di Massimo Chisari

Il caro bolletta stringe d’assedio una già preoccupante povertà energetica, mentre la sanità pubblica cede terreno a quella privata, la crisi climatica imperversa e lo sviluppo infrastrutturale sorride di rimando alla tutela ambientale. Nascono troppo poche Greta Thunberg, ma nascono troppi “Capitani”, più avvezzi a far demagogia per slogan, che non reale politica.

Si moltiplicano progetti dal forte impatto ambientale e poco utili ad un reale sviluppo territoriale. Sono un esempio, in Lombardia, la Pedemontana – una ferita di cemento che mette a rischio l’esistenza di circa 500 specie oltre che di un intero ecosistema ambientale – e l’autostrada Cremona-Mantova: un progetto in cantiere da oltre 20 anni con zero km realizzati e per il quale Regione ha congelato oltre 100 milioni grazie anche ai fondi del Pnrr.

L’impressione è quella che la politica sia un grande spettacolo a cui il pubblico non sempre sa di assistere. Un teatro dell’assurdo, dove a furia di aspettare Godot si son fermati pure gli orologi svizzeri.

In Lombardia – da vent’anni una regione di centrodestra – si è affermata quella che Tocqueville definiva la “tirannia della maggioranza”, che però non sempre ha ragione. “Spesso – parafrasando il decalogo del buon politico di Don Luigi Sturzo – il no è più utile del sì”. E c’è un gruppo politico, quello del Movimento Cinque Stelle, che sembra averlo capito bene.

In quale solco si inseriscono i politici? C’è chi dice sì al nucleare promettendo una centrale entro 7 anni in caso di vittoria alle Politiche. Ahimè, il centrodestra ha vinto e ora c’è il rischio che Matteo Salvini mantenga la sua promessa. Poi c’è chi dice no, come cantava Vasco Rossi, e lotta per una vera transizione ecologica, a favore della sostenibilità ambientale: il Movimento Cinque Stelle.

Due categorie politiche contrapposte, ma in un certo senso entrambe populiste. Una comoda, la Lega, perché parla di pancia. Una scomoda, il M5s, perché mette sul piatto temi sociali difficili da (voler) affrontare, difficili da (voler) vedere.

Qualcuno dica a Salvini che anziché parlare di nucleare sarebbe più opportuno investire sulla decarbonizzazione dei territori, anche grazie ai fondi del Pnrr. Qualcuno dica a Salvini che anziché parlare di nucleare sarebbe più opportuno affrontare e sviluppare il concetto di Cer (Comunità energetiche rinnovabili). De facto una grande occasione da cogliere, soprattutto in un momento di crisi energetica come quello che stiamo affrontando. Le Cer introducono e garantiscono un diritto fondamentale per ogni cittadino: quello all’energia.

Contestualmente, Nomisma Energia ha calcolato che i rincari legati all’approvvigionamento energetico – oggi ulteriormente aggravati dalla guerra tra Ucraina e Russia – possano incidere sulle famiglie italiane per un +59% per l’energia elettrica e per un +70% per la fornitura di gas. Si prospetta – ha riportato il Fmi (Fondo Monetario Internazionale) – un orizzonte nero, poiché lo shock sull’energia non è di passaggio e il peggio deve ancora venire.

Il quadro che spesso certa politica dipinge è quello in cui non c’è un’etica da seguire: non ci sono né buoni né cattivi, ma solo vinti e vincitori. Chi dovrebbe essere portatore di un’offerta politica nella pratica insegue logiche lobbistiche e percorsi di retorica privi di contenuti.

Oggi, il rincaro energetico è un’ondata inflazionistica che colpirà soprattutto le famiglie a basso reddito, aumentando il disagio economico. Battendosi contro visioni spesso miopi e prevenute, bisognerebbe forse dire più volte no a logiche di partito, agli slogan e alla politica di marketing. Bisognerebbe dire più volte sì a logiche di sostenibilità sociale e ambientale.

Soprattutto servirebbe dare più sì a quella che potrebbe costituire una vera e propria rivoluzione sistemica, laddove il degrado energetico diventa degrado sociale. Bisognerebbe avere il coraggio di rinnovarsi per innovare un sistema premiante, lo sviluppo di Comunità energetiche rinnovabili.

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