Molti piccoli imprenditori si limitano a vivere alla giornata e a fare il proprio lavoro pensando solo al fatturato. Poi nulla più! Nessuna ulteriore analisi di dati che possano fornire un quadro più dettagliato della situazione. Soprattutto la stragrande maggioranza non sa che molto spesso una azienda che produce fatturato non realizza utili (e quindi non crea patrimonio per l’imprenditore) per una cattiva gestione finanziaria. In altri termini brucia cassa.

Da oltre 20 anni i nostri imprenditori non accumulano più ricchezza e la principale (non l’unica) causa della scarsa redditività delle nostre imprese va ricercata proprio nella inefficiente gestione della finanza aziendale. Alla base del dissesto delle piccole imprese c’è l’inosservanza di un principio guida della gestione finanziaria: i piccoli imprenditori fanno debito senza guardare l’attivo dello stato patrimoniale, ma, molto spesso, solo per risolvere problemi del passivo.

In altri termini se prendono soldi in prestito e li investono per comprare un bene produttivo o per realizzare anche un solo euro di fatturato in più, allora stanno mettendo “in leva” la loro capacità di generare ricchezza. Quando invece usano il debito per pagare altri debiti (ad esempio prendono un finanziamento per pagare le tasse o il Tfr dei dipendenti) non stanno facendo altro che spostare il problema finanziario da una posta all’altra del passivo, indebolendo l’azienda e aumentando il costo dell’indebitamento. Non hanno acquistato denaro “produttivo”, hanno semplicemente allungato la loro agonia.

Ma anche qualora con quel finanziamento il piccolo imprenditore acquisti un bene (macchinario, immobile, ecc) e quindi faccia debito per aumentare l’attivo del proprio stato patrimoniale, molto spesso non valuta la propria effettiva capacità di sostenere la spesa per un acquisto che non è in grado di generare reddito.

Quante volte mi sono trovato di fronte ad imprenditori che avevano deciso, ad esempio, di comprare un capannone a prescindere dalla sua effettiva utilità, ma solo per una sorta di “orgoglio”, strumentale per amplificare l’immagine del “bravo” capitano d’impresa. Prima di indebitarsi per acquisti di questo tipo, il piccolo imprenditore dovrebbe seriamente valutare se è disposto a sacrificare una parte del rendimento della propria azienda (il denaro costa) e se il margine operativo può compensare il costo del debito che ne deriva.

La maggior parte dei problemi derivanti dall’indebitamento non sono causati dalle somme complessive da restituire, quanto dal tipo di attivo che viene creato. Gli imprenditori accumulano debiti inutili, che non possono essere in alcun modo fonte di potenziali incrementi degli attivi (e dei ricavi dell’attività). Non è solo un problema di bollette rincarate, i debiti finanziari pregressi si portano dietro una cultura dell’inefficienza.

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Caro energia, il fornaio racconta la sua doppia difficoltà: “Bollette triplicate sia nella mia attività sia a casa. Costretto a rinunciare ai dipendenti”

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