“I rincari quotidiani e mensili fanno tremare la terra sotto i piedi”. Parola di Francesco Pone, che con sua madre gestisce la panetteria Costa in viale Zara a Milano. L’ultima bolletta del negozio è arrivata pochi giorni fa: 4600 euro. Prima degli aumenti i costi si aggiravano intorno ai 1600 euro. E non finisce qui: il caro energia esce dalla panetteria ed entra tra le mura domestiche: “Quando finisce la giornata di lavoro, torni a casa e hai altre bollette. A me ad esempio ne è arrivata una di 300 euro, prima non superavano i 100”. Le utenze triplicano sia in panetteria, sia nella vita privata e la difficoltà diventa doppia: fare progetti per il futuro diventa una chimera. “La sfida è cercare di rimanere aperti con l’attività”, ragiona Francesco. “Non voglio assolutamente arrendermi”, aggiunge la madre Rosy. È un gioco di equilibri: la via più facile sarebbe scaricare gli aumenti causati dal caro bollette sui consumatori, ma alla lunga ci sarebbero conseguenze: “la clientela si gira dall’altro lato e va dalle grandi catene”, spiega la madre.
La panetteria Costa – tengono a sottolineare i proprietari – è a conduzione famigliare e si basa anche sul rapporto con i dipendenti. “Penso a loro e mi fa male”, rivela Rosy, che è stata costretta a scegliere tra pagare le bollette o gli stipendi. “Non mi riconosco in decisioni come tagliare il personale”, specifica. Gli aumenti dei costi dell’energia, però, non hanno lasciato margine di scelta: “Prima eravamo in quattro in questa cucina”, dice Francesco. Anche l’organizzazione del lavoro si è dovuta adattare: negli scorsi mesi si poteva contare su due forni, ora “vincoliamo la produzione a uno solo”. L’energia non è però l’unica voce del bilancio che negli ultimi mesi ha colpito le panetterie. “La normale farina 00 la pagavamo 43 centesimi al quintale, oggi 80”, racconta Francesco, che spiega come il prezzo del grano si sia da qualche tempo stabilizzato. Gli effetti degli incrementi delle materie prime degli scorsi mesi, però, devono ancora essere assorbiti. “Sembrava fantascienza, ogni settimana c’erano aumenti. Ci sono stati due mesi in cui gli incrementi non si fermavano”.
Tra i dolci che le panetterie sfornano, uno necessita di una preparazione estremamente energivora: il panettone. “Il rischio è questo inverno non si producano”, taglia corto Francesco. I forni devono stare accesi più di dieci ore di seguito per cuocere il lievito madre che la tradizione artigianale richiede. Così da simbolo del Natale il panettone potrebbe diventare simbolo della crisi dei panettieri: “È in gioco l’interno settore, è una catena che rischia di spezzarsi”. Per questo la richiesta al governo è “di mettersi una mano sulla coscienza”, dice Francesco e “di pensare a noi piccoli imprenditori che stiamo facendo grandi sacrifici”, aggiunge Rosy. “Io sono ottimista per il futuro: più in basso di così non si può andare”, conclude il figlio.