“Il settore della discografia italiana va completamente rivoluzionato, serve una riforma di settore che comprenda tanti temi, compresi il ‘Festival di Sanremo’ o i talent show. Parliamo di grandi interessi economici, che non sono mai stati tenuti insieme da uno sguardo che sia capace di salvaguardare la bellezza della musica, così come avviene per l’arte o per il paesaggio ambientale. Dobbiamo valorizzare questo potenziale, se lo facessimo saremmo il Paese più ricco del mondo!”. A dirlo è Marco Castoldi in arte Morgan, che, intervistato dall’Adnkronos, commenta così l’annuncio del neosottosegretario al ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi, a proposito di un dipartimento ‘ad hoc’ per la musica da creare all’interno del Mic e da affidare proprio a lui. L’eclettico artista si dice quindi “pronto a mettere tutto il mio impegno per riunificare tanti temi che riguardano la musica, ma che al momento risultano sfilacciati e tenuti separati, ristabilendo una competenza e un ruolo istituzionali, anche per salvaguardare quel prodotto culturale che è la canzone, sia popolare o d’autore”.
Quindi un commento ai recenti fatti del rave party di Modena e ai conseguenti provvedimenti adottati dal governo Meloni nel primo Consiglio dei ministri tenutosi ieri, 31 ottobre: “Ci sono aspetti torbidi e contorti nei rave party: ma il punto non è vietarli, arrestare i partecipanti e metterli in carcere; semmai, bisogna far sì che non siano attraenti per i giovani, proponendo idee alternative migliori”, spiega Morgan. “Le proposte, ovviamente, non devono essere noiose ma attraenti e audaci, con musica altrettanto interessante, per una forma di ‘concorrenza’ ai rave party che, fra l’altro, si svolgono anche in condizioni igieniche spesso molto precarie, talora quasi discariche”, osserva Morgan. Ma, prosegue, “prima di vietare i rave party, occorre conoscerli, vanno studiati bene i modi e i luoghi in cui si organizzano, cosa propongono, il livello della musica ascoltata; e offrire alternative migliori. Ad esempio, bisogna anche rendere più viva la nostra realtà quotidiana, che non si riduce soltanto al giorno ma comprende anche la notte, che non va spenta ma tenuta accesa. Smettiamola con gli orari imposti, perché la notte fa parte della vita e la musica, come il pane, si fa proprio di notte…”, sottolinea Morgan.
E incalza: “La musica è cultura; e la canzone, come forma della musica, è la forma d’arte più diffusa al mondo in assoluto, la più importante perché presente ovunque nel mondo moderno: è praticamente il nostro nutrimento quotidiano, equivale al ruolo che ha il pane per il nostro corpo fisico, è il nutrimento per la mente e per l’anima. Però è una forma musicale che non è neanche stata ‘formalizzata’ in modo accademico, lasciata sempre nelle mani del mercato: come se non avesse dignità culturale, che invece ha. Il potere di questa forma d’arte è enorme ma finora è stato trascurato”. Per questo, prosegue, “la cultura deve prendere in mano le sorti e la potenzialità di questa forma musicale che è la canzone, nei suoi tanti generi; e in tal senso è giusto che si crei nel ministero della Cultura un dipartimento dedicato alla musica, che non deve essere solo appannaggio dello spettacolo e del mercato. La musica deve avere una sua ‘casa’ e il Mic deve assumersene la responsabilità, per gestirla a livello sociale evitando le strumentalizzazioni a fini economici e discografici. Discografia di cui, tra l’altro, l’Italia rappresenta come produttori l’ottavo mercato mondiale”, conclude Marco Castoldi.