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Brexit, stallo politico in Irlanda del Nord per i veti dei partiti sul protocollo. Londra: “Obbligati a indire nuove elezioni”

Il tempo è scaduto. Dalla mezzanotte di venerdì, l’Irlanda del Nord non ha di fatto un esecutivo e le regole imporrebbero che il paese andasse di nuovo al voto. La formazione del governo dovrebbe essere presieduta dalla condivisione di poteri tra le forze politiche di maggioranza ma gli unionisti hanno boicottato il processo

Il tempo è scaduto. La Brexit ha congelato Stormont (il parlamento dell’Irlanda del Nord), portando le sorti politiche della nazione dallo stallo alla totale incertezza, fino a una nuova tornata elettorale. Sei mesi non sono bastati per formare il nuovo governo di unità nazionale tra i repubblicani indipendentisti dello Sinn Fein e gli unionisti del DUP, dopo la sorprendente scalata dello Sinn Fein che a maggio era riuscito a vincere le elezioni per la prima volta nella storia travagliata e violenta del paese.

Gli accordi di pace del Venerdì Santo impongono infatti che la formazione dell’esecutivo sia presieduta dalla condivisione di poteri tra le forze politiche di maggioranza, ma gli unionisti democratici (DUP), arretrati a secondo partito in campo, hanno boicottato il processo per fare pressioni su Downing street, annunciando che avrebbero disertato le consultazioni con lo Sinn Fein fino a che non avessero ottenuto lo stralcio del protocollo Brexit sugli accordi commerciali tra Londra e Belfast, già siglato da Boris Johnson e dall’Unione Europea.

Un disegno di legge per la modifica di alcune parti del Protocollo che delimita un confine doganale nel Mare d’Irlanda per il controllo delle merci in entrata dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord, è sul tavolo della Camera dei Lord in seconda lettura. Intanto però Liz Truss, la premier che l’ha proposta, si è dimessa e il governo di Londra si trova in una tempesta politica ed economica, sotto gli occhi di Europa e Stati Uniti pronti a cominciare una guerra commerciale con il Regno Unito se la legge, che consentirà a Downing Street di ribaltare unilateralmente gli accordi stretti a Bruxelles, otterrà il consenso di re Carlo III.

Così dalla mezzanotte di venerdì, l’Irlanda del Nord non ha di fatto un esecutivo e le regole imporrebbero che il paese andasse a nuove elezioni. Se solo la politica seguisse un manuale. “Ho limitate opzioni davanti a me, continuerò ad avere colloqui con i partiti che sono contrari ad avere un nuovo voto. Ma hanno sottoscritto gli accordi e dunque per legge ora ho l’obbligo di indire nuove elezioni”, ha detto il ministro all’Irlanda del Nord, Chris Heaton-Har, che però non comunicherà la data (inizialmente prevista per il 15 dicembre) prima della prossima settimana.

Le nuove elezioni dovranno essere indette entro 12 settimane ed il ministro sta prendendo tempo mentre la squadra del neo premier Rishi Sunak cerca di sistemare la questione del Protocollo, tra la frustrazione di un popolo lasciato orfano di ministri che possano risolvere la crisi economica e sociale del paese.

“Abbiamo bisogno di un esecutivo funzionante in Irlanda del Nord, è importante che i lavoratori e le famiglie siano messi a conoscenza di cosa accadrà ora e che sappiano in che modo potranno avere politici che lavorano insieme per sostenerli in questo momento difficile, tra carovita e crisi del sistema sanitario – ha tuonato Michelle O’Neill, leader dello Sinn Fein – Non è accettabile che dopo sei mesi da quando il popolo si è espresso e noi abbiamo avuto il mandato per lavorare insieme al DUP – ha detto ancora O’Neill – gli unionisti continuano a bloccare la formazione dell’esecutivo perché non gli è piaciuto il risultato delle elezioni”.

In Irlanda del Nord dunque la Brexit sta buttando benzina su dinamiche politiche che hanno paralizzato l’Assemblea di Stormont per 4 degli ultimi sei anni, con conseguenze su servizi pubblici, investimenti e posti di lavoro. E molti temono che nuove elezioni potranno solo servire a perpetrare un circolo vizioso.

“Il nostro messaggio al governo è chiaro – ha risposto il leader del DUP Jeffrey Donaldson – Quello che serve è una soluzione per i problemi causati dal Protocollo: dall’accesso alle medicine, all’aumento del costo dei prodotti nei supermercati per via del rincaro dei trasporti, fino alle tariffe cresciute del 25% sui materiali in ferro che rendono più costosa la costruzione di case, scuole, strade ed ospedali”m ha spiegato il leader in una conferenza stampa improvvisata. E, continuando a tenere Stormont in ostaggio, ha aggiunto: “Se però il governo vuole le elezioni noi siamo pronti e combatteremo una campagna elettorale per rinnovare il chiaro mandato che abbiamo avuto dagli elettori, ovvero che fintanto che non ci saranno azioni decise per riportare l’Irlanda del Nord nel mercato interno del Regno Unito e rimuovere i detriti del protocollo, noi non daremo il consenso per la restaurazione dell’esecutivo”.