di Antonio Di Giovanni
A pochi giorni dall’insediamento del nuovo (si fa per dire) governo a trazione Meloni, ci si accorge che il voto degli italiani ha rimesso negli scranni il vecchio esecutivo del 2008, del governo Berlusconi, reo della maggior parte dei disastri italiani.
Un governo peraltro, nato da una coalizione che già nelle prime battute, (vedi la proposta d’innalzamento del denaro contante) scricchiola e anche in maniera piuttosto evidente: il tutto, frutto di alleanze che per come si costruiscono in Italia, non si fondano su valori di eguaglianza, ma solo ed esclusivamente su questione di interessi. Ovvero, vincere sull’avversario nelle percentuali di voto, il resto non conta.
A questo punto però un’analisi va fatta, perché la colpa non può ricadere sempre sui politici, che in fin dei conti fanno il loro mestiere, ovvero quello di convincere i votanti ad ogni elezione: ma c’è un limite a tutto e ogni tanto, bisognerebbe prendersela con gli elettori.
Eh sì, sono proprio i cittadini che in teoria dovrebbero punire l’operato dei politici precedenti dentro la cabina elettorale, quando con quella semplice matita appongono una croce sul simbolo: solo che evidentemente la memoria dei cittadini italiani o almeno in parte, soffre di demenza senile che provoca una ridotta capacità di memoria a breve e lungo termine.
A nulla sono valsi i sentori di un malessere diffuso nella società e a nulla sono valsi i campanelli d’allarme suonati dall’economia e dall’andamento di una crisi oggi peggiorata a causa della guerra Russia/Ucraina, niente di tutto questo, ha evitato di far salire al comando una compagine politica vecchia e già collaudata.
Ci siamo risvegliati dopo le elezioni, come un Paese meno progressista e più conservatore, con idee meno green e più indirizzate verso politiche nucleari ed inceneritrici, come se del futuro dei nostri figli e dei giovani in generale non interessi nulla a nessuno. Insomma una politica che parla ai giovani schierando vecchi dinosauri della politica negli scranni del Parlamento. Complimenti!
Chi è causa del suo mal pianga se stesso verrebbe da dire, ma non è così, perché dentro ognuno di noi alberga la dignità e basterebbe solo rimetterla in moto, scuoterla e fare in modo che nessuno possa più calpestarla.
Sarebbe stato opportuno, invece, scegliere una politica che in prima persona sappia assumersi le responsabilità dei propri fallimenti, compiendo scelte ed elaborando progetti attraverso una gestione attenta e rigorosa: una politica che diriga e serva davvero il Paese, una politica che restituisca alle istituzioni e allo Stato autorevolezza e credibilità nell’ottica di un liberismo moderato che la ponga sempre nella condizione di rimuovere quegli ostacoli che le consentano di perseguire il progresso, al fine di diventare una vera forza progressista.
Il nostro Paese, il nostro elettorato, deve essere messo in grado di comprendere la fase progressista, con atteggiamenti più coerenti, che non siano conditi da dichiarazioni discordanti un giorno si e un giorno pure, altrimenti, non ci meravigliamo se la coerenza della Meloni ha convinto gli italiani.