E’ vero che manca circa un mese alla consueta apertura di stagione per il week-end dell’Immacolata, ma lo stato delle nostre montagne e in generale l’allarme siccità non lasciano grandi margini di manovra. Il tema ormai sul tappeto è come far sopravvivere la montagna alla monocoltura dello sci. E non è possibile continuare a lasciare che gli enti locali possano spendere soldi per competizioni agonistiche a rischio cancellazione (come è già successo a Cervinia) e peggio ancora a pensare di stanziare milioni di euro in ristori per impiantisti e albergatori beffati dal cambiamento climatico e dal costo folle dell’energia, così come si continua con grande incoscienza e sprezzo del denaro pubblico a tenere in piedi le Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
Il dato incontrovertibile non viene dai soliti odiosi ‘ski-haters’, ma dai modelli che elabora un supercomputer, tra i primi 50 più potenti del mondo, coadiuvato da più di duecento tra ingegneri, informatici e meteorologi: parliamo dell’European Center Medium Weather Forecast, cioè il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, più noto con la sigla ECMWF come il modello, considerato nel mondo il più accurato, che hanno messo a punto per prevedere il clima.
In questo momento, il ‘cervellone’ e i suoi addetti parlano di ‘anticiclone africano’ prevalente anche sulle Alpi, come se fossimo ancora in piena estate a novembre, ovvero nel mese in cui dovrebbe cominciare a nevicare e fino a ieri, generalmente, grazie a temperature in discesa che oggi sono un ricordo, si potevano preparare gran parte delle piste nei principali comprensori con dosi massicce di neve artificiale. Nel 2022 tutto questo non sarà possibile – ma è solo l’inizio di un trend che storicamente andrà peggiorando – e a dircelo sono i dati una ‘organizzazione intergovernativa indipendente’, l’ECMWF appunto, con sede a Reading in Gran Bretagna, che è stata costituita nel 1975 da 20 stati membri europei e altri 14 paesi associati, e vede l’Italia in prima fila, anche tra i principali contributori.
Ora è vero che con il nuovo governo di Giorgia Meloni ‘la pacchia è finita’, s’immagina anche per l’ECMWF. Già, l’Italia può finalmente battere i pugni sul tavolo, come con la BCE per il taglio dei tassi, e minacciare pure i meteorologi per far riformulare le previsioni: ma il risultato, qualora anche si raggiungesse, sarebbe ridicolo. Ripensare una monocoltura turistica alpina che ha già fatto troppi danni, è il compito che spetta alla nostra nuova ministro del Turismo Daniela Santanché, che peraltro è troppo furba per pensare d’insabbiare un problema del genere sotto le spiagge del ‘suo’ Twiga briatoresco.
Si possono raccogliere spunti di un certo interesse se si guarda bene dentro al modello dell’Alto Adige-Sudtirolo, che di turismo e di sci ha campato benissimo finora ma da anni sta cercando di non schiacciarsi su questa monocoltura e sulla sola stagione invernale. Uno dei più risultati più ammirevoli, che va in direzione opposta al prevalente modello di grand hotel sempre più lussuosi e giganteschi che devasta i territori, è l’esperienza racchiusa sotto il marchio di qualità Gallo Rosso.
Operativo da fine anni Novanta per promuovere e favorire l’attività di ospitalità degli agricoltori in Alto Adige, riunisce ormai 1.600 agriturismi, perlopiù a ricettività ridotta. Promosso da Südtiroler Bauernbund, la Coldiretti locale, e alimentato anche da un sistema di finanziamenti generoso della Provincia Autonoma di Bolzano, Gallo Rosso ha avuto lo scopo principale di sostenere i contadini dei masi nello sviluppo di altri introiti, non solo legati alla ricettività turistica, da affiancare all’agricoltura. Funziona come si vede nel perfetto portale turistico gallorosso.it, che racconta tanto anche delle bellezze artistiche e naturali del territorio, oltre che dell’offerta.
La classificazione dei masi è organizzata in fiori, da 1 a 5, invece che nelle tradizionali stelle alberghiere: più alto è il numero dei fiori, più la struttura può vantare un livello d’accoglienza notevole. Tenete presente, per esempio, che a 4 fiori, può capitarvi di vedere, come al Maso Kraidlhof nelle incantevoli colline sopra Cortaccia, case accoglienti arredate come gli alberghi più chic e pure una spettacolare bio-piscina a sfioro, modello ecologico con acque di ricircolo e filtri naturali.
Lo scopo statutario di Gallo Rosso è avvicinare gli ospiti allo stile di vita degli agricoltori altoatesini e i momenti più autentici della vacanza sono proprio quelli in cui si entra in contatto con i contadini del maso e ci si fa raccontare del loro lavoro. In sostanza, si sceglie il maso invece dell’hotel per vivere una vacanza diversa, in mezzo agli animali e alle attività agricole, dove non ci si sente numeri che passano seppur riveriti da hostess e camerieri. Sempre seguendo standard qualitativi elevati e criteri severi, l’Associazione Gallo Rosso sostiene poi il lavoro di oltre cento masi che si dedicano alla ristorazione contadina (Masi con Gusto), all’artigianato autentico (Artigianato contadino) e di un’ottantina di aziende agricole che si dedicano anche alla produzione di prodotti gastronomici genuini (Sapori del maso) e in generale di alta qualità. Capita anche l’associazione dei Coltivatori organizzi veri e propri mercatini per i piccoli agricoltori, come per la Festa del Ringraziamento a Bolzano, e le eccellenze bio sono quasi tutte con il marchio Gallo Rosso.
Se considerate che si unisce all’ampliamento delle iniziative culturali (di cui abbiamo già parlato diffusamente), questa sana differenziazione dell’offerta ricettiva è quel che l’Alto Adige suggerisce come modello da seguire in tutto l’arco alpino, per evitare che la crisi dello sci si traduca in nuovi spopolamenti delle nostre montagne. E laddove le Regioni non ci sentono proprio da certe orecchie – pensate che la Lombardia di Fontana stanzia due milioni di euro all’anno per il teatro (pari a 0,2 centesimi di euro per abitante), a fronte, per dire, dei dieci milioni del Comune di Milano – ecco che è il Ministero del Turismo a dover cominciare a intervenire, a organizzare altri dieci galli rossi, a sollecitare le istituzioni locali alpine. E’ un’occasione unica, senatrice Santanché.