L'ultimo caso nel carcere di Torino, dove un giovane detenuto di origine africana si è tolto la vita intorno alle 8. "È necessario attivare e potenziare le reti di supporto psichiatrico e psicologico per i detenuti", ha ammonito il sindacato Sappe
Un altro suicidio in carcere, il settantaduesimo dall’inizio dell’anno. Un giovane detenuto di origine africana si è tolto la vita intorno alle 8 di questa mattina impiccandosi nella cella del padiglione B, nella sezione “nuovi giunti” del carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Era stato arrestato mercoledì per un furto ed era in attesa dell’udienza di convalida. Gli agenti hanno provato a rianimarlo ma non c’e stato nulla da fare.
A dare notizia di quanto accaduto nel penitenziario piemontese è il segretario generale della Uilpa, Gennarino De Fazio. Il suicidio “sta evidentemente a testimoniare ulteriormente quelle condizioni indegne delle carceri”. De Fazio sottolinea come negli ultimi mesi anche quattro persone all’interno della polizia penitenziaria si siano tolte la vita. “La morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato“, dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe). Il ministro della giustizia Carlo Nordio negli scorsi giorni aveva annunciato che farà alcune visite nelle carceri: “Ci sentiamo di rivolgergli un suggerimento, il ministro non comunichi preventivamente le visite, se possibile, neppure alla sua scorta e si rechi a sorpresa nei penitenziari”, si legge nella nota.
L’ultimo tentativo di suicidio in carcere risale al 21 ottobre, quando a Ferrara un detenuto di 28 anni è stato salvato mentre cercava di impiccarsi. “È necessario attivare e potenziare le reti di supporto psichiatrico e psicologico per i detenuti, senza lasciare soli gli operatori di polizia penitenziaria”, aveva ammonito il Sappe. Il ragazzo era stato da pochi mesi trasferito nella casa circondariale. “È una tragedia umana e sociale”, ha detto il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. “Ogni vita persa durante la custodia dello Stato – spiega il primo cittadino – ci impone una riflessione seria e approfondita sul sistema penitenziario. Da più parti vengono sollevate criticità del carcere, a partire dalla Garante dei detenuti della Città di Torino. Oggi siamo al 72esimo suicidio in cella, una realtà che non possiamo ignorare, che il paese deve affrontare”. Secondo Lo Russo servono strutture migliori, organizzazione degli spazi idonei per una giusta detenzione: “Non esiste giustizia senza un sistema penitenziario rispettoso della certezza della pena che non rinunci alla riabilitazione sociale del detenuto”.