Le scuse del ministro degli Interni, il mea culpa del capo della polizia e i tabulati delle 11 chiamate d’emergenza arrivate ore prima del massacro e ignorate dalle forze dell’ordine hanno tracciato lo scenario di una strage annunciata, quella che si è consumata ad Halloween a Itaewon, il distretto della movida di Seul, e che invece poteva essere evitata, salvando la vita di 156 giovanissimi.
Come ricostruito dall’agenzia Ansa, erano le 18.34 di sabato scorso quando una telefonata al 112, il numero d’emergenza della polizia sudcoreana, già segnalava l’estrema pericolosità del vicolo vicino all’Hotel Hamilton di Itaewon, sollecitando l’intervento degli agenti. Era quindi stata denunciata con largo anticipo la criticità dell’abnorme afflusso di gente e la calca che si andava formando: “In quel vicolo (di 40 metri, con una strozzatura di 3,2 metri, trasformatosi poi nella trappola mortale, ndr), la gente che va su e giù sembra molto precaria. Le persone non possono scendere e gli altri continuano a essere spinti verso l’alto, sembra che la gente possa restare schiacciata da un momento all’altro. Sono appena uscito, c’è così tanta folla, penso sia necessario il controllo della polizia“. L’ultima richiesta d’aiuto, delle 22.11, pochi minuti prima dell’inizio della strage, diceva: “Penso che resterò schiacciato, c’è panico”. Per 11 volte l’operatore aveva rassicurato sull’arrivo immediato della polizia, giunta invece in massa solo a disastro avvenuto.
Il ministro dell’Interno e della Sicurezza, Lee Sang-min, ha chiesto perdono per la tragedia: “In qualità di ministro delle autorità competenti, porgo le mie umili scuse alle persone per l’incidente“, ha detto in una sessione parlamentare. Ma è toccato al capo della polizia nazionale Yoon Hee-keun farsi carico della piena responsabilità, in una conferenza stampa al mattino e nell’audizione parlamentare del pomeriggio. “È stato confermato che c’erano più segnalazioni d’emergenza al 112 che lanciavano l’allarme per la gravità della situazione sulla scena subito prima dell’incidente”, ha detto Yoon, aggiungendo con tono burocratico che “si ritiene che la risposta sul campo rispetto alla gestione delle chiamate d’emergenza sia stata insufficiente”. I tabulati e le trascrizioni delle 11 telefonate sono stati messi a disposizione dei parlamentari, finendo poi ai media.
Per la prima festa di Halloween post-pandemia si stima che circa 100.000 persone avessero raggiunto Itaewon, ma non trattandosi di un evento ufficiale con un organizzatore designato, né la polizia né le autorità locali avevano in carico la gestione della folla. La polizia ha riferito lunedì che 137 agenti erano stati schierati a Itaewon, meno dei 200 inizialmente indicati, con altri 6.500 impegnati invece a una protesta a Seul alla quale avevano partecipato circa 25.000 persone, secondo i media locali. Le autorità distrettuali non hanno dispiegato pattuglie di sicurezza con un’incredibile spiegazione: Halloween era “una ricorrenza” piuttosto che “un festival”, che avrebbe al contrario richiesto un piano ufficiale di controllo della folla.