“I rave party sono un’emergenza nazionale da richiedere addirittura un reato ad hoc punito col carcere fino a sei anni e con una dicitura così generica in cui si può far entrare di tutto? I rave party sono eventi abbastanza eccezionali e sono già normati. Mi sembra una roba un po’ ridicola, un po’ preoccupante e anche un po’ demagogica”. Così a “Otto e mezzo” (La7) il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta la stretta del governo Meloni sui rave party con norme penali durissime.
Travaglio aggiunge: “Il raduno di Predappio? Il nero delle camicie nere merita tolleranza, il nero dei fondi neri pure. Noi abbiamo delle leggi che vietano l’apologia del fascismo. Nel momento in cui si adotta la linea dura su raduni dove si ipotizza che si commettano reati, bisognerebbe adottare la linea dura anche sui raduni di segno opposto, nei quali sicuramente qualcosa di illegale c’era. È un po’ la stessa cosa che si è verificata quando Salvini era ministro dell’Interno. Quando i palazzi venivano occupati abusivamente da Casapound, nessuno sgombero – continua – Quando invece venivano occupati dai centri sociali, si gridava allo scandalo. Bisognerebbe mettersi d’accordo. A Roma c’è un palazzo pubblico occupato da anni da noti neofascisti. Virginia Raggi ha provato sotto vari governi a farlo sgomberare. Se questi allora hanno la linea dura nel sangue, la tirino fuori anche per questi signori e li mandino via, visto che quello è un palazzo che va restituito all’uso pubblico”.
Il direttore del Fatto, infine, commenta le nomine dei sottosegretari: “Berlusconi ha piazzato il suo avvocato (Francesco Paolo Sisto, ndr) come sottosegretario alla Giustizia, dove peraltro bivaccava ai tempi del governo Draghi, ma all’epoca era un migliore. Domani tutti si accorgeranno del conflitto d’interessi. Abbiamo poi Valentini, un berlusconiano doc- prosegue- che va a occuparsi del Mise, cioè di televisioni. Barachini, fino a poco tempo fa presidente della Commissione Vigilanza Rai, va all’Editoria. C’è una signora condannata in appello a un anno e 7 mesi per peculato e va a fare il sottosegretario all’Università. Si chiama Augusta Montaruli ed è molto legata alla Meloni”.
E conclude: “Torna Durigon come sottosegretario, dopo che si era dimesso un anno fa a seguito di una campagna del Fatto. Aveva proposto di togliere il nome di Falcone e di Borsellino dal parco pubblico di Latina per intitolarlo a Mussolini. Non Benito, ma il fratello Arnaldo, che era pure corrotto. Ma poi che ci fa la Borgonzoni alla Cultura? È una che non sa nemmeno con quali regioni confina l’Emilia Romagna. Secondo lei, infatti, confina con l’Umbria e il Trentino Alto Adige. Questa cosa è preoccupante, soprattutto da parte di chi parla di merito”.