La domanda che mi faccio nel titolo di questo post, guardando a quello che è accaduto giovedì sera, temo che abbia già una risposta; è stato esposto al Colosseo uno striscione che inneggia alla ricorrenza del centenario della marcia su Roma con tanto di gigantografia di Benito Mussolini in divisa.

Ahimè sì, il fascismo è ancora vivo e i fascisti vivono in mezzo a noi. Ma perché in Italia c’è ancora chi vorrebbe il ritorno del fascismo? Non sono bastati i 200mila soldati mandati a morire al fronte da Mussolini? O i 50mila civili italiani morti durante i bombardamenti? Dalla seconda guerra mondiale esce un Paese distrutto e dopo 80 anni una forza dichiaratamente post-fascista (nel simbolo del partito Fratelli d’Italia è ancora presente la fiamma e fino al 2017 anche con la sigla Msi (Movimento sociale italiano), il partito fondato da Giorgio Almirante che si richiamava palesemente alla Repubblica sociale italiana) è al governo ed esprime un proprio premier, Giorgia Meloni, che nel Msi è cresciuta, si è formata e che nel 1996 dichiarava che “Mussolini è stato un buon politico”.

Non sto legando le due cose, sono sicuro che ci sarà una pioggia di dichiarazioni degli uomini di governo contro lo sfregio dello striscione con Mussolini. Forse Giorgia Meloni non mente nemmeno quando dice che “non ho mai provato simpatia per i regimi totalitari, compreso il fascismo”: in cuor suo sia il primo governo Mussolini sia la Repubblica sociale italiana non erano fascismo.

In fondo, il primo Mussolini ricevette l’incarico direttamente dal re d’Italia dopo qualche giorno dalla marcia su Roma e la Repubblica sociale italiana nacque, almeno sulla carta, con l’intento di ritornare a quella “socializzazione” cara al primo Mussolini, prima di diventare dittatore, prima di conquistare il potere. Quel potere però Mussolini lo conquistò con la complicità di tutti, del re in primis, degli industriali e anche di una larga fetta della popolazione.

C’è un mito che ci ha fatto tanto male ed è quello del “buon italiano” – per cui noi italiani ci siamo creduti spettatori innocenti trascinati nella guerra da un uomo solo al comando. Questo falso mito ha permeato la nostra cultura popolare e ha portato a rimuovere la sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Abbiamo perso, abbiamo perso tutti, sconfitti sul campo di battaglia e dalla storia.

I tifosi inglesi intonano un coro negli stadi “Abbiamo vinto due guerre mondiali e un mondiale di calcio”, ma loro di mondiali ne hanno vinti pochi, noi possiamo orgogliosamente dire che di mondiali di calcio ne abbiamo vinti quattro. Ma una sola guerra, la seconda, l’abbiamo persa e anche malamente.

Non abbiamo perso il primo tempo e poi pareggiato nel secondo tempo, semplicemente abbiamo combattuto dalla parte sbagliata della storia e abbiamo perso, poi ci siamo arresi ed eroicamente i Partigiani hanno combattuto a fianco delle forze alleate per liberarci definitivamente sia dai fascisti sia dal nostro passato “sbagliato” e ci sono riusciti. Abbiamo fatto della Resistenza una pietra fondativa della nostra Repubblica, ma al Referendum del 10 giugno 1946 ancora molti italiani votarono per la colpevole Monarchia.

Quel passato puoi sbiancarlo come vuoi, ma torna e dopo 100 anni è tornato proprio perché non abbiamo celebrato abbastanza la nostra sconfitta, come giustamente celebriamo il 25 aprile e la Resistenza. Quelle immagini cruente di Mussolini, appeso a testa in giù, avrebbero dovuto trasmetterle più spesso in televisione, con la didascalia “ecco la fine che fa un dittatore”, come abbiamo visto quelle di Saddam Hussein o di Mu’ammar Gheddafi, nascosti in anfratti, ormai soli e uccisi mentre cercavano di fuggire.

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