Una carezza: si può sintetizzare così la multa inflitta alla Red Bull sullo sforamento del budget cap 2020-21: sette milioni di dollari (da risarcire in 30 giorni) e la riduzione del 10% del tempo in galleria del vento e di simulazione Cfd (Fluodinamica computazionale): da 1.400 a 1.260 ore totali. Così ha deciso la Fia nei confronti del team di Milton Keynes che ha scelto il patteggiamento, uscendone meglio del previsto. In totale, sono 1,864 milioni di sterline sforati (l’1,6%), dei 145 milioni di dollari totali permessi nel tetto-spese. Un eccesso considerato come “minore”, perché inferiore al tetto del 5% che avrebbe portato a sanzioni più pesanti. In caso la Red Bull avesse optato per il ricorso contro la Cost Cap Administration, l’organo della Federazione che controlla i conti, e avesse perso, allora la sanzione avrebbe potuto aggravarsi. Sempre nella sua nota, la Fia ha sottolineato come la Red Bull non abbia mai evidenziato “azioni in malafede, disoneste o fraudolente, né abbia mai deliberatamente occultato qualsiasi informazione”. Ecco perché alla scuderia è stato offerto il patteggiamento. Sempre secondo il documento Fia, il team ha presentato un report finanziario di 114.293.000 sterline, con un aggiustamento di 5,607 milioni di sterline che ha fatto sforare di 1,864.000 il limite del budget cap 2021, fissato per tutti a quota 118.036.000 milioni di sterline. Punita anche l’Aston Martin, che però si è beccata solo una multa di 450mila dollari per la violazione procedurale e non di spesa riscontrata.
Budget cap breach results for RedBull in limited wind tunnel and CFD time – from 70% to 63% (70% x 10% penalty = 7% real)
Here is reminder how limits are calculated based on final standing. With 63%, RedBull will have almost twice less time than last Williams#F1 pic.twitter.com/QsITAqZmJO
— F1_charts (@F1_charts) October 28, 2022
Ore in galleria del vento per Red Bull, Ferrari e Mercedes. Avendo già vinto il Mondiale Costruttori, alla Red Bull nel 2023 sarebbe toccato il 70% delle sessioni per i test aerodinamici. Con la sanzione, così, il team di Milton Keynes scenderà al 63%, meno del 75% della Ferrari (1.500 ore), che da seconda classificata in campionato ha più ore in galleria per diritto, e della Mercedes (80%, 1.600 ore), terza finale.
Red Bull, nel 2023 l’auto lotterà comunque per il titolo. Insomma, tutto come ci si aspettava quando nel venerdì di Singapore sono scoppiate le polemiche. La Red Bull ne esce meglio del previsto e la sanzione non toglierà competitività a una macchina che anche nel 2023 partirà davanti a tutti. Horner, in conferenza stampa dal Messico, ha parlato di una penalità che “avrà un impatto nella nostra capacità di esprimerci in pista”. Ma considerando la base della RB18, una macchina perfetta che sfrutta al meglio le caratteristiche sull’effetto-suolo volute nel nuovo regolamento tecnico, appare evidente che anche meno ore potrebbero bastare comunque alla scuderia per progettare una macchina da titolo. Con le rivali che così dovranno inseguire già dall’inverno.
Multa Red Bull apre un precedente pericoloso per il futuro? Seppur Ferrari e Mercedes si siano dette contente che la Fia abbia agito, una sanzione così “lieve” potrebbe aprire un precedente molto pericoloso negli anni a venire. Le altre due scuderie di testa, conosciuta la sanzione della Red Bull, punteranno in futuro a sforare come la loro rivale o non lo faranno? Va anche detto che pur senza la possibilità di sfruttare la galleria del vento, il team anglo-austriaco avrà comunque l’occasione di investire i soldi che rimangono in nuovi ingegneri da mettere al lavoro o nella progettazione di parti dell’auto: nuove sospensioni, nuove ali… Quindi quel che perderanno nello studio dei flussi aprirà a investimenti sullo sviluppo di aggiornamenti utili nel corso della stagione. Quelli che quest’anno hanno portato il gap decisivo nella lotta contro Maranello dal GP d’Ungheria in avanti. Senza contare che la Fia in futuro dovrà essere più veloce nell’emettere le sanzioni perché così chiederanno tutti gli altri team in regola.