L'appello dell'associazione arriva a 20 anni esatti dal crollo della scuola in cui morirono 27 bambini. "Molti dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza dedicati gli interventi riguardanti la messa in sicurezza, la costruzione di nidi, infanzia, palestre e mense, rischiano di andare persi a causa di ritardi che il più delle volte sono causati da rallentamenti burocratici"
“Molti dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza dedicati gli interventi riguardanti la messa in sicurezza, la costruzione di nidi, infanzia, palestre e mense, rischiano di andare persi a causa di ritardi che il più delle volte sono causati da rallentamenti burocratici negli apparati centrali e difficoltà tecniche in quelli periferici. Bisogna correre ai ripari per evitare un effetto domino sulle scadenze successive, dagli effetti inimmaginabili”. A lanciare questo appello al neo ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, è Cittadinanzattiva.
L’associazione che, tra le altre cose si occupa anche di scuola, ha scelto di suonare il campanello d’allarme in un giorno non a caso: “Proprio oggi sono vent’anni dal crollo della scuola “Iovine” di San Giuliano di Puglia, e da allora molto è stato fatto per migliorare l’edilizia pubblica del nostro Paese ma molto resta da fare, come ogni anno mostriamo con i dati del nostro Rapporto sulla sicurezza delle scuole”, spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale del settore istruzione.
La preoccupazione maggiore è per i soldi messi sul piatto nel Pnrr per la scuola: rispetto alla scadenza del 31 dicembre – a detta dell’associazione – molti progetti sono in ritardo. Ma non solo. Secondo Bizzarri i fondi del Pnrr non bastano. Gli episodi di crollo negli edifici scolastici non accennano a fermarsi: dall’inizio delle lezioni ad oggi, Cittadinanzattiva ne ha censiti già quindici – di cui il più preoccupante ha riguardato l’aula dell’Università di Cagliari – che testimoniano la necessità di incrementare i sopralluoghi preventivi da parte di Comuni, Province, Città Metropolitane, di prevedere fondi ad hoc sia per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che per indagini diagnostiche di soffitti, controsoffitti, solai: “Per fare ciò – sottolinea Bizzarri – occorrono risorse aggiuntive che gli enti locali possano destinare a queste azioni. Per questo ci rivolgiamo al Governo e al nuovo ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara perché si impegni da subito nel proseguire gli interventi di edilizia scolastica già previsti, nell’intervenire e rimuovere le cause dei ritardi e nel programmare nuovi provvedimenti urgenti”.
I dati sono sotto gli occhi anche del nuovo inquilino di viale Trastevere: sono oltre 17.000 gli edifici scolastici, sul totale di 40.293 scuole del nostro Paese, situati in zona 1 e zona 2 ossia a medio ed elevato rischio sismico e 4 milioni e 300.000 i bambini e i ragazzi che risiedono in queste zone. Eppure gli edifici migliorati e adeguati sismicamente sono soltanto il 2% mentre quelli progettati secondo la normativa antisismica sono 2.740, ossia il 7%.
Intanto, il prossimo 22 novembre migliaia di scuole in Italia celebreranno la ventesima Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole sia per ricordare le troppe giovani vittime causate da scuole non sicure sia per aumentare la conoscenza rispetto ai rischi presenti nelle aule e sul territorio (terremoto e alluvione in primis) e mettere in atto comportamenti e procedure salvavita atti a prevenirli e fronteggiarli. “Sarebbe un bel segnale – conclude Bizzarri – se, in occasione della Giornata, il ministro non solo ricordasse le vittime della scuola ma convocasse l’Osservatorio nazionale dell’Edilizia scolastica per fare il punto sullo stato attuale, ascoltare gli attori coinvolti, indicare le linee programmatiche. Il modo migliore per onorare le piccole vittime di San Giuliano è quello di impegnarsi ancora di più in base al proprio ruolo, alla propria competenza e responsabilità a fare di più e meglio per asili nidi, edifici scolastici ed universitari, affinché mai più nessun genitore debba piangere il proprio figlio, la propria figlia perché stava esercitando il suo diritto a studiare”.