Mentre dai giovani del Partito democratico si chiede l’azzeramento immediato dei vertici dem dopo il flop elettorale e si invoca la ‘rivoluzione’ al Nazareno, la segreteria uscente si riunisce per la direzione nazionale, dettando i tempi – al contrario – lunghi del prossimo Congresso: “A gennaio avremo l’opportunità di eleborare il nuovo manifesto dei valori e dei principi; immediatamente dopo ci si confronterà tra gli aderenti per votare i candidati perché due di loro vadano alle primarie che ho immaginato per il 12 marzo“, ha anticipato Letta nel suo intervento. E se dal governo invece si dettano le nuove politiche su immigrazione e fisco (tra aumento del tetto al contante e la linea dura del neo ministro Matteo Piantedosi su stop a ong e decreti sicurezza da rievocare) e i sondaggi parlando di sorpasso del M5s sui dem, dai dem al contrario non sembra esserci voglia di accelerare: “Il problema non è fare in fretta, serve un buon Congresso’, taglia corto Luigi Zanda. Mentre il vicesegretario Giuseppe Provenzano spiega: “I giovani ci chiedono di azzerare subito? Il problema non è marzo, da novembre si parte col processo costituente, dove tutti avranno la stessa voce in capitolo, dai Giovani democratici a chi ha chiesto invece a Letta di restare”. E ancora: “Dobbiamo interrogarci sulle cause della sconfitta, tra errori e divisioni del campo progressista, ma il problema è più profondo: l’identità del partito. Capisco allora l’importanza dei leader e dei gruppi dirigenti, ma la discussione è solo partita sui nomi, con poche idee”.

Il rischio, tra silenzi in Aula su reddito di cittadinanza (che il governo ha promesso di cancellare), su salario minimo e non solo, è che il Pd resti stretto in una tenaglia tra M5s da un lato e Azione-Italia Viva dall’altro: “Marzo troppo lontano? Noi dobbiamo discutere subito la nostra iniziativa e costruire l’agenda di opposizione. E dare risposte sull’identità del Pd”; si accoda l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, tra i pochi ad applaudire alla Camera quando il presidente M5s Giuseppe Conte ha attaccato Giorgia Meloni sul tema del reddito. “La Costituente evocata sia seria, deve far arrivare chi non la pensa come noi. Sia un occasione per ridiscuterci, non può essere un modo per spostare pezzi di gruppi dirigente da una parte all’altra”, attacca l’ex ministro dem. E se il sindaco di Firenze Dario Nardella non svela ancora le sue carte sulla possibilità di candidarsi, Provenzano resta convinto che “uno spazio per una vera forza progressista, riformista e radicale” ci sia ancora, ma che il Pd “somigli ancora poco a quello che dice e questo incide sulla nostra credibilità”. E attacca: “Bisogna però partire subito di fronte a una destra che non nasconde la sua faccia, come dimostra la proposta di alzare il tetto del contante a 10mila euro”.

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Pd, il segretario lombardo ha ragione: o nasce qualcosa di completamente diverso o si muore

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