Trovare un aggettivo per Max Verstappen è impossibile. Capace ancora una volta di raggiungere il limite senza mai eccedere con la sua auto, e di impedire a Lewis Hamilton quella che poteva essere l’unica vittoria di quest’anno. È salito mesto l’inglese sul podio di Città del Messico nella domenica notte italiana, conscio che forse dovrà dire addio al record di unico pilota in F1 ad aver vinto almeno un GP in tutte le stagioni della carriera: dai quattro successi nell’anno di esordio con la McLaren, il 2007, fino agli otto dell’anno scorso sulla Mercedes. Quest’anno ci ha provato seriamente solo ad Austin e lo scorso weekend, ma solo la bravura di un pilota come Verstappen, alla guida della macchina più forte di tutte, ha fatto sì che ciò non accadesse.

Verstappen nella storia: pilota con più successi in stagione – Anche negli ultimi due appuntamenti di Interlagos e Abu Dhabi, due piste dove il motore conta molto, il fresco campione del Mondo della scuderia anglo-austriaca, colpita a inizioweekend dalla sanzione Fia sul budget cap, partirà con i con favori del pronostico. Se un ottimo Hamilton si è dovuto così accontentare del secondo posto — dopo una grandissima partenza al via – dando il benservito al compagno George Russell, per lui Verstappen può tranquillamente rappresentare “l’avversario da incubo”. Quello che tra tantissime polemiche gli ha rubato l’ottava corona all’ultimo giro di Abu Dhabi lo scorso anno, lo stesso che potrebbe lasciarlo all’asciutto nel 2022 e che invece ha stabilito un record assoluto tutto suo: il pilota con maggiori successi in stagione. L’olandese è arrivato a 14, superando i 13 trionfi di Michael Schumacher nel 2004 (con la Ferrari) e di Sebastian Vettel (che raggiunse il tedesco nel 2013 con la Red Bull). Un numero impressionante che potrà ancor di più arrotondare nelle ultime gare.

Ferrari, la speranza è che sia un caso isolato – Per la Ferrari, invece, un passo indietro importante. L’auspicio è che Maranello reagisca subito dopo la prova opaca di Città del Messico. Le previsioni della vigilia che davano la F1-75 come potenziale candidata alla vittoria per l’altitudine del capoluogo messicano (2.200 metri), non hanno trovato fondamento. Il che lascia perplessi, dato che a Zeltweg, con altura di 700 metri, la rossa di Leclerc aveva dominato il weekend davanti alla Red Bull di Verstappen. In Austria il monegasco si era preso l’ultima vittoria di stagione. Domenica no, la sua auto (sesta finale) e quella di Sainz (quinta), in assetto più carico per generare quella downforce in più tolta dall’altitudine, ha corso una gara a sé, dietro alle quattro vetture di Red Bull e Mercedes. Vetture che hanno faticato molto a curvare. E poi c’è l’incognita del nuovo motore montato a Leclerc prima di Austin, con qualche problema evidente da risolvere al turbo. La speranza è che sia un caso isolato, anche perché tempo per tornare indietro non ce n’è più. E Mattia Binotto ha fatto sapere che a Interlagos verrà inserita probabilmente una nuova power unit anche a Sainz.

Applausi anche per Pérez e Daniel Ricciardo – Ultime menzioni vanno fatte a Sergio Pérez e Daniel Ricciardo. Il messicano dà tutto di fronte ai tifosi di casa e chiude sul gradino più basso del podio. Sportivo al massimo quando c’è stato da difendere Lewis Hamilton, proteggendolo dai fischi ricevuti dai suoi tifosi assiepati sulle tribune dello stadio, durante le interviste post-gara. Il pilota Red Bull ha subito alzato in aria il dito indice, scuotendolo in segno di evidente disapprovazione. Bravo, così come Daniel Ricciardo. Votato Driver of the Day per il 7° posto mantenuto nonostante la penalità di 10 secondi subita per il contatto con l’AlphaTauri di Yuki Tsunoda (poi fuori dalla corsa). Finalmente una gara da pilota del talento che fu in Red Bull, per una classe che non vedevamo dalla vittoria di Monza lo scorso anno. Pronto a fare la riserva di lusso nel 2023 — oltre alla Mercedes si parla anche di Red Bull — in attesa che si liberi un posto nel 2024.

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