La giovane studentessa ha ripercorso quanto accaduto in un'intervista rilasciata a Repubblica. A denunciare il fatto, venerdì, è stato il direttore generale del Policlinico, Fabrizio d'Alba, dopo il racconto della tirocinante
“Mi ha attirata dentro la stanza con la scusa di dover fare una flebo” e dopo è tornato a lavorare “come se nulla fosse successo“. Così la tirocinante 20enne, che ha raccontato di essere stata violentata al policlinico Umberto I da un infermiere mentre faceva il turno di notte previsto dal suo piano di studi ha ripercorso in una intervista a Repubblica la notte tra mercoledì e giovedì.
La vittima, assistita dall’avvocata Carla Corsetti del Foro di Frosinone, conosceva il suo aggressore: “Non era solo un futuro collega più esperto, era stato indicato come mio tutore durante la pratica universitaria – racconta nell’intervista – Durante ogni turno stavo accanto a lui per imparare, facevo quello che mi diceva”.
Il racconto della giovane studentessa parte da mercoledì quando è andata a lavorare “per fare il turno di notte”. Il piano di studi della Facoltà di Infermieristica prevede 180 ore di tirocinio “suddivise in sei cicli da 30 ore” e “quello era l’ultimo giorno di pratica del corso”, racconta al quotidiano romano. Poi il fatto. “Stavamo facendo un giro pazienti” quando “verso le 23.30”, secondo il racconto della tirocinante, l’infermiere ha chiesto alla studentessa di seguirlo per “cambiare la flebo a un paziente”. “Mi ha portata in una stanza piuttosto piccola, isolata rispetto al resto del reparto” di Urologia, racconta ancora la 20enne, sottolineando che si trattava di un’ala che era stata chiusa per lavori e che “non avevo mai visto”. “Quando siamo entrati – dice ancora – non c’era nessun paziente. Non ho avuto tempo di fare nulla, mi ha dato una spinta, si è chiuso la porta alle spalle, ha girato a chiave e poi mi è saltato addosso”.
Inutili le urla che nessuno avrebbe sentito. Dopo la violenza la 20enne ha cercato una scusa per allontanarsi. “Io ero disperata, mi sentivo male. Non voleva che chiamassi i soccorsi – dice ancora a Repubblica – Allora gli ho detto che sarei tornata e sono scappata”.
Corsa da un amico che stava facendo tirocinio in un altro reparto, la studentessa è stata subito accompagnata al pronto soccorso: “Ho avvisato per telefono mia madre che è arrivata con Carla, che è il mio avvocato ma prima di tutto una cara amica di famiglia”. I medici hanno attivato “il percorso rosa”.
L’aggressore, intanto, non era scappato. “Da quello che so io la polizia lo ha trovato in reparto, stava lavorando come se nulla fosse successo“. La richiesta della giovane, ora, è quella che i magistrati facciano “in fretta”: “Una cosa del genere non deve succedere più a nessuna donna”.
A denunciare il fatto, venerdì, è stato il direttore generale del Policlinico Umberto I di Roma, Fabrizio d’Alba. Il direttore ha depositato denuncia di querela dopo il racconto della giovane studentessa. Immediata la sospensione dal servizio dell’infermiere di 55 anni, accusato di violenza aggravata. L’uomo, dopo essere stato ascoltato dalle forze dell’ordine è stato rilasciato. Ora l’inchiesta dovrà ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto.