Da alcuni giorni è in vigore a Milano l’area B. Si tratta di una zona a traffico limitato di grandi dimensioni che caratterizza il perimetro centrale del capoluogo lombardo. L’obiettivo è quello di vietare l’ingresso ai veicoli più inquinanti per ridurre le emissioni e migliorare l’aria che respirano i milanesi. Si tratta di un’area monitorata da telecamere, attiva dal lunedì al venerdì, eccezion fatta per le festività, dalle 7,30 alle 19,30.

Il provvedimento di area B del Comune di Milano ha provocato un dibattito che va dall’irritazione dei Sindaci dell’hinterland milanese (spesso strumentale) i cui cittadini sono i più colpiti dagli effetti delle restrizioni, alla protesta dei pendolari che, privati dell’auto a causa delle limitazioni, non trovano un’adeguata alternativa nel mezzo pubblico a causa dell’assenza di un capillare servizio di trasporto pubblico locale (Tpl) metropolitano.

Mentre si stanno introducendo alcuni correttivi proposti dal Pd metropolitano per rendere meno iniquo il provvedimento come il rinnovo della proroga d’ingresso a chi è in attesa di un’automobile nuova, non multare chi entra solo per lasciare l’auto in un parcheggio di interscambio e la concessione di un maggior numero di ingressi in Area B ai cittadini che hanno un reddito Isee basso. Si tratta di “deroghe” molto meno impattanti sull’ambiente di quella che il sindaco fa per i 700 autobus di Atm euro 3 e 4 che circolano ancora a Milano, in particolare nell’hinterland.

Va ricordato che a Milano il 55% della mobilità viene soddisfatta con i mezzi pubblici, nell’hinterland si riduce al 13-14%. Era prevedibile che i divieti di circolazione da Area B provocassero disagi fuori da Milano e una disparità e iniquità di trattamento. Oltre ai pochi mezzi, anche le tariffe non sono integrate da sconti comunali come a Milano. L’area metropolitana di Milano è gestita a trazione meneghina, senza una programmazione su vasta area. Prima di far entrare in vigore l’area B si doveva mettere in moto un’azione di coordinamento e potenziamento dei servizi e poi puntare ad un miglioramento dell’aria a Milano avviata con area C.

Anche l’Agenzia metropolitana della mobilità è a trazione milanese: basti pensare che si spendono per il Tpl 600 euro a testa per i cittadini milanesi, contro 375 euro spesi per quelli dell’area metropolitana. Continua ad abdicare al suo ruolo, non rappresentando centinaia di Comuni, abbandonandoli alla sola via della protesta perdente. La visione municipale di Giuseppe Sala prevale su quella di Sindaco metropolitano. Basti ricordare che, in ogni angolo d’Europa, i 12 km di binari in piena area urbana e metropolitana della Limbiate-Milano sarebbero pienamente sfruttati. Invece la tranvia è stata chiusa il 1° ottobre scorso senza che il Comune di Milano battesse un colpo.

La crisi dei trasporti metropolitani affonda le sue radici anche in una riforma lombarda dei trasporti del 2012 che ha creato Agenzie della mobilità prive di poteri che subiscono le ingerenze delle grandi aziende di trasporto e dei grandi Comuni. È così che la Regione a trazione leghista nella sua massima inefficacia, nonostante un’alta spesa pubblica, lascia andare alla deriva i trasporti pubblici su gomma, quasi a volerli trascinare nel tunnel consociativo e clientelare con cui la Regione Lombardia gestisce malamente da più di un decennio Trenord.

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