Può la musica pop dare voce alle crepe e alle ombre dell’anima che solitamente si cerca di nascondere? La risposta per Romina Falconi è sì. La cantautrice pubblica venerdì 28 ottobre il nuovo singolo Lupo Mannaro accompagnato dal secondo volume del Rottocalco, il metalibro che sviscera i temi della canzone con il contributo di psicologi, antropologi e scrittori. Dopo aver parlato di tradimento e vendetta ne La suora, questa volta Romina affronta la positività tossica e la sindrome dell’impostore. Si tratta del secondo tassello che andrà a comporre Rottincuore, terzo album di inediti in uscita nel 2023 annunciato come una galleria di peccatori e di sbagliati. A FQMagazine l’artista e socia, con Immanuel Casto, della factory creativa Freak & Chic, racconta il faticoso ma gratificante viaggio che l’ha portata a “partorire” questa nuova creatura pronta a farsi sentire nelle notti di luna piena.
Hai definito Lupo Mannaro come la tua bambina. Come mai?<
È una delle sfide più difficili da affrontare, perché descrivo cose complicate come la sindrome dell’impostore, della quale soffro. Questa canzone è più autobiografica delle altre. Rottincuore sarà una galleria di peccatori, ma nel caso di questo peccatore ‘sono proprio colpevole vostro onore’. E allora ti senti nudo in chiesa.
Nel descrivere il brano hai parlato del “grande spettacolo del vuoto”. A che cosa ti riferisci?
Nessuno parla mai del vuoto, come se averlo fosse un’onta. Io l’ho vissuto mille volte. Raccontarlo è difficilissimo, ma con le mie “zoccole dure” (così definisce, goliardicamente, i fan, ndr) posso permettermi di farlo perché mi hanno scelto e hanno sposato la mia causa. Il vuoto è la conseguenza di qualcosa su cui devi lavorare, una forma di campanello d’allarme che è importante non rinnegare.
Nell’era dello streaming in cui le canzoni vengono fruite e dimenticate in tempi record, tu sembri voler dare loro un più ampio respiro cercando strade alternative
Mi ferisce a morte l’idea che uno lavori 3 anni a un disco e con la musica liquida un album diventi vecchio dopo un mese. Le regole sono queste, ma è bello anche cercare di inventarsi qualcosa per far vivere di più le proprie creature, perché saranno loro a restare quando non ci saremo più. Poi mi sono accorta che in 3 minuti non puoi descrivere un’ombra.
Ed ecco che entra in gioco il Rottocalco
Volevo immortalare il momento di dolore supremo, dove non c’è una morale, perché a una persona che si sente crepata avoja a dire ‘ma sì, passerà’. Siccome siamo in un momento storico in cui tutti tengono tantissimo a dire la loro, a essere moralmente superiori, quando presenti un’opera devi essere educativo, ma chi ca**o sono? La Montessori che te devo educà? Le canzoni che a me fanno morire sono quelle dove una persona si mette a nudo e non te ne frega niente se ha ragione o no, e allora perché io devo dire ‘viva la pace nel mondo?’. Ecco quella roba lì a me fa veramente venire il latte alle ovaie. Non ce la faccio.
Quanto sforzo c’è dietro un progetto come il Rottocalco?
Io non ho più una vita, mi è costato molta fatica ma mi sta dando soddisfazione tanto quanto le canzoni. Curare dopo un brano il tema che ha portato a scrivere quel pezzo è stato un percorso bellissimo. La gente vede sempre l’opera finale, ma il viaggio, quando scrivi, è molto più interessante.
Com’è stato questo viaggio?
Mi è piaciuto scambiare il giorno con la notte, andavo a dormire alle 5 e alle 8 del mattino, senza sveglia, aprivo gli occhi perché avevo paura di non dire abbastanza. Questi argomenti sono quelli che combatto da tutta la vita o a cui soccombo, quindi ho sofferto molto di più rispetto al primo volume.
Nel 2023 uscirà l’album Rottincuore, che promette di ribaltare i dogmi del pop italiano. Che cosa non ti piace della musica di oggi?
Potremmo migliorare tante cose, in alcuni casi escludere le regole, perché se sei indipendente hai il dovere di osare. Allo stesso tempo mi auguro che il pop italiano continui così, perché ci sarà altrettanta gente folle come noi, indipendente, che proverà a fare il proprio corso. Quando sei di nicchia hai la libertà di dire quello che vuoi. All’inizio ci soffrivo, adesso è il mio più grande vanto perché la sto allargando raccontando le mie magagne. Un domani vorrò ritrovarmi al centro anziani e, sia che abbia fallito sia che abbia vinto facendo questo lavoro, spero sarà chiaro chi ero, perché non reggerei l’idea di perdere e di non essere stata nemmeno me stessa.
Accanto a te in questo album come autore c’è Roberto Casalino, che ha firmato hit – tra gli altri – per Marco Mengoni e Giusy Ferreri. Come vi siete conosciuti?
Tramite un amico comune. Ci siamo incontrati e quando ha ascoltato le canzoni gli sono piaciute molto, ha apprezzato l’idea della galleria di peccatori e ha sposato la causa. Roberto ama tanto entrare nel mio mondo ed è una delle persone più talentuose che abbia conosciuto in vita mia. A volte mi sorprende per come riesce a capirmi da due minuti di “provinaccio”.
Tra i tuoi fan c’è anche Tiziano Ferro. Ha ascoltato qualcosa di Rottincuore?
Gli ho fatto ascoltare alcune cose e si è molto divertito. La cosa bella è che è una persona con la quale puoi confrontarti. Dal giorno in cui mi ha fatto quell’endorsement (qualche anno fa Tiziano condivise sui social un brano di Romina commentando: “Genio”, ndr) mi piace rivolgermi a lui se ho qualche dubbio. I primi tempi mi diceva ‘scrivimi quando vuoi’, ma io mi son fatta viva dopo 3 mesi perché avevo sempre il terrore.
A breve tornerai in tour con Immanuel Casto?
Il mio Al Bano! Sì sono felicissima. Nel 2014 avevamo già fatto un tour insieme che ci aveva divertiti tanto sia sopra che sotto il palco. Noi siamo soci: eravamo difficilissimi da maneggiare e abbiamo deciso di creare questa società, Freak & Chic, perché se aspettavamo che arrivasse qualcuno sul cavallo bianco a salvarci, ciao! All’inizio tutti ci guardavano strano, perché essere multitasking 6 anni fa era da sfigati. Adesso ci guardano quasi con rispetto e interesse.
Anni fa si parlava di un vostro brano presentato alle selezioni di Sanremo. Avete definitivamente accantonato quell’idea?
No, ma non ci abbiamo provato quest’anno. Prima o poi sarà figo farlo. Il personaggio di Immanuel Casto nel mondo mainstream è ancora molto controverso, sebbene ultimamente un sacco di persone comincino a rispettarlo perché lo stanno capendo. Sicuramente ci proveremo, adesso sarebbe ancora presto.
L’Italia non è pronta, come si suol dire…
Non è pronta, ma quasi, perché dopo il Covid sono crollate sicurezze a chi le aveva, invece noi ci stiamo allargando. Più sei te stesso e più vieni premiato in questo periodo. Campassi anche solo un’altra settimana, saprei di non aver mai negato di essere come sono o cercato di vendere un’immagine migliore di me, anzi faccio vedere il peggio.