L'Autorità per l'energia comunicherà nei prossimi giorni la variazione valida per i consumatori in regime di maggior tutela. Il nuovo metodo di aggiornamento prevede che i prezzi della materia prima siano comunicati mensilmente ed ex post, calcolandoli sulla base delle quotazioni sul Punto di scambio virtuale italiano e non del Ttf di Amsterdam. Che nel mese di ottobre sono scese
Nei prossimi giorni l’Autorità per l’energia comunicherà con effetto retroattivo il prezzo del gas per il mese di ottobre per i 7 milioni di consumatori ancora in regime di maggior tutela. E’ la prima applicazione del nuovo metodo di aggiornamento dei costi della materia prima annunciata in estate, che prevede oltre all’aggiustamento ex post anche il passaggio ad adeguamenti mensili invece che trimestrali. Il risultato per una volta dovrebbe essere positivo: dopo gli aumenti dei mesi scorsi si attende infatti un inedito calo. Merito della discesa delle quotazioni sul mercato europeo Ttf e sul Punto di scambio virtuale italiano, a cui ora vengono ancorate le decisioni dell’Arera. Un trend legato sia alle temperature – che in gran parte del Continente sono ben superiori alla media del periodo – sia al rallentamento dell’attività economica, preludio a una probabile recessione. I consumi sono calati e i prezzi, complici gli stoccaggi già pieni, li hanno seguiti.
I prezzi sul Ttf di Amsterdam, che in agosto avevano superato i 330 euro al Megawattora, la scorsa settimana sono scesi sotto i 100 e ora si sono assestati intorno ai 125. Sul Mercato del giorno prima italiano, nuovo riferimento per i calcoli Arera, la media è scesa dai 150,2 euro al Megawattora dell’ultima settimana di settembre ai 36,3 dell’ultima settimana di ottobre. La media del mese è poco sopra i 50 euro. Meno di un terzo rispetto ai valori indicati all’inizio di ottobre dall’autorità agli operatori per consentire loro di quantificare l’acconto per i consumi del mese: alla componente gas era stato infatti assegnato un valore di 1,96 euro al metro cubo e 183,4 al Megawattora con un rincaro del 70% rispetto al trimestre precedente (quando grazie agli aiuti del governo gli aumenti erano stati sterilizzati). Alla luce del reale andamento dei prezzi, le tariffe definitive che verranno comunicate a breve da Arera saranno molto inferiori. I venditori che abbiano già fatturato l’acconto dovranno, dopo il ricalcolo, pagare agli utenti un conguaglio.
La notizia è decisamente positiva anche per il nuovo governo, che in legge di Bilancio dovrà decidere se e in che misura rifinanziare tutte le misure anti rincari varate a partire dalla fine del 2021: dall‘azzeramento degli oneri generali di sistema alla riduzione al 5% dell’Iva sul gas, a cui si sono poi aggiunti i costosissimi crediti di imposta per l’acquisto di energia da parte delle imprese. Nel frattempo a novembre è atteso un nuovo vertice europeo che – fuori tempo massimo – dovrebbe tirare le fila sul tetto al prezzo “dinamico”, gli acquisti comuni e il limite ai ricavi dei produttori di energia da rinnovabili.
Riduzioni dei costi dovrebbero arrivare anche per l’elettricità: come è noto i prezzi dell’energia elettrica si formano sulla base del prezzo di produzione marginale e sono dunque legati a doppio filo a quelli del gas, nonostante le tante proposte di “disaccoppiamento” degli ultimi mesi. In questo caso per vedere un risparmio bisognerà però aspettare la fine dell’anno e sperare che il quadro non torni a peggiorare. Infatti gli aggiornamenti restano trimestrali e l’ultimo, annunciato il 29 settembre con un aumento del 59% del prezzo di riferimento, si applica fino a dicembre.
Il tutto vale appunto solo per gli utenti in maggior tutela, regime che in base alla normativa attuale si esaurirà per quanto riguarda il gas il prossimo gennaio. Chi invece ha aderito a un’offerta sul mercato libero – ormai la maggior parte dei consumatori – si è spesso salvato dai rincari dei mesi scorsi grazie al prezzo bloccato, che però ha una durata predefinita. Al termine del periodo di blocco, l’operatore può modificarlo al rialzo. Una tutela teoricamente robusta era stata fornita dal governo Draghi che la scorsa estate ha vietato la modifica unilaterale delle condizioni di fornitura fino al 30 aprile 2023. Ma diverse aziende hanno tentato di aggirare il divieto: nei giorni scorsi ha dovuto intervenire l’Antitrust.