A Maranello probabilmente vivono realtà dissociate. E’ quanto emerge nel leggere ed ascoltare le dichiarazioni rilasciate prima e dopo il GP del Messico da alcuni personaggi Ferrari.
Da una parte il team Principal Mattia Binotto, più preoccupato dal fronte del budget cap non rispettato dalla Red Bull che dalle prestazioni della sua Ferrari; dall’altra Carlos Sainz che, dopo aver rimediato un distacco di ben 58 secondi da Verstappen, dice testualmente: “Le sensazioni in macchina questo weekend sono state positive”. Cosa c’era di positivo in una macchina che non funzionava su nessun tipo di mescola Pirelli? Forse aver concluso la gara davanti al suo compagno di squadra lo rende soddisfatto e non importa se poi sei lontanissimo dalle Red Bull e anche – ed è la seconda volta – dietro alle Mercedes.
Certamente raccontare che le sensazioni erano buone e attaccare ancora una volta la Red Bull sul mancato rispetto del “tetto di spesa” 2021 è funzionale a quella strategia che tende a smussare le critiche che si potrebbero ricevere. Si vuole forse illudere l’appassionato che la Ferrari non ha vinto perché gli avversari – parole di Binotto – sono “illegali” dimenticando che lo erano, semmai, nel 2021 e non erano certo loro a lottare per il titolo ad Abu Dhabi all’ultima curva. Si quantificano i milioni in decimi di secondo, si critica la Federazione sull’applicazione di pene – secondo loro – troppo leggere, ci si indigna quando la stampa non è favorevole, si evitano microfoni scomodi, ma un’auto critica mai!
Eppure a tornare ancora sul discorso budget cap non è Toto Wolff che ha perso un mondiale nel 2021 contro la Red Bull e che è alle prese con una macchina che ad inizio stagione era a dir poco fallimentare. No, a lamentarsi è Mattia Binotto e ad essere soddisfatto e Carlo Sainz.
Chiudo permettendomi di dire, come se non mi fossi permesso già molto, “povero” Charles Leclerc.