguenze. Ma altri dovrebbe fare il suo dovere e stabilire delle regole che tolgano ai consumatori la spiacevole sensazione di essere vittime della furbizia di aziende con il metronomo del guasto e l’obsolescenza programmata, ma ben nascosta, dei loro prodotti.

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